Il romanzo “Sorrisi nascosti” di Luigi Gianturco è un viaggio travagliato e sorprendente attraverso l’esistenza di Camillo, un protagonista sul punto di compiere un passo cruciale nel suo destino. In balia di un viaggio senza meta certa, Camillo si trova ad un punto di svolta, dopo aver lungamente evitato di affrontare problemi e soluzioni. Il lettore di questo romanzo, intriso di suggestioni autobiografiche, è condotto in un viaggio affascinante e turbolento, culminante in un finale che suscita disorientamento e stupore, ingredienti essenziali per penetrare e radicare questa storia nel profondo. Diamo ora voce all’autore.
Luigi, qual è stato il motore principale che ti ha spinto a scrivere “Sorrisi nascosti” e quali sfide hai incontrato nel trasporre la tua esperienza personale nella storia di Camillo?
Sorrisi Nascosti nella mia testa balenava da qualche tempo per le attinenze che la storia aveva con episodi di vita reale, personali in parte, come un qualsiasi lettore avrà potuto appurare “vivendolo” e scrivo così anziché optare per il termine leggendolo, perché quando poi mi scattò la scintilla di metterlo nero su bianco immaginavo proprio dovesse essere una profonda esperienza interiore. La scintilla mi scattò nelle notti insonni del periodo più duro della pandemia covid, periodo che, come medico, mi vide in prima linea e mi tirò fuori tanta di quella sensibilità forse sopita ma da sempre presente in me. Pertanto, la sfida forse più grande è stata quella di provare a sconfiggere quel senso di angoscia che avevo in me e che mi accompagnava giorno-dopo-giorno trasponendo, come ben dici, molto della mia interiorità in un personaggio di fantasia, soltanto in parte tuttavia. Ma questo i nuovi lettori lo scopriranno solo acquistandolo e vivendoselo.
Il romanzo affronta temi complessi come la ricerca di sé stessi e i rimpianti legati alle scelte passate. Come hai lavorato per rendere autentica ed emozionante questa narrazione?
Mah sai, di artificio e di tecniche confesso che ce ne siano davvero poche. Di recente, una lettrice mi ha detto che potevo lavorare molto di più in tecnica, ma io, a Lei come a Tutti, risponderei che Camillo ed il mio Sorrisi Nascosti siano unicamente spontaneità. Certo, quello che ho provato a fare è non svelare molto via via che la narrazione prendeva forma, mantenere costante un alone di mistero degno sposo anche della confusione, a tratti. Quindi, il lettore non capisce dove si vada a parare quasi fino alla fine ed anzi probabilmente dopo averlo “vissuto”, ognuno di Voi toglierà anche il quasi. Questa è la vera chiave di volta, la vivida emozione che ci cattura e nella sua forza ci trascina in un modo che alla fine rappresenta la vera cartina al tornasole di una storia davvero autentica nella sua capacità di emozionarci emozionando.
Il personaggio di Camillo è coinvolto in un viaggio esistenziale senza una meta definita. Cosa rappresenta per te questo viaggio e cosa intendi comunicare attraverso questa forma di vagabondaggio interiore?
In realtà, quanto in superficie o in modo più profondo, ci sia di fisicità nel viaggio resta ad ogni singolo lettore deciderlo; così come quanto di metafisico. Questa doppia faccia della medaglia fa quasi emergere un doppelganger del personaggio, un alter ego emozionale con cui competere e confrontarsi. Ognuno di noi ha strade che non ha preso. Ognuno di noi ha rimpianto momenti, luoghi, persone. In queste frasi del libro accennavo al tema di cui sopra e provavo a far riflettere i lettori su quanto sia cruciale per ogni individuo la propria interiorità: spesso ci combattiamo anche senza rendercene conto e somatizziamo sofferenze anche non totalmente consce. Cogliere i lati oscuri che albergano in ognuno di noi può essere davvero risolutivo. Diventare consapevoli dei propri limiti e dei propri crucci più intimi, può farci vagabondare (come dicevi tu) meno, ritrovando quindi la bussola delle emozioni positive che comunque esistono e vanno soltanto scoperte e ri-scoperte anche e specie nei momenti no.
La relazione tra Camillo e sua figlia è un aspetto cruciale del romanzo. Qual è il messaggio centrale che vorresti trasmettere ai lettori attraverso questo legame complesso?
Sia ben chiaro, che io non abbia compiuto studi tali da poter salire in cattedra e pontificare in merito. Il tema padre-figlio(a) ha riempito pagine e pagine non soltanto di letteratura. Nel libro cito anche un redivivo Cat Stevens che con l’arte della musica provò a tratteggiare una sua personale rotta sul tema. Vi svelo anche una curiosità a latere: in tanti, leggendo il libro, mi hanno anche chiesto: <<ma Tu hai una figlia?>> ed io con mega…sorrisi (qui non nascosti) ho risposto di no. Tuttavia, a prescindere dalla tematica genitori-figli, la figlia è una sorta di co-protagonista patinata, mai totalmente risolta, anche e forse, che ha mosso le richieste di un eventuale sequel o prequel: i lettori volevano capirne di più, conoscerla meglio e conoscere più dettagli della storia-a-due padre-figlia. Per quel che concerne, il mio intento invece oserei dire che la figlia in quanto donna è meta e metà! Una meta del viaggio che ognuno di noi può fare nel ricercare quegli spaccati di sensibilità che spesso soltanto le donne conoscono e possono insegnare alla nostra metà più introspettiva.
Come è stato il tuo percorso creativo nell’ideare il finale di “Sorrisi nascosti” e cosa sperate che i lettori traggano da questo epilogo sorprendente?
Io ovviamente amo leggere e per anni ho letto quasi esclusivamente thriller. L’impianto quindi del finale è quasi un epilogo da noir o thriller più che da narrativa classica. Pertanto, direi che il finale mi sia uscito facilmente dalla penna come impianto architettonico. Poi magari, anche io ho avuto una qualche musa ispiratrice che, venendomi a svegliare nelle poche ore di sonno della fase di scrittura, ha saputo essere la mia guida in questo viaggio di “architettura” misteriosa, chissà… Pertanto, cercherei questa donna architetto per condividere con lei la domanda e trovare le possibili risposte. Io, al momento per risponderti di getto, proprio come ho fatto con la stesura del romanzo, ti condividerei il commento di una mia cara amica lettrice; lei con l’enfasi di una bimba vivace mi ha trasferito questo tipo di commento-emozionale: Ti faccio i complimenti! Criptico, emozionale, romantico, melanconico, speranzoso, tormentato, passionale, reale, cronico sognatore e pensatore… Questo sei Tu! Anche se io lo sapevo già… Buona lettura a Tutti!
Luigi Gianturco, attraverso “Sorrisi nascosti”, ci conduce in un viaggio intimo e complesso, esplorando le pieghe dell’animo umano attraverso il turbolento percorso di Camillo. La sua capacità di trasporre suggestioni autobiografiche in una storia che incanta e destabilizza è sorprendente. Ringraziamo Luigi Gianturco per aver condiviso con noi la sua esperienza e la profonda riflessione che si cela dietro le pagine di “Sorrisi nascosti”. Attendiamo con trepidazione i futuri viaggi letterari che sicuramente continueranno a incantare e a stimolare i lettori verso nuove scoperte e introspezioni.
