Le giornate al Commissariato del Vomero si susseguono con un’alternanza equilibrata di frenesia e calma apparente. Ad affrontarla in prima persona, il Commissario Davide Re, circondato da alcuni personaggi più o meno bizzarri e misteriosi che intervengono nelle sue faccende lavorative e private. Tra persone sospette, casi difficili da risolvere, enigmi da sciogliere e piccoli piaceri della vita, prende forma un caso enigmatico come una scacchiera ed estremamente affascinante, proprio per la sua complessità e per le sorprese che promette di rivelare. Un giallo che tiene col fiato sospeso, dallo stile preciso e accattivante. Diamo il benvenuto ad Alberto d’Auria e al suo “Lo scacchista”!
Alberto, come hai trovato l’ispirazione per creare il Commissario Davide Re e il suo mondo avvolto da enigmi intriganti?
In ogni noir, giallo o thriller in generale, va da sé pensare che ci sia bisogno di qualcuno che indaghi sui crimini descritti, e ho pensato di delineare una figura originale e fuori dai soliti schemi. Anche il suo cognome, ovviamente, ha un peso nella storia, e non è casuale. L’idea originaria prevedeva in realtà un ruolo più marginale per il Commissario Re, ma poi l’evoluzione della narrazione mi ha quasi obbligato a ritagliargli tutto lo spazio che meritava, facendo luce anche sul suo vissuto, che ho tratteggiato doverosamente per una comprensione a tutto tondo del personaggio e di tutti i fattori che hanno lasciato una traccia influente nella sua vita. Che siano piacevoli o dolorosi, spetta al lettore scoprirlo. L’idea di renderlo molto umano e di rimarcare il forte legame di amicizia con lo psicologo Manetti, ritengo lo affranchi dai soliti stereotipi dei funzionari di polizia seri e rigorosi. Ho cercato l’originalità e quindi non mi sono ispirato a nessuno, anzi, è stata la stessa trama a guidarmi verso il personaggio, che alla fine è uscito fuori con la sua forte identità e personalità.
“Lo scacchista” sembra tessere una trama intricata e avvincente, simile a una partita di scacchi. Come hai bilanciato la complessità della storia con la sua capacità di catturare l’attenzione del lettore?
Dalle tantissime recensioni che i gentili lettori continuano a pubblicare sui vari web store, bontà loro, posso dedurre che la mia storia non risulti poi così complessa come una lunga partita a scacchi, ma si tratta tout court di una sfida giocata sul filo della suspense e dell’acume, con molto ritmo tra un capitolo e l’altro, per non disperdere l’attenzione del lettore. Una sfida tra il serial killer, “lo Scacchista”, così definito dalla stampa a causa di un suo particolare vezzo che non svelerò qui, e il Commissario Re, che cercherà di smascherarlo e catturarlo. Obiettivo non facile, considerando l’astuzia dell’antagonista e gli enigmi che dovrà affrontare.
I personaggi bizzarri e misteriosi che circondano il Commissario Re aggiungono un tocco di originalità al tuo romanzo. Puoi condividere qualche dettaglio sul processo creativo dietro a questi personaggi e sulle loro influenze?
Credo che ogni buon romanzo dovrebbe essere arricchito con la stessa galleria di personaggi peculiari che conosciamo anche nella vita reale. Chi di noi non conosce almeno una persona un po’ fuori dagli schemi? Quindi “Lo Scacchista” non può esulare da questo principio, per cercare di rendere la storia più realistica. Il lettore forse troverà qualche affinità con alcuni di loro, con tutti i vizi e difetti, o virtù e pregi. Sono sempre punti di vista… Tutto è soggettivo e se certi personaggi per alcuni possono sembrare bizzarri, per altri potrebbero sembrare del tutto normali, con l’unico intento di interpretare un ruolo. È la piatta normalità a rendere la vita monotona, quindi ho cercato di non far risultare noioso o prevedibile nessun personaggio, speriamo di esserci riuscito. Ma come per il Commissario Re, neanche per tutti gli altri ho preso spunti, né dalla vita reale, né dalle molteplici letture.
Nel tuo romanzo emergono sia la tensione investigativa che i piaceri della vita quotidiana. Come hai bilanciato questi due elementi per creare un’atmosfera avvincente e autentica?
Questo punto è essenziale per una riuscita positiva della storia. Se si scrive soltanto dedicandosi alla mera cronaca dei fatti, o al contrario si romanza troppo sugli avvenimenti, si rischia di uscire fuori strada e si perde l’essenza del romanzo thriller, il cui scopo, oltre a catturare l’attenzione del lettore, è quello di saper bilanciare la tensione investigativa con il racconto della quotidianità vissuta dai personaggi. Alcuni lettori, inoltre, hanno evidenziato nelle loro recensioni che gli è sembrato di assistere a un film, per come è stata raccontata la vicenda in maniera precisa e quasi “visiva”. Ritengo che bilanciare i due elementi da lei menzionati sia basilare per creare un’atmosfera avvincente e autentica. In questo modo il lettore è più stimolato a seguire la trama, perché a volte si identifica con qualche personaggio ed è incuriosito a tal punto che una volta finito il libro ne sente quasi la mancanza, come mi ha precisato con rammarico più di una persona nelle recensioni.
Il giallo è un genere che richiede una precisione particolare nella scrittura. Come hai affrontato questa sfida e come hai mantenuto il ritmo incalzante che tiene il lettore col fiato sospeso?
Uno dei pilastri fondamentali che reggono un buon “giallo” è la precisione nei dettagli, sia dei personaggi che della storia in generale. Non è concesso fare errori, né omissioni o dimenticanze tali da rendere incoerenti certi passaggi, perché i lettori sono molto attenti e se ne accorgerebbero subito. Mai cadere in contraddizioni di nessun genere, saresti subito scoperto. Quindi bisogna fare attenzione e spargere qua e là indizi coerenti o anche sapienti depistaggi, ma sempre in linea con la storia, cercando naturalmente di non scoprire troppo presto le carte, né di rendere la storia troppo nebulosa, dove il lettore potrebbe perdersi, rischiando di farlo annoiare. Occorre mantenere sempre alta la tensione, anche ricorrendo al classico “cliffhanger” (espediente narrativo grazie al quale i capitoli si chiudono con colpi di scena o altri momenti culminanti caratterizzati da una forte suspense). In questo modo si stimola chi legge a continuare a girare le pagine senza sosta, per restare immerso nella storia. Spero di essere riuscito nell’intento.
Ringraziamo Alberto d’Auria per averci regalato uno sguardo intrigante sulle giornate del Commissario Re e per averci introdotto in un mondo enigmatico e affascinante come una partita di scacchi attraverso “Lo scacchista”. Non resta che immergersi nelle pagine di questo avvincente giallo, scoprendo le sorprese che il tabellone della trama ha in serbo per i lettori. Per chi volesse guardare il booktrailer dell’Opera, basta un click qui: https://www.gruppoalbatros.com/prodotti/lo-scacchista-alberto-dauria/ (video promozionale).
