Benvenuti lettori del blog del Gruppo Albatros! Oggi siamo entusiasti di presentarvi un’intervista esclusiva con l’autrice M.G.D., autrice del romanzo “ERIN. The country series”. Un’avvincente storia di tradimento, amore e rinascita, che ci porta nel cuore di un affascinante paesino di montagna. Iniziamo a scoprire di più sulla mente creativa dietro questo coinvolgente racconto.
M.G.D., Erin è una protagonista che conquista fin dalle prime pagine. Come hai sviluppato il personaggio e cosa ti ha ispirato nella sua creazione?
Erin, la rossa dal carattere indomito. Beh, è scritto chiaramente nel libro quale donna del passato ha ispirato il suo personaggio: Maureen O’Hara. Più precisamente il personaggio da lei interpretato nel film del 1952 “Un uomo tranquillo” che valse al regista John Ford il premio Oscar. Se non l’avete mai visto vi consiglio di farlo. Certo dovrete liberarvi dal sensazionalismo a cui ci hanno abituato, tristemente direi, le pellicole moderne per poterne apprezzare la pacatezza del racconto quasi al limite della noia per le nostre menti iper-sollecitate, ma vi assicuro che ne vale la pena. Maureen è la mia Erin. Il suo personaggio è quello che rimane più fedele a sé stesso durante lo svolgersi della trama, è quella che non vacilla mai e che sa sempre tenere la bussola della situazione non perdendo mai la retta via del cuore.
Il tradimento di Clark e la minaccia di portarle via i bambini pongono Erin di fronte a una difficile decisione. Come hai affrontato la creazione di questa tensione narrativa, e quali messaggi intendi trasmettere attraverso la sua storia?
Non direi che la sua decisione sia difficile. Il tema del tradimento ricorre abbastanza spesso nei miei romanzi, come una spada di Damocle che mi porto addosso anche se con il tempo ho sostituito il crine di cavallo a cui è appesa con una corda più robusta. Non vedeteci nulla di più di quello che sto dicendo, ben inteso. L’insicurezza fa parte di quel magnifico sentimento che è l’amore, l’importante è che non diventi mai predominante. Ma di fronte ad un tradimento, almeno per me, la scelta è obbligata. Il concetto di base è che noi valiamo come persone, come enfatizzava un famoso slogan pubblicitario, e che, pur ammettendo che siamo tutti fallibili e degni di perdono, non dimentichiamo che di fronte al ripetersi di certi comportamenti bisogna aver ben chiaro cosa vogliamo. Non mi riferisco solo al tradimento in amore ovviamente ma a qualsiasi tipo di tradimento.
Blake, l’avvocato che entra nella vita di Erin, è un personaggio intrigante. Come hai delineato la sua personalità e quali sfide hai incontrato nel rendere credibile la sua trasformazione nel corso della storia?
La dicotomia tra due personaggi dal carattere apparentemente opposto è quello che maggiormente intriga e che regge l’intera struttura. Se raccontiamo la storia di due persone buone e rette che non hanno alcun difetto allora potremmo addormentarci per la noia. Diciamocelo francamente, Cinquanta sfumature docet, quello che una donna desidera è di fare la differenza per un uomo, essere così importante da determinarne il suo cambiamento. Entrambi protagonisti, perché il romanzo porta il nome di Erin ma Blake le ruba spesso la scena, hanno una enorme forza di carattere, ma se non c’è contrasto non c’è storia. Nel corso degli anni ho avuto modo di studiare e provare in prima persona le difficoltà che si affrontano per cambiare sé stessi. La frase che una mia amica psicologa spesso mi ripeteva quando si affrontavano certi argomenti è: “Nessuno cambia il proprio modo di pensare e di agire se non paga in prima persona”. Ed è così. Faccio un esempio: ero sposata da qualche anno con due bambini piccoli, un lavoro impegnativo ed una casa da gestire. Mio marito spesso invitava amici o parenti a cena ma l’organizzazione era tutta sulle mie spalle: otto ore di lavoro in ufficio, gestire i bambini, fare la spesa, cucinare e rigovernare tutto a serata conclusa. Insomma, io ero la sola a pagare i ‘costi’ delle nostre serate. Non ero contraria alle cene in sé, ma la stanchezza era tanta. Allora decisi di spostare il costo su di lui: persone a cena? Benissimo! Io sto con i bambini tu ti occupi del resto. Se non sai cucinare ci sono altre soluzioni (sante rosticcerie e pizzerie da asporto) in ogni caso non è un mio problema. Le cene diminuirono ed ogni volta che se ne organizzava una lui dava una mano consistente. Per Blake ho usato lo stesso metodo.
La chimica tra Erin e Blake è palpabile fin dai primi incontri. Qual è stata la sfida più grande nel dipingere un rapporto così intenso e allo stesso tempo complesso tra i due personaggi?
Non la chiamerei esattamente una fida. Vi svelo un segreto: non sono io a raccontare la storia. Io semplicemente metto nero su bianco le parole e le scene di un film che si proietta davanti ai miei occhi. Lasciamo Freud fuori da tutto questo, non basterebbe una vita per parlarne. Nei momenti cruciali del loro rapporto per dirimere i sentimenti irrisolti mi bastava chiedermi: cosa vorrei che facesse per me? Non è quello che facciamo tutte alla fine?
Il tema dell’amore e della paura di aprirsi completamente al sentimento è centrale nella trama. Come hai gestito la narrazione interna alternata tra Erin e Blake, e cosa volevi che i lettori prendessero da questo profondo viaggio emotivo?
La scelta della narrazione alternata non è stata un caso. Una delle cose che odio di più in generale nella vita sono i sentimenti non espressi chiaramente, i fraintendimenti che portano a elucubrazioni mentali inutili. Questo accade quando si segue solo il proprio pensiero. Ti faccio un esempio (adoro fare esempi): avevo quindici anni e a quell’età si cominciava ad uscire con le amiche e a flirtare con i primi ragazzi (ovviamente sto parlando di un po’ di anni fa, il 1987 precisamente. Le ragazze di oggi sono più precoci di quanto lo fossimo noi all’epoca) e ricordo chiaramente tutti i pensieri disconnessi che facevamo senza alcun fondamento reale. Se il ragazzo che ci piaceva, di solito si sceglieva quello più grande e più figo alla Danny Zuco per intenderci, avesse allungato il collo per cercare un parcheggio allora nella mente si sarebbe formato questo pensiero ‘Mi sta cercando tra la folla’. Se parlava con un’altra ragazza era ’Lo fa per farmi ingelosire ma lo capisco da come mi guarda che è interessato a me’ quando in realtà non ci filava di striscio e magari era solo strabico. Con gli anni ho imparato a dire pane al pane e vino al vino. “Mi stai cercando?” “No” “Va bene” – Oppure – “Sei interessato a me?” “No?” “Va bene”. Nota come il No sia stato un ‘must have’ della mia giovinezza! Il punto è che, se io so cosa c’è nella testa dell’altro non c’è possibilità di fraintendere. Attenzione, questo non vuol dire che non si soffre, ma almeno si arriva preparati. L’unico modo per rendere chiari i pensieri dei protagonisti era far parlare loro con la propria voce. Siate sempre onesti con voi stessi e con gli altri, non interpretate e non date adito a false interpretazioni. Alla fine, paga sempre nella vita.
Grazie mille, M.G.D., per averci svelato gli intricati dettagli dietro “ERIN. The country series”. Siamo certi che i lettori saranno affascinati dalla tua scrittura coinvolgente e dalla trama avvincente. Non vediamo l’ora di immergerci nelle pagine di questo romanzo e di scoprire cosa il destino riserva ai nostri amati personaggi. Un caloroso ringraziamento per essere stata con noi oggi!
