GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Io, l’amore e Central Park – Maria Vincenza Gargiulo

Benvenuti, lettori del Blog del Gruppo Albatros! Oggi siamo entusiasti di presentarvi un’affascinante intervista con l’autrice Maria Vincenza Gargiulo, conosciuta affettuosamente come Enza. Il suo libro “Io, l’amore e Central Park” ci trasporta nella vita di Erica, una donna italiana che vive a New York, il cui destino prende una svolta inaspettata quando si trova coinvolta in una storia d’amore con una figura famosa del mondo dello spettacolo. Attraverso questa intervista, scopriremo il dietro le quinte del libro e il cuore pulsante della sua autrice.

Il tuo romanzo ci porta a New York, una città intrisa di magia e opportunità. Come mai hai scelto proprio New York come ambientazione per il tuo libro?

New York è sempre stata il mio sogno. Onestamente non so dare una vera e propria spiegazione per questa mia passione, ma ricordo che ho sempre guardato a questa città con trasporto. Complice sicuramente l’idea dell’America vista come terra di possibilità e di sogni realizzati, che era diffusissima tra i giovani degli anni ’90, e che vedeva la sua massima espressione nella città di New York. Il tutto alimentato da film e libri che raccontavano dell’America e della Grande Mela come una vera e propria terra promessa, dove chiunque poteva avere la sua occasione, trovare il suo posto nel mondo o la sua grande storia d’amore. Affascinata da tutto ciò, mi sono lasciata facilmente sedurre. Qualche anno fa ho poi avuto modo di visitarla in prima persona e devo dire che tutte le mie sensazioni sono state confermate. New York la si ama o la si odia. Io la amo. In Europa, ma soprattutto in Italia, siamo abituati a vivere in città il cui substrato urbano si è costruito praticamente sulla base di quanto civiltà antiche ci hanno lasciato. Di New York invece adoro il fatto che sia una città pensata e costruita a tavolino dall’uomo, dove tutto è studiato per svolgere una determinata funzione. Le sue strade affollate, rumorose e nello stesso tempo ordinate a formare delle intersezioni perfette. Il fumo che esce dai tombini, i chioschi di ambulanti, i taxi gialli, i grattacieli che si stagliano ovunque si guardi. Camminando per le sue strade sembra di vivere costantemente in un film. Ho avuto modo di viaggiare un pochino e a New York c’è un’atmosfera unica, che non ho riscontrato in nessuna altra città del mondo che io abbia visitato.

“Io, l’amore e Central Park” è il risultato di un progetto iniziato durante l’università. Come è stato il percorso dalla concezione del libro all’opera finita? Ci puoi raccontare alcuni momenti salienti del tuo viaggio creativo?

L’idea di scrivere il romanzo è nata per caso. Probabilmente il tutto è partito da un sogno, ad occhi chiusi o aperti non so più dirlo, su quella che, a mio avviso, è una delle più belle scene tra i due protagonisti: il loro primo bacio. Situazione a tratti rocambolesca e surreale ma tenerissima, carica di feeling e tensione tra i due. Davvero romanticissima. Da qui sono partita e ho costruito tutta la storia intorno. Non è stato dunque un percorso lineare, sebbene molto scorrevole. Ricordo che le idee mi venivano in qualsiasi momento della giornata e appuntavo tutto su fogli di fortuna, a volte anche tra gli appunti che prendevo a lezione. La sera cercavo di dare un senso a tutto quello che avevo immaginato e di aggiungere particolari. Non ricordo mai di avere avuto blocchi o difficoltà particolari, la storia si è costruita come da sola sotto le mie dita che battevano i tasti del pc. Semmai il blocco l’ho avuto dopo quando, finito di scrivere, ho impiegato ben 10 anni per decidermi ad inviare il romanzo per una valutazione. Diciamo che ho scritto questa storia principalmente per me stessa, avevo bisogno di un diversivo che mi tenesse la mente occupata e non mi facesse pensare all’ansia per la tesi di laurea che si avvicinava e anche per il futuro post-laurea pieno di incertezze e dubbi. Immaginare di essere Erica, la protagonista, di provare le sue sensazioni, di vedere con i suoi occhi, mi permetteva di staccare la spina completamente. Ovviamente anche la paura del giudizio esterno ha giocato un buon ruolo. Spaventa essere giudicata da persone estranee solo sulla base di quelle che, di fatto, sono fantasie della mia mente. Cosa è cambiato? Beh, la spinta definitiva l’ho avuta quando sono diventata mamma. Nella vita vorrei che mio figlio ci provasse sempre ad inseguire i suoi sogni e mi sembrava giusto iniziare a dare il buon esempio.

Nel libro, Erica si trova ad affrontare un mondo sconosciuto e le sue paure più profonde. Come riflette la trama l’importanza di superare le proprie paure e abbracciare l’ignoto nell’amore e nella vita?

Solo gli stolti non hanno mai paura di nulla. Avere timore penso, dunque, che sia più che salutare. Dà la reale percezione del pericolo, che sia esso fisico o emotivo. Si ha paura quando si sa che quella cosa che ci aspetta può farci male. E, parlando della sfera sentimentale, se può farci male è qualcosa a cui, però, teniamo molto altrimenti susciterebbe in noi soltanto indifferenza. Purtroppo, nella vita le due cose sono imprescindibili. Se amiamo qualcosa non siamo mai completamente al sicuro dalla sofferenza che questa cosa può portarci, non necessariamente in maniera volontaria. A volte si ferisce anche non volendo, con qualche parola detta al momento sbagliato o senza pensarci troppo. Non possiamo mai sapere cosa il futuro ci riserva ma non per questo dobbiamo rimanere bloccati davanti ad ogni situazione e magari perderci delle emozioni o delle esperienze che possono invece arricchirci e renderci felici. È più facile a dirsi che a farsi, lo ammetto. Il vissuto e il carattere di ognuno di noi ci dà o meno la forza di affrontare quello che la vita ci pone davanti. Ci sono i temerari ma anche i cauti. Io generalmente sono tra i secondi. C’è stato un episodio nella mia vita che mi ha molto fatto riflettere su questo argomento. Molti anni fa pensavo che il percorso della mia vita fosse già scritto e definito, poi è bastata una cosa imprevista, come una caduta in bici grazie alla quale mi sono rotta una gamba, per farmi capire che in realtà non è mai detto nulla e che i nostri piani possono sempre essere sconvolti da qualcuno o qualcosa. In quest’ottica superare le proprie paure e “buttarsi” nelle situazioni assume tutto un altro valore. Ovviamente con una preventiva e affidabile valutazione degli effettivi rischi, che non può mancare per evitare almeno le cause più disperate, imparare a prendere il buono dalle situazioni finché c’è e finché ci fa star bene, a non pensare a tutte (ma proprio tutte) le possibili tragedie che possano verificarsi e iniziare a focalizzarsi sulle cose positive, potrebbe essere un buon esercizio per provare a vivere con maggiore leggerezza. Tutto molto bello, vero? Non vorrei essere additata come quella che predica bene e razzola male, ho fatto molti passi avanti cercando di superare le mie insicurezze ma non è facile e so bene che il lavoro da fare è ancora lungo. Ad essere onesta non so se mai riuscirò a liberarmene del tutto ma almeno potrò dire di averci provato. 

Erica si confronta anche con un mondo di fama e notorietà grazie al suo coinvolgimento con un famoso attore. Come hai affrontato l’analisi delle dinamiche pubbliche e private nell’amore, e cosa pensi che i lettori possano imparare da questa esperienza?

Non avendo avuto esperienza diretta in merito, ho immaginato tutto. Ho ragionato su come possa essere per un personaggio famoso vivere la sua vita con la costante presenza di tantissime persone sconosciute desiderose di sapere tutto su di te, su cosa fai durante il giorno e come vivi. Mi rendo conto che per chi appartiene a quel mondo, la fama sia un fattore importante, più sei apprezzato dal pubblico più resti sempre sulla cresta dell’onda. Però non deve essere una vita facile. Le continue intrusioni nella propria privacy, gossip veri o falsi che siano, devono mettere a dura prova anche le menti più stabili. Anche il non sapere di chi potersi fidare deve essere un argomento da non sottovalutare e che a me starebbe molto a cuore. Non sapere se le persone ti cercano per quello che sei o per ciò che rappresenti mi renderebbe molto triste. Questo penso sia uno dei motivi per cui Ian si affeziona così tanto ad Erica. Lei lo tratta come un ragazzo normale, al di là della posizione sociale che ricopre. Lo tratta come avrebbe trattato chiunque altro si fosse trovato al suo posto, non lanciandosi ai suoi piedi ma tenendolo a distanza finché si sente pronta per lasciarsi andare. Il messaggio alla base è che essere sé stessi e rapportarsi con le persone con sincerità, generalmente, paga sempre. Nel mondo di oggi dove spesso l’apparenza conta più dell’essere, può sembrare la scelta sbagliata ma sulla lunga distanza è il comportamento che viene apprezzato di più e che maggiormente rimane impresso nelle persone.  

Oltre a “Io, l’amore e Central Park”, hai altri progetti letterari in cantiere per il futuro? Puoi darci un’anteprima su cosa possiamo aspettarci dal prossimo capitolo della tua carriera di scrittrice?

Mio marito per prendermi in giro mi dice sempre che io la notte devo dormire e far riposare la mente, non tenerla sempre in moto e farmi venire sempre nuove e più disparate idee. Ma è più forte di me. Ho in mente altri due progetti che spero vedano la luce quest’anno o comunque nel più breve tempo possibile. Ho in cantiere sia un racconto breve che ha come argomento la maternità, tema che ultimamente mi sta molto a cuore e su cui ho fatto prolungate riflessioni. Ma c’è anche l’idea per un nuovo romanzo. In questo caso lo schema c’è tutto, la conseguenza degli eventi, i personaggi li ho abbastanza delineati nella mente. Devo solo trovare un po’ di tempo per chiudermi nella mia bolla, isolarmi e concentrarmi nel mettere insieme tutte le idee che al momento sono scritte qua e là su foglietti di fortuna. Ma con un bimbo di poco meno di 2 anni in giro per casa, il tutto diventa una sfida non da poco.

Ringraziamo calorosamente Maria Vincenza Gargiulo per aver condiviso con noi il suo mondo di emozioni, creatività e amore attraverso “Io, l’amore e Central Park”. Lasciatevi ispirare dalla sua storia e, come ci insegna Enza, ricordate che ogni amore degno di questo nome ha il diritto di essere vissuto. Grazie per essere stati con noi oggi e continuate a seguire il Blog del Gruppo Albatros per altre avventure letterarie e interviste coinvolgenti.

Lascia un commento