GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: L’angelo blu – Andrea Locatelli

Benvenuti nel blog del Gruppo Albatros! Oggi abbiamo il piacere di ospitare Andrea Locatelli, autore del romanzo “L’angelo blu”. Questa avvincente storia ci porta a conoscere Stefania, una donna di successo il cui cinismo e altezzosità definiscono il suo rapporto con Giovanni Brambilla, suo marito. Giovanni, incapace di gestire gli affari di famiglia, si rifugia nel gioco d’azzardo, trasformando un semplice passatempo in un problema grave. In questo scenario complicato, emerge Beatrice, figlia della coppia, che con la sua assennatezza e sensibilità cerca di tenere unite le sorti di tutti. Il loro destino cambierà radicalmente grazie all’incontro con un misterioso uomo dalla maglia azzurra con un’aquila stilizzata. Nel frattempo, le indagini dell’ispettore Garrini contro la ‘ndrangheta aggiungono tensione e pericolo al racconto. Con un mix di sovrannaturale, romanticismo e poliziesco, “L’angelo blu” promette di tenere i lettori con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. Passiamo ora alle domande per il nostro autore, Andrea Locatelli.

Il personaggio di Stefania è molto complesso e ricco di sfaccettature. Cosa ti ha ispirato nella creazione di questo personaggio e come sei riuscito a bilanciare i suoi lati positivi e negativi?

Come ho già spiegato in altre circostanze, il libro non è frutto di un lavoro articolato, un foglio dove scrivere un’idea cercando di creare una storia accattivante. L’ho scritto in due mesi senza pensarci, un compito in classe dal titolo “scrivi qualcosa di positivo”. Non sapendo cosa fare per non prendere un’insufficienza sul diario ho semplicemente iniziato a scrivere un piccolo sogno che facevo per addormentarmi, una storia inventata che arrivava massimo al secondo capitolo, poi fortunatamente la mente stanca di creare decideva di riposare e io avevo ottenuto quello che volevo, dormire. Tutto è uscito con una velocità disarmante che non so spiegare. Due mesi dopo ho finito “l’angelo nero”, dopo altri due “l’angelo rosso”, poi “l’albero delle foglie” e adesso “la radice del male”, Il filo conduttore di tutti i romanzi sono Stefania, Beatrice e l’ispettore Garrini, la storia che continua perché, se finisse io tornerei a non dormire. Stefania è nata così, era solo una donna che salvavo da un sequestro nel sogno, il furgone bianco che aspettava la sua uscita dalla villa per rapirla, un personaggio famoso e io l’eroe di turno perché in fondo chi non vorrebbe esserlo? Ho iniziato a descriverla e mi è piaciuta subito l’idea di una doppia personalità, due caratteristiche contrapposte, quella uscita prepotente per sopperire ad un bisogno e quella nascosta ma che era la base della sua anima.  

Giovanni Brambilla rappresenta una figura fragile e problematica. Quali aspetti del suo carattere hai voluto evidenziare maggiormente e perché?

Una donna così forte non può avere al suo fianco un uomo con le stesse caratteristiche, sarebbe una gioia per gli avvocati divorzisti. Giovanni mi ha fatto fin da subito compassione, del resto gli eroi hanno simpatia per i deboli, se non ci fossero, loro non esisterebbero. Lui in realtà è una vittima, il suo lato fragile e la consapevolezza di non essere all’altezza di suo padre, gli ha fatto emergere la parte cattiva, quella che ognuno di noi ha dentro. Per i fortunati è solo una minima parte e rimarrà sommersa nella palude della bontà, man mano che la percentuale cresce può accadere che ogni tanto ne esca un po’ sulla terraferma, la ragione viene contaminata e per Giovanni è stato così. Succede a tanti, il mondo è diventato troppo competitivo e non tutti hanno il dono di madre natura per affrontarlo. Le aspettative di chi dovrebbe solo limitarsi a volerti bene possono fare gravi danni. Posso essere la conseguenza di una battuta in ritirata, umiliati dalla paura di combattere, la depressione la via di fuga pronta ad accoglierti. Per altri invece può diventare aggressività, insoddisfazione, rabbia, e questi sentimenti non portano mai a niente di buono come nel caso di Giovanni.

Beatrice sembra essere il punto di equilibrio nella storia, nonostante la giovane età. Come hai sviluppato il suo ruolo e quale messaggio hai voluto trasmettere attraverso di lei?

Mi piaceva l’idea di un miracolo, una mia esigenza interiore. Tutti li vorrebbero ed è strano quando la richiesta arriva da atei non credenti. Una cosa comune nel linguaggio universale che non è l’inglese, ma l’esigenza che accada qualcosa di meraviglioso, di inaspettato, un barlume di luce quando la candela della vita si sta spegnendo. Per farlo accadere serviva una storia, ma specialmente un’anima pura da salvare; questa è Beatrice e il miracolo non salva solo lei, ma diventa protagonista nel cambiamento di Stefania, nel fare rinascere l’amore quando ormai sembrava perduto. Lo ritroviamo anche sotto forma di un passero che salva la vita all’ispettore sconfiggendo il male che si stava impossessando di Giovanni. È il miracolo il centro del libro, la speranza che non dovrebbe mai abbandonare nessuno e che si è appropriata di Beatrice per testimoniare che a volte succede.

L’uomo con la maglia azzurra rappresenta un elemento sovrannaturale nel romanzo. Come si inserisce questo personaggio nella trama e quale significato simbolico porta con sé?

Ho sempre creduto negli angeli e saranno loro a decidere quando potrò raggiungerli, quando toccherà a me. Forse sarà solo per un ultimo saluto, non ho la presunzione di avere già un posto in paradiso, ma sono fermamente convinto che saranno loro ad indicarmi la mia destinazione. Credo nel soprannaturale e i miei angeli sono le persone care che mi hanno voluto veramente bene e che non ci sono più su questa terra. In una storia dove accade un miracolo non poteva non esserci un angelo. Quasi tutti ne abbiamo almeno uno e se fossimo più attenti ai segnali che ci danno, avremo la consapevolezza che non siamo soli.

Le indagini dell’ispettore Garrini aggiungono un elemento poliziesco alla storia. Come hai gestito l’intreccio tra la lotta alla ‘ndrangheta e le vicende personali dei protagonisti?

L’ispettore Garrini è la realizzazione di una mia passione, quella verso il corpo di polizia. Perché non inserirla in un romanzo dandogli un corpo e un nome? Il resto è venuto da sé, non poteva essere qualcosa al di fuori della trama del libro, doveva essere lui l’angelo vero sulla terra, quello che si prendeva cura di Stefania e Beatrice, quello che proseguirà nel suo compito anche nei successivi romanzi. La ndrangheta è oggi, domani sarà la camorra, la lotta tra il bene e il male e Garrini potrà sconfiggerla solo con l’aiuto di qualcosa che non è terreno e questa è una mia preghiera.

Grazie mille, Andrea, per averci dato uno sguardo approfondito nel mondo di “L’angelo blu”. Il tuo romanzo promette di essere una lettura appassionante e ricca di colpi di scena. Invitiamo tutti i nostri lettori a scoprire questa storia straordinaria che mescola sapientemente vari generi letterari. Auguriamo a te e al tuo libro il massimo successo e non vediamo l’ora di leggere altre tue opere in futuro.

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