GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: TROVA LA TUA POCAPAGLIA – Francesco Marchino

Benvenuti sul blog del Gruppo Albatros! Oggi abbiamo il piacere di ospitare Francesco Marchino, autore del libro “Trova la tua Pocapaglia”. Questa raccolta di scritti e poesie celebra la vita e l’amore per Pocapaglia, il luogo natale dell’autore, attraverso riflessioni profonde e sincere. Francesco ci guida in un viaggio alla scoperta di una realtà semplice e autentica, dove il tempo sembra fermarsi per lasciare spazio ai ritmi della natura e a una vita che scorre in armonia con essa. È un viaggio in un mondo dove i protagonisti, da sacerdoti a nonne, ci narrano le storie di un’epoca passata, ma incredibilmente viva nei ricordi dell’autore. Senza ulteriori indugi, diamo il benvenuto a Francesco Marchino!

Francesco, come è nato il progetto “Trova la tua Pocapaglia” e cosa ti ha ispirato a raccontare la vita nel tuo paese natale attraverso scritti e poesie?

“Trova la tua Pocapaglia” è una raccolta di poesie e di brevi racconti del mio paese, è un duplice viaggio dove nel primo con le poesie percorro il mio viaggio interiore, l’altro è una collezione di emozioni che ho cercato di tenere in vita con i miei racconti. Il progetto è nato perché mi sono trovato con tantissime poesie che scrivo solitamente nelle notti dove per me è difficile dormire, e in queste ci sono le mie gioie, le mie ansie, le mie paure ma sono quasi tutte rivolte sul finale a una possibilità, a un sogno. Le poesie e la scrittura sono il mio rifugio dove mi sento “libero di essere”, scrivere è la cosa che amo di più fare, tutte le volte che prendo la penna in mano immediatamente mi sento dentro a un mondo diverso, immaginario dove tutto è ancora possibile. E le poesie scritte spesso nei momenti più difficili sul finale riescono sempre a lasciarmi un raggio di luce anche nel buio della notte. I racconti che ho chiamato “collezione di emozioni” sono tutti collocati a Pocapaglia, un piccolo paese nella provincia di Cuneo. Le emozioni conoscono la strada di Parigi, Roma, Milano ma anche quella di Pocapaglia. Così è nato il libro dove da una parte esorto il lettore a trovare la sua Pocapaglia nel suo quartiere, nella sua città o nel suo paese, nel suo gruppo di lavoro o di amici, in quel contesto dove si sente unico o unica, perché su ogni palcoscenico anche su quello più lontano dal centro le emozioni sanno raggiungerci quando siamo circondati dalle persone giuste e diamo il meglio di noi stessi. E dall’altra parte esorto il lettore a trovare la sua Pocapaglia nella sua passione, nel mio caso è la scrittura ma qualcuno può trovarla nella cucina, in uno sport… Tutti possono trovare la propria Pocapaglia, dove Pocapaglia diventa sinonimo di felicità.

La tua descrizione di Pocapaglia mette in luce un luogo dove il tempo sembra seguire un ritmo diverso. Come pensi che questa lentezza e semplicità possano influenzare positivamente la vita delle persone oggi?

Pocapaglia, come immagino tanti paesi sparsi sulla nostra meravigliosa Italia, essendo un piccolo centro riesce ancora in parte ad essere fuori da quel vortice dove tutto è veloce e tutto cambia rapidamente. Dico in parte perché i miei racconti sono soprattutto estrapolati da fine anni 70 a inizio anni 90 dove non esisteva ancora questa vita così frenetica. E oggi anche qui gli abitanti lavorano in aziende, uffici e al mattino c’è la corsa per lasciare i figli all’asilo, alle scuole…ma rimane ancora nel DNA quel sapersi fermare e rallentare, quella voglia di fermare il tempo in tante occasioni. Le persone qui si cercano, trovano il modo per un incontro e il territorio aiuta a rallentare, la strada centrale è scomoda e stretta soprattutto in prossimità del castello. Il paesaggio e i boschi che circondano Pocapaglia aiutano a rallentare. Le Rocche, un fenomeno di erosione naturale, aiutano a rallentare e ti invitano per passeggiate dove ogni angolo è una poesia e anche la persona più distratta è difficile che non si fermi, almeno per un attimo ad osservare. Poi nei paesi si crea una unione diversa più solida, è impossibile non fermarsi quando si incrociano persone che conosci da sempre e che con le quali hai vissuto tante tappe della Vita, e in un paese è più facile fare di questi incontri. Come anche l’occasione della messa domenicale diventa all’uscita un momento dove le persone si fermano e si raccontano e si ascoltano, così le corse vengono un po’ ostacolate da questi incontri sparsi per il paese e diventano come quei dossi per le strade utili a rallentare la velocità. E quando rallenti e ti fermi è più facile capire quali sono le cose più importanti, è più facile mettere in ordine e dare la giusta priorità alle cose.

I personaggi che incontri nelle tue storie sono molto vividi e autentici. Puoi raccontarci uno di questi incontri che ti è rimasto particolarmente nel cuore e perché?

Nella mia Pocapaglia ho incontrato tante persone che sono stati veri maestri di Vita, persone semplici ma con un grande carisma, maestri senza volerlo essere. Nel mio viaggio intrapreso con il libro le persone sono al centro, sono essenziali e tutto ruota intorno a loro, sono loro che rendono speciali un luogo. Il tramonto ha il suo fascino se accanto c’è la persona giusta e tutti gli attimi più importanti della vita solitamente sono legati alle persone importanti che incrociamo nel nostro cammino. Nel mio viaggio parlo molto delle donne, parlo della Masca Micillina, quella “strega” che ha contribuito ad avvolgere Pocapaglia di magia. È difficile scegliere di parlare di una sola persona ma se devo scelgo mia nonna Irene. Quella nonna nata nel 1906 che si è sposata di nascosto, una mattina presto, perché la sua famiglia era contraria alla sua scelta. Nonna Irene che amava il gelato alla panna ricoperto di cioccolato, nonna Irene che capiva prima le cose, una nonna che piaceva a tutti, intelligente e determinata. Lei è riuscita a ribellarsi al suo destino, lei mi raccontava della sua Vita e di come nelle più sue grandi difficoltà arrivava un aiuto “divino”. Lei era Irene del “Peso”, perché ha vissuto gran parte della sua vita nell’edificio del peso pubblico del paese, un piccolo edificio dove abitava con tutta la sua grande famiglia e la porta era sempre aperta a tutti. Le sue parole le conservo ancora nel cuore e sono preziose ma ancora di più prezioso è stato il suo esempio, lei ha scelto il suo destino malgrado tutte le condizioni erano sfavorevoli, anche il solo fatto di essere una donna agli inizi del 1900.

La natura ha un ruolo centrale nelle tue descrizioni. Come pensi che il rapporto con la natura influenzi l’identità di Pocapaglia e dei suoi abitanti?

Pocapaglia è circondata dai boschi e abbracciata dalle Rocche nella sua parte più alta. Le Rocche sono nate da un fenomeno di erosione, una dorsale di spaccature e voragini di marne che si aprono alle dolci colline del Roero, un territorio nella provincia di Cuneo confinante con la Langa. Le Rocche rappresentano la magia, il mistero, quel luogo scelto da un eremita come casa scavata su quelle pareti di terra rossa negli anni intorno alla Seconda guerra mondiale sono la più grande attrazione di Pocapaglia. A volte si fanno viaggi per visitare palazzi con dipinti, stupende chiese, grattacieli ma tutte opere create dall’uomo. A Pocapaglia non ci sono palazzi e strutture che meritano una visita ma le Rocche si perché sono state create da Dio. Penso che questa natura influenzi i pocapagliesi, perché la bellezza è contagiosa, poi quando ti inoltri dentro a questi boschi, nell’interno delle Rocche ti ritrovi in un posto magico che ti cura, in quel silenzio puoi veramente ascoltare la tua voce e vedere tutto più chiaro. La natura contagia, la natura ti fa capire che c’è un tempo per seminare, un tempo per accudire e un tempo per raccogliere. La natura segue le stagioni ed è in contrapposizione a questo mondo che corre veloce e che vuole tutto e subito. La natura ti spiega che c’è il giusto tempo per ogni cosa. I pocapagliesi sanno che c’è anche altro oltre alla società che inevitabilmente ti assorbe e questo insegnamento arriva dalla bellezza della natura che li circonda.

Infine, cosa speri che i lettori traggano dalla lettura del tuo libro? Quale messaggio principale vorresti che restasse con loro?

l messaggio che voglio lasciare è che sono le persone che rendono un luogo speciale, una semplice panchina affacciata alla Luna con la persona giusta diventa il posto più bello del mondo. Auguro a ogni lettore di trovare la propria strada, di trovare il proprio contesto, di trovare il proprio gruppo di amici, di trovare quel luogo dove si sente unico o unica. “A te che hai deciso di immergerti tra le pagine del mio libro ti dico grazie con il cuore: Trova la tua Pocapaglia e scrivi la tua favola! Francesco.”

Grazie mille, Francesco, per aver condiviso con noi il tuo mondo e le storie di Pocapaglia. È stato davvero illuminante esplorare, attraverso le tue parole, un luogo dove la vita è vissuta in sintonia con i ritmi naturali e umani. Invitiamo tutti i nostri lettori a scoprire “Trova la tua Pocapaglia” e lasciarsi trasportare in questo angolo autentico e affascinante d’Italia. Continuate a seguirci per altre interviste ed esplorazioni letterarie sul blog del Gruppo Albatros. Buona lettura a tutti!

Lascia un commento