Benvenute Nadia Bonaldo e Roberta Lenzi, autrici del libro “I colori raccontano la scienza”. Questo straordinario lavoro incanta i lettori con il suo ritmo lento, come una passeggiata guidata dai colori attraverso il labirinto affascinante dei fenomeni naturali. È un piacere avere l’opportunità di conversare con voi sul vostro affascinante viaggio attraverso le sfumature della scienza e dell’arte.
Il vostro libro fonde abilmente arte e scienza, unendo pittura e conoscenza scientifica. Qual è stata l’ispirazione dietro questa affascinante sinergia tra due mondi così diversi?
In realtà arte e scienza non sono mondi così diversi, se pensiamo che da sempre l’una ha contribuito all’espressione dell’altra, e viceversa. Infatti, come avrebbero potuto i pittori nelle varie epoche storiche realizzare le loro opere senza la ricerca scientifica e tecnologica sui pigmenti? Tanto per fare un esempio: l’espressività sofferta di van Gogh è pienamente rappresentata dall’uso del suo famoso giallo, il cromato di piombo che, nel corso dell’Ottocento, i chimici avevano trovato il modo di produrre in laboratorio attraverso semplici reazioni di precipitazione tra sali. D’altra parte, l’arte è sempre servita per stimolare la ricerca scientifica e per rappresentare le sue scoperte. Anche qui qualche esempio: l’artista francese Yves Klein chiese a un suo amico chimico di produrre un blu del tutto particolare che doveva rappresentare l ‘estrema sintesi di cielo e mare. E quel colore, intenso e vellutato, rimase nella storia dell’arte e del costume con il nome appunto di “blu Klein”. E Gerges Seurat, basandosi su una rigorosa interpretazione delle leggi fisiche dell’ottica, supera la semplice impressione visiva mediante la stesura di punti di colore contrapposti con quella tecnica che venne definita “puntinismo”. È lui stesso a dire: La scienza libera da tutte le incertezze, permette di muoversi in tutta libertà in un ambito assai esteso, è dunque una duplice ingiuria per l’arte e per la scienza credere che una escluda necessariamente l’altra. Come si può capire anche solo da questi pochi esempi, Il connubio tra arte e scienza è veramente indissolubile, ma purtroppo una certa rigidità della cultura vede questi mondi distanti o addirittura contrapposti. Avendo insegnato per tanti anni nello stesso liceo, abbiamo per questo sentito l’esigenza di scrivere un libro per mostrare come la scienza sia appassionante come un’opera d’arte e un’opera d’arte sia fruibile anche con gli occhiali che la scienza ci porge.
Ogni capitolo del vostro libro si apre con un’immagine pittorica, seguita da un viaggio attraverso la scienza. Come avete selezionato le opere d’arte e i temi scientifici da esplorare?
Il nostro intento è stato quello di catturare immediatamente l’attenzione del lettore attraverso una immagine visiva di un’opera pittorica che fosse ad un tempo seducente, ma anche molto conosciuta. In alcuni casi, il punto di partenza per le considerazioni scientifiche è rappresentato da analisi sul tipo di pigmento presente nel quadro, come per il verde di Parigi usato da Cezanne, o il blu egizio nell’affresco della Galatea di Raffaello. In altri casi, l’immagine pittorica è stata proposta per rappresentare oggetti o fenomeni che possono essere compresi attraverso indagini scientifiche, come la perla del famoso quadro di Vermeer o i fuochi d’artificio nella tela del pittore giapponese Hiroshige. Da quel punto di partenza, poi, le tematiche si sono sviluppate, a cerchi concentrici o per traiettorie aperte, seguendo certamente logica e coerenza argomentativa, ma anche, non lo neghiamo, un certo piacere personale nello scoprire sentieri nuovi e imprevisti punti di intersezione.
Parlateci del processo creativo dietro la scrittura di “I colori raccontano la scienza”. Come avete affrontato la sfida di tradurre concetti complessi della scienza in un linguaggio accessibile e coinvolgente per i lettori?
Durante la scrittura del libro ci siamo veramente rese conto che fare divulgazione scientifica è come camminare su un pendio ripido, perché se ci si si protende troppo in avanti si rischia di banalizzare se si sta troppo con le spalle al monte, per così dire, si rischia di usare un linguaggio che non arriva al lettore. Per cui…sì, è stata davvero una sfida, affrontata con umiltà ma anche con la consapevolezza che tanti anni di insegnamento nelle scuole secondarie hanno costituito per noi una vera palestra nell’acquisizione di quel linguaggio semplice, ma non riduttivo, che consente di spiegare anche concetti difficili e superare inutili tecnicismi. Inoltre, la continua e incessante discussione tra noi sul modo di proporre gli argomenti ha certamente contribuito a smussare i punti nodali più impegnativi e a trovare la via più giusta per incuriosire, far riflettere, ma anche, in qualche modo, far divertire il nostro lettore.
Avete sottolineato l’importanza della cultura umanistica e scientifica come due facce della stessa medaglia. Come credete che queste due prospettive si integrino per una comprensione più profonda del mondo che ci circonda?
Il mondo in cui viviamo è da sempre un sistema complesso, ricco di interazioni e difficile da interpretare per noi esseri umani. Negli ultimi tempi, poi, le sfide scientifiche, tecnologiche ma anche sociali, sanitarie ed economiche spalancano davanti ai nostri occhi l’idea di un futuro che, se da una parte può essere esaltante e stupefacente, rischia dall’altra di farci sentire ancora più sguarniti e incapaci di decodificare la realtà. Basta pensare agli scenari che l’avvento dell’intelligenza artificiale e gli sviluppi delle biotecnologie stanno aprendo nel campo delle possibilità di intervento sulla Natura da parte dell’Uomo, ma anche allo sgomento che nuove pandemie, disastri climatici e guerre suscitano nelle nostre società e in definitiva in ciascuno di noi. In questo intricato presente, così proteso verso il futuro, e nello stesso tempo così smarrito, riuscire a guardare i fenomeni con razionalità scientifica riconoscendo cause ed effetti, e insieme poter riflettere su di essi, sul loro significato, sull’uso che vogliamo farne e sul loro intrinseco scopo, è prerogativa dell’”uomo a tutto campo”, di chi, cioè, integra le conoscenze scientifiche con la cultura umanistica che si costruisce sulle spalle degli uomini del passato. Solo in questo modo si potranno superare barriere contro superstizioni, pregiudizi e intolleranza, causa di conflitti più o meno estesi anche ai giorni nostri, e si potrà costruire quella “social catena” che lega tutti gli esseri umani di cui parlava Leopardi. Perché la scienza fa anche questo con il suo metodo indicato tanti anni fa da Galileo Galilei: porta a discutere con parole, tesi e argomentazioni senza l’uso della spada!
Qual è il messaggio principale che sperate i lettori porteranno con sé dopo aver letto il vostro libro?
Ci auguriamo che chi legge il nostro libro senta che la scienza non è qualcosa di ostico imparato con fatica tra i banchi della scuola o ascoltato svogliatamente durante le ore di lezione, ma è un approccio stimolante nella comprensione della realtà quotidiana. E che la Natura indagata con metodo scientifico non è meno emozionante della Primavera di Botticelli o di un capolavoro di Michelangelo. Anzi, gli artisti sono a loro volta degli sperimentatori di tecniche, di metodi e portatori di intuizioni profonde come lo sono gli scienziati. Più semplicemente, speriamo che il nostro lettore avverta lo stesso amore per la scienza e per l’arte che ha guidato noi in questo viaggio seguendo la suggestione dei colori, e che si incuriosisca a qualcuno dei temi trattati tanto da desiderare di continuare ad approfondirlo in autonomia. Se questo avverrà anche soltanto per alcuni degli spunti proposti nel libro, potremo sentirci pienamente soddisfatte.
Ringraziamo Nadia Bonaldo e Roberta Lenzi per la loro preziosa collaborazione e per aver condiviso con noi la loro visione unica che unisce arte e scienza. “I colori raccontano la scienza” è sicuramente un’opera che ispirerà molti lettori a esplorare il mondo che li circonda con occhi nuovi, riconoscendo la bellezza e la complessità che si nascondono dietro ogni colore e fenomeno naturale. Grazie ancora per la vostra illuminante conversazione!
