GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Ananke. La dea del destino – Lorenzo Fiorelli

Benvenuti al blog del Gruppo Albatros! Oggi siamo felici di ospitare Lorenzo Fiorelli, autore del romanzo epico “Ananke: La dea del destino”. In questo coinvolgente racconto, Fiorelli ci trasporta nell’antica Grecia, dove il Destino è una forza inesorabile incarnata dalla Dea Ananke, la cui presenza si fa sentire in ogni piega del tessuto della realtà.

Gli antichi greci temevano il potere di Ananke, Dea della Necessità, capace di muovere i fili della vita e della morte senza curarsi del bene o del male. Nei loro confronti, persino Zeus doveva inchinarsi. Ma in questo racconto, troviamo una resistenza al dominio implacabile della Dea: i protagonisti, con il loro coraggio e i loro sentimenti intensi, sfidano il fato che Ananke tenta di imporre loro. Attraverso le pagine di “Ananke”, Lorenzo Fiorelli ci guida in un viaggio avventuroso nell’Oltretomba, dove Gyos, un eroe nato dal Nulla, affronta le sfide e le creature che popolano il regno della Dea del Destino. Ma chi avrà la meglio in questo conflitto epico? Chi riuscirà a emergere vittorioso dall’oscurità?

Per rispondere a queste e altre domande, abbiamo il piacere di rivolgere cinque domande all’autore stesso, Lorenzo Fiorelli, per scoprire i segreti e le ispirazioni dietro il suo avvincente romanzo. E infine, concluderemo con una riflessione su ciò che “Ananke: La dea del destino” può insegnarci sulle profonde contraddizioni e fragilità del mondo, sia a livello individuale che collettivo.

Ciao Lorenzo, grazie per essere qui con noi oggi. Raccontaci qualcosa sulle tue motivazioni dietro la scrittura di “Ananke: La dea del destino”. Qual è stata la tua fonte di ispirazione principale per questo romanzo?

Se parliamo di ispirazione posso rispondere in un solo modo: la vita. Credo che la scrittura sia solamente una tecnica grazie alla quale esprimiamo pensieri e idee. Così, dunque, vale anche per questo libro, mezzo con cui ho veicolato ciò che provavo in un determinato periodo della mia vita. Il fatto che sia catalogato nel genere fantasy o che sia proiettato nella mitologia greca non deve trarre in inganno. Tutto questo è solamente una maschera per cercare di “apparir più belli”, ma dietro a ciò si nasconde sempre il volto della vita reale. In tutto quel che ho scritto si nasconde qualcosa che può essere apportato alla verità, ai sentimenti che proviamo o che prova la gente intono a noi. Nell’arco di tutta la stesura del libro, ho portato nella mia testa storie e personaggi, ovunque mi trovassi, proprio perché la realtà è stata il succoso nutrimento della trama.

“Ananke” è ricco di mitologia greca e di riferimenti agli Dei dell’Olimpo. Come hai affrontato la sfida di mescolare la tua narrazione con le leggende antiche, mantenendo al contempo un tocco personale e originale?

In realtà questo impasto è stata piuttosto semplice, e forse il motivo si lega alla risposta precedente. I miei personaggi sono umani, carichi di paura e di incertezze, forse proprio come chi in origine inventò la mitologia greca. Gli Dèi sono personificazioni della natura, dei sentimenti umani e delle loro domande. Dunque, dell’esistenza umana. Qualunque personaggio che non sia risoluto si incastrerebbe bene in questo scenario. Unica eccezione è Gyos, protagonista del romanzo, che dovrebbe rappresentare l’eroe perfetto, al pari di Eracle ed Orfeo ad esempio. Infatti, per lui ho cercato di spogliare gli Dèi della loro divinità, di mostrarli nudi e umani come persone qualsiasi. Forse questa è la parte dove ho dovuto ingegnarmi di più, ma si è trattato solamente di scavare un po’ più affondo. D’altra parte, le divinità greche hanno questa particolarità di sembrar perfette e invulnerabili, ma non lo sono. Proprio come noi.

Uno degli elementi più affascinanti del tuo romanzo è il conflitto tra il libero arbitrio e il destino inevitabile. Come hai sviluppato questo tema attraverso i tuoi personaggi e le loro esperienze?

Questo è senza dubbio il nodo cruciale del romanzo. Il titolo è “Ananke. La dea del destino”, ma Ananke non è la protagonista, bensì l’antagonista. Ed è così anche per la vita reale. Il destino è inevitabile e questo lo sappiamo molto bene. Ma la cosa che dimentichiamo è il libero arbitrio, la possibilità di scegliere, di combattere. Non dobbiamo essere in alcun modo soggiogati dal destino. Ogni personaggio che ho costruito fa le sue scelte, ma quelli che mi piacciono di più sono quelli che combattono, anche se sanno di perdere già in partenza. Non importa, alla fine del libro si scoprirà che poi è proprio chi non avrà combattuto che sarà afflitto dai sensi di colpa. Gyos, è proprio questo: l’eroe che sfida il mondo e non ha paura di perdere proprio perché è padrone delle sue scelte. Perderà? Non fa niente, l’avrà fatto da uomo libero e sicuramente non avrà rimpianti. Questa è già una vittoria.

Gyos, il protagonista di “Ananke”, è un eroe che affronta sfide sovrannaturali e oscuri misteri. Qual è stata la parte più stimolante di creare e sviluppare il suo personaggio?

Senza dubbio quella del viaggio nell’Oltretomba. Muovere i fili di quel personaggio mentre si addentra nell’Ade, cercare di condurlo verso il traguardo solamente con la potenza delle parole impreziosite di sentimenti e umanità. Senza mai alzare un dito. Personalmente credo che l’incontro con Caronte trabocchi di emotività. Per non parlare di quando Gyos sbatte in faccia la realtà alla Dea del Destino in merito al suo rapporto con le figlie. Calare il mio eroe nella casa degli Dèi come un ladro e farlo uscire senza che abbia rubato nulla, anzi, avendo lasciato qualcosa a quelle divinità, è un viaggio che riscriverei altre mille volte per quanto sia stato divertente.

Infine, cosa ti piacerebbe che i lettori portassero con sé dopo aver letto “Ananke: La dea del destino”? Quali sono le principali lezioni o riflessioni che speravi di comunicare attraverso la tua storia?

Spero vivamente che qualcuno riesca a trovare il personaggio che calza di più per la propria situazione. Spero che il lettore arrivi alla fine del libro e si ponga la domanda: “E io? Come sto rispondendo alla vita? Mi sto piegando o la sto affrontando?”. Queste sono le domande che hanno mosso anche me. Per molto tempo forse ho abbassato il capo di fronte alle sfide, ed ora sono consapevole di volerlo rialzare per guardare la vita negli occhi. Poter dire: “Ce l’ho fatta” o “Non ce l’ho fatta, ma ho lottato con tutte le mie forze”. A me stanno bene tutte e due le risposte, ma quella che non transigerei in alcun modo è la seguente: “Non ce l’ho fatta perché non ho lottato”. Perciò quello che voglio trasmettere è semplicemente questo: non vi fate abbindolare da nessuno, tutti abbiamo le carte in regola per poter realizzare i nostri obiettivi!

Ringraziamo sinceramente Lorenzo Fiorelli per aver condiviso con noi la sua visione e la sua passione dietro il romanzo “Ananke: La dea del destino”. Le sue risposte ci hanno offerto uno sguardo approfondito nel mondo che ha creato, ricco di mitologia, avventura e riflessioni sulla natura del destino e del libero arbitrio. “Ananke” ci invita a esplorare le profondità della condizione umana e a riflettere sulle forze che plasmano il nostro destino. È un viaggio che ci spinge a confrontarci con le nostre paure, i nostri desideri e le nostre speranze, aprendo la porta a nuove prospettive e comprensioni. Che ciò che abbiamo appreso da questa intervista e da “Ananke: La dea del destino” ci accompagni nel nostro percorso, ispirandoci a esplorare i misteri della vita con coraggio e determinazione. Grazie ancora a Lorenzo Fiorelli per la sua preziosa presenza e per aver condiviso la sua storia con noi.

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