GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: NOS/OTROS. Dove il cuore mente – Paola Boano

Benvenuti al Blog del Gruppo Albatros! Oggi siamo entusiasti di accogliere Paola Boano, autrice del libro “NOS/OTROS. Dove il cuore mente”. Un viaggio appassionante attraverso le intricanti dinamiche di un amore che inizia in modo travolgente, solo per trovarsi ad affrontare i contrasti tra mente e cuore, appartenenza ed estraneità. In questa intervista esploreremo i sentieri emotivi tracciati dal libro, analizzando i momenti di pace, esaltazione e dissonanza che caratterizzano la storia. Pronti a immergerci nelle profonde riflessioni di Paola Boano sulle complesse sfaccettature dell’amore?

Il titolo del tuo libro, “NOS/OTROS”, suggerisce una dualità intrigante. Cosa rappresentano per te questi due elementi e come si riflettono nell’intreccio della storia d’amore che hai narrato?

Già parecchio tempo prima di scrivere il libro avevo in mente questo titolo, forse di comprensione non immediata senza aver letto la mia storia. Il dualismo, connotazione forte del comportamento dei due amanti, è l’elemento fondante di tutto lo scritto. Ho pensato al termine spagnolo “nosotros” (di fatto il “noi” italiano), che rimanda al nostro “noi altri” (tra l’altro ancora presente in alcuni dialetti a significare “noi”) e ho scelto di dividere in due la parola, per attirare l’attenzione sul noi inteso a tratti come fusione e assonanza, a tratti come distanza e dicotomia. La dualità è il Leitmotiv, per quanto non si presenti nei due amanti in modo uguale e forse neppure simile; e sarà proprio questa alternanza di stati e conseguentemente di ruoli, a renderli col tempo vittime di sé stessi, presi e persi in una storia che si rivelerà ingestibile. Alla base c’è presumibilmente una forma di difesa, sia dall’altro che da sé, forse per il timore di dover soffrire, difesa a cui i due amanti ricorrono quando si rendono conto che il noi inteso come entità unica è impossibile, ma avendo comunque bisogno l’uno dell’altro restano spesso uniti, pur nel conflitto. Ora siamo noi, un unico afflato, una cosa sola, ora siamo altri da noi, non si respira più insieme, ci si misura come in una partita a scacchi. È un gioco pericoloso che li porterà ad essere in qualche modo entrambi perdenti. Otros non sta, in questo caso, a indicare l’alterità dell’altro (alterità che in una storia d’amore “sana” è necessaria a evitare di creare pericolose reciproche dipendenze), indica invece distanza, in netta contrapposizione con quel noi inteso come fusione totale, in una direzione unica, in perfetta sincronia; otros sta a significare uno stato dove i due non respirano più insieme, bensì sperimentano una dissonanza che si contrappone fortemente a quell’ essere a volte così mescolati.

Il tuo romanzo analizza in modo approfondito i sentimenti e il pensiero dei due amanti. Qual è stato il tuo approccio nel dar voce ai due protagonisti e nel far emergere la complessità delle loro emozioni?

Ho scritto questo romanzo dopo parecchi anni dalla fine della storia, quando già la vita aveva messo distanza tra me e quella sofferenza, per essere maggiormente obbiettiva e riuscire a rendere al meglio i vari stati emozionali dei due protagonisti, ponendomi nel ruolo di muta e attenta spettatrice, andando a scavare nei comportamenti e nei modi, col distacco necessario che non mi sarebbe stato possibile nell’immediato per il troppo coinvolgimento. Ho cercato di descrivere le due figure con dovizia di particolari introspettivi, togliendo anche la pelle alle loro stratificate difese, utilizzando un linguaggio mai commiserativo, denso e a tratti deciso, che potesse arrivare al lettore con un ritmo narrativo volto a mantenere alta la tensione emotiva. Ne risulta uno scritto fondamentalmente pacato, per quanto spesso molto duro, che si sforza sempre di mantenere pregnanza ed efficacia.

Il binario della mente e del cuore, dell’appartenenza e dell’estraneità, è centrale nel tuo libro. Come hai bilanciato questi aspetti contrapposti durante la scrittura, e cosa pensi che possano insegnare al lettore?

Dove il cuore mente, il sottotitolo, si presta a due diverse interpretazioni, a seconda che si consideri mente come verbo o come sostantivo. Nel primo caso si riporta alla non obbiettività del cuore che spesso inganna la mente e porta a scelte irrazionali, nel secondo si richiamano l’assonanza e l’assoluto cristallizzato di certi momenti. Anche qui ci imbattiamo in una dualità e nell’animo dei protagonisti si alternano fasi in cui la mente e il cuore sono in sintonia, altre dove l’emotività e il sentimento prevalgono, altre ancora dove la razionalità porta a un comportamento che spesso si rivela essere di autodifesa. Ho ritenuto che il peso reciproco dei vari argomenti fosse piuttosto bilanciato, senza prediligere, nella stesura del libro, uno stato a scapito dell’altro. Del resto, è realtà che nei due, a turno e a volte contemporaneamente, prevalgano il sentimento o la ragione. In questa mia analisi minuziosa del loro sentire, credo possano riconoscersi in molti, e in molti possano, attraverso le immagini di questo mio tormentato pezzo di vita, rivisitare un vissuto proprio, magari riuscendo a comprenderlo più a fondo, sciogliendo dei nodi, acquisendo consapevolezze nuove.

L’alternanza continua e destabilizzante dei momenti di pace, esaltazione e dissonanza crea un ritmo avvincente nella narrazione. Qual è stata la sfida più grande nel mantenere questo equilibrio e guidare i lettori attraverso l’esperienza emotiva dei personaggi?

La sfida più grande nel mantenere una sorta di equilibrio tra i due binari, quello dell’appartenenza e quello dell’estraneità, così come quello del cuore e quello della mente, è stata quella di riuscire a prendere le necessarie distanze da ciò che ho vissuto, in assoluto, come l’esperienza  più forte  e travolgente della mia vita, bellissima e al contempo devastante . Non è stato così arduo mantenere un equilibrio nella narrazione, in quanto i due veri protagonisti, la mente ed il cuore, hanno una valenza che, se soppesata è simile, sia in termini di intensità che di ritmo di alternanza e il viaggio dei due personaggi risulta fin da principio un camminare sulla fune tesa tra queste due entità.

Nel tuo libro, l’amore è presentato come una vicenda complessa e sfaccettata. Cosa ti ha ispirato a esplorare questa complessità, e quale messaggio speravi di trasmettere ai lettori attraverso la storia dei tuoi personaggi?

Nos/Otros è un libro d’amore, che, oltre e al di sopra delle accuse che vi sono contenute, al di là dei dubbi, delle divergenze, dell’estraneità, prova a mettere in risalto le varie e complesse sfaccettature di questo sentimento. Il viaggio nell’esplorazione e nell’analisi della mia storia viene dal bisogno di prendere le distanze da sofferenza e coinvolgimento, per non rinunciare a vivere, aspettando e più avanti forse anche cercando esperienze nuove. Riguardo al messaggio che ho inteso trasmettere mi sia concessa un’osservazione: credo si scriva essenzialmente per sé stessi, spesso per superare il dolore di un fallimento e mentre si scrive il voler trasmettere qualcosa non è di primaria importanza, ma a mio giudizio risponde a un personalissimo intimo bisogno. Solo rileggendomi, mi è capitato di scoprire che forse mi era riuscito, tramite racconti, situazioni, analisi di stati d’animo, di dire qualcosa anche ad altri, fornendo loro l’idea di un confronto con la propria personale esperienza. Concludendo, spero che il mio libro possa essere apprezzato dai lettori portati all’introspezione, allo scavarsi dentro alla ricerca a volte vana di risposte. A chi leggerà Nos/Otros, a quelli che ci si ritroveranno e anche a chi non scoverà nulla che lo riconduca al proprio sentire, il mio messaggio è questo: ci sono cose che capitano una sola volta nella vita, esistono vette che non tutti raggiungono, sintonie impossibili con altri, assonanze riservate a pochi, al di là delle forti divergenze. Ci sono bisogni a cui è impossibile non rispondere. Questi amori, che di certo non sono “una quiete accesa”, volendo citare Ungaretti, sono quasi sempre destinati ad una fine amara: troppe sono le energie e le forze che richiedono per resistere. Ho ricevuto tantissimo e tantissimo mi è stato tolto, per ogni cima raggiunta c’era sempre uno sprofondare nel baratro. Resto però dell’idea che certi amori meritino comunque di essere vissuti. La mia natura, di per sé complessa e contraddittoria, forse non poteva che imbattersi in una storia così densa di giochi di testa e di cuore, qualcosa di travolgente arrivato in età ormai matura, cui resistere non è stato possibile. In fondo amo questo groviglio di sentimenti che, seppur a un prezzo esoso, mi ha regalato meravigliosi picchi di emozione. Non rivivrei quegli anni in cui l’anima passava dall’intonare canzoni a nascondersi al buio, non ne avrei, credo, più il coraggio. Resto comunque grata alla vita per la ricchezza interiore che mi ha regalato, per la giocosità di certi momenti, la calma di sere in cui non serviva altro che l’essere insieme, per quel senso di invincibilità spesso illusorio che si prova quando ci si mescola, come si fosse fatti di acqua o di fiato, per l’ansia trepidante delle attese,  per quel misto di risa e di sere destinato a restare nel cuore.

Ringraziamo Paola Boano per aver condiviso con noi le profonde riflessioni dietro il suo libro “NOS/OTROS. Dove il cuore mente”. Questa intervista ci ha fornito uno sguardo approfondito sulla complessità dell’amore, esplorando le dualità che lo definiscono. Per chi desidera immergersi in un viaggio emozionante tra mente e cuore, tra appartenenza ed estraneità, non resta che scoprire le pagine di questo avvincente romanzo. Grazie ancora, Paola, per essere stata con noi oggi.

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