Benvenuti nel mondo straordinario di Gerardo Pagano, autore del libro “Libero dalla cura”. In questa opera, l’autore ci guida attraverso una rilettura unica e affascinante della figura di Cristo, aprendo porte inesplorate della sua storia iconica. Oggi, esploreremo il processo creativo che ha guidato l’autore in questa avventura letteraria e scopriremo il suo intento nel presentare una visione nuova e innovativa di un personaggio così universalmente conosciuto. Accompagnateci in questo viaggio nell’interiorità e nella bellezza universale che Gerardo Pagano ha tessuto con maestria nelle pagine di “Libero dalla cura”.
“Libero dalla cura” è una rilettura straordinaria della figura di Cristo. Qual è stato il processo creativo che l’ha spinta a reinventare la storia di Gesù Cristo e come ha affrontato questa sfida? Qual è stato il suo principale intento nel presentare questa nuova visione di un personaggio così iconico e universalmente conosciuto?
L’uomo nasce, apre gli occhi e subito rimane affascinato dalla bellezza del mondo. Le straordinarie capacità evolutive diventano percorsi e piste per decolli avvincenti. Il viaggio rimane il suo tema predominante. Un Ulisside che consuma il tempo in voli altalenanti nella pancia del mondo. Ma tutto questo non gli basta. Ben presto, placati i morsi della fame e le arsure della sete, si accorge che esistono le “Domande invisibili”, quelle che hanno bisogno di processi celebrativi e di tempo per varcare le porte del mistero. Così nasce il bisogno di esplorare la propria interiorità. Il senso delle cose e la loro comunione. Nasce la preghiera che, come mastice unisce la terra al cielo. E proprio in questo istante, il narratore raccoglie i riflessi di luce e li inserisce in un grande caleidoscopio, dove ogni forma si reinventa nell’unicità di una nuova rilettura. Da tempo avvertivo la necessità di incontrarmi con le parole di Cristo e così, ho iniziato a leggere in maniera ordinata, gran parte della letteratura che lo rappresenta, non disdegnando i vangeli ufficiali e quelli ritenuti apocrifi, ossia esclusi dalla Bibbia ufficiale. La lettura immersiva dei testi sacri, celebrativi della figura iconica di Cristo, mi ha fatto scoprire l’inoppugnabile retorica che tutti i grandi personaggi subiscono dagli omerici approcci dei professionisti della storia. Partendo dall’assunto che il mio libro celebra essenzialmente la sacralità espressiva della parola, confesso che ho dovuto attendere molto tempo prima che si formasse e desse voce al “Cristo Rinnovato”. Un’attesa e una sfida molto difficili, per non dissacrare il perfetto quadro delle intenzioni divine. Quasi un viaggio senza approdo. Ma proprio quando pensavo di essermi smarrito con la mia piccola barca, in mezzo al mare infinito, ho sentito la spinta della scrittura. La figura di Cristo è trasversale. Attraversa come un razzo il tempo e la metafisica e si presta a qualsiasi astrazione, senza mai perdere la sacralità del suo volto. Il convincimento della fede è puro solo quando è amorfo e capace di liberare l’essere umano dai dogmi della chiesa. Quando riesce a consegnare, senza vincoli, la bellezza nelle mani dell’uomo. L’intento del libro è quello di eliminare gli effetti stroboscopici e mettere al centro del dibattito la bellezza universale come processo di resurrezione.
Nel suo libro “Libero dalla cura”, si intravede una complessa interazione tra l’umanità, la divinità e il concetto stesso di fede. Quali sono stati i principali desideri o obiettivi che ha voluto trasmettere ai lettori attraverso questa sfaccettata rappresentazione di Cristo e del suo rapporto con il mondo umano?
Non ho dubbi nel sostenere che, il superamento dei bisogni primari, chiude il ciclo della belluinità e apre al concetto di divino. L’esigenza di considerare un mondo parallelo che possa eliminare le ingiustizie e garantirci il bene personale, ha radici che affondano nella notte dei tempi. Credere nell’imponderabile è la spinta dell’immaginazione, il volo di Icaro, ma anche la costruzione di un paracadute che ci possa reggere mentre si precipita. Il concetto di fede, ossia, il mantenimento della parola data è come una sorta di artificio biblico che l’uomo si è regalato. Il binomio umanità/fede, in maniera imprescindibile, rappresenta la forza e la fragilità. Il bisogno di essere perdonato. La possibilità di poter a ogni stagione ricandidare il proprio ego, di ristabilire la continuazione della vita nonostante la certezza della morte. Il mio libro incoraggia il viaggio di ognuno di noi, il riconoscimento delle parole di Cristo, la riconsiderazione dell’umanità e del suo inestimabile talento di catturare le emozioni e trasformarle in “Opera D’Arte”. Il Cristo di “Libero dalla Cura” è attratto e incantato dal mondo e dalle dinamiche dell’umanità. Un Cristo che disdegna la centralità del palco, preferendo la platea per tutto il tempo necessario alla totale realizzazione della bellezza. Solo un’attenta lettura potrà compiere il miracolo di immergersi nel magico mondo della narrazione di “Libero dalla Cura”, dove l’uomo recupera la sua centralità, senza il bisogno di indossare maschere, compiendo miracoli credibili: Poesia, Pittura, Architettura, Letteratura, Magia. Di contro, il mio Cristo non compie miracoli, limitandosi ad accompagnare l’uomo all’interno di un orologio chiamato “Tempo”, per fargli rallentare la corsa convenzionale delle lancette.
Il suo libro esplora il concetto di divino e umano in modo intenso e coinvolgente. Quali emozioni o reazioni si aspetta che i lettori provino leggendo la sua opera?
Il concetto di divino ha sempre affascinato il genere umano, trascinandolo in esercizi iperbolici. Talvolta, la sete di conoscenza, ha prodotto eccessi di pensiero che hanno condotto le folle in posizioni paludose, al quanto discutibili. Le religioni e le dottrine infine hanno contribuito a formare le classi sociali, trasfondendo nel petto degli individui il proprio credo. La lettura di “Libero dalla Cura” processa il percorso e l’esperienza dell’essere umano. Le sue pulsioni, l’intento di sottomettere il proprio simile, utilizzando ogni sorta di arma contundente. Parla di rinascita, intesa come armonia e benessere. Di ordine e giustizia, attraverso i lessemi di Cristo che catturano per intensità, andando oltre le forme espressive del tempo. Per rispondere alla sua domanda, mi aspetto dal lettore, la rivoluzione del cambiamento, la voglia di approfondire i temi cardine del libro e la voglia di aprire un dibattito sulle reali potenzialità della creazione e dell’uomo. Disquisire sulla logica del “Nuovo Miracolo” e della sua portata rivoluzionaria. Sul riconoscimento del proprio Messia, che è presente sin dalla nascita in ognuno di noi.
Nelle sue numerose opere, ha attraversato diversi generi letterari. Come ci si avvicina alla scrittura di un romanzo, soprattutto quando si affrontano temi così profondi e complessi?
Oserei dire che, è la scrittura che si avvicina alla nostra anima, con la sua capacità di utilizzare i suoni e le innumerevoli combinazioni, per meglio definire i colori di un fiore. Ricevere in dono le parole e imparare a utilizzarle, apre a un mondo espressivo che coniuga storie e sentimenti. Per me, il narratore è come un pescatore che lancia la lenza in mare in attesa che abbocchi una storia. Una storia che cresca nello sviluppo narrativo dei personaggi, definendone il carattere. Ho iniziato a scrivere da bambino, sommerso dalle parole che cercavano impetuose un varco nella mia anima, per dettarmi meglio la mia poesia. Parole che, come cavalloni, mi travolgevano incuriosendomi, per poi traghettare il sentimento in armonie finite. Con il passare del tempo, ho iniziato a leggere la poesia, apprezzando l’essenzialità del verso e capendo come una strofa a dispetto del tempo che scorre, possa rimanere in eterno nella mente degli uomini. Una potenza dirompente, capace di abbattere una massiccia levata di scudi. Scrivo da quasi cinquanta anni e nonostante il ungo lasso di tempo, continuo a rimanere affascinato e rapito dall’esercizio della scrittura. Per rispondere alla sua domanda su come si approccia un romanzo, potrei dirle scherzosamente che è un’operazione folle! Presuppone una preparazione di base adeguata e uno studio particolare, specialmente quando si è decisi a trattare aspetti complessi di una storia. Un romanzo è costituito da varie parti, tutte concorrenti al ritmo della narrazione e alla credibilità dei personaggi, anche quando nella storia, gli stessi improvvisamente invadono pezzi di “Iperuranio”. Non credo di essere un grande scrittore o, meglio, di essere arrivato ai massimi livelli della potenzialità della narrazione, ma sono certo che un vero narratore è definito tale, quando rende credibile le cose più impensabili, traghettandole con una straordinaria semplicità.
Nel suo percorso artistico, ha ricevuto diversi riconoscimenti e premi. Qual è stato il momento più gratificante della sua carriera letteraria e come ha plasmato il suo approccio alla scrittura?
Innanzitutto, tengo a precisare che con il tempo, la scrittura matura e si vota al superamento di ogni forma di “acuto narcisismo”, assumendo successivamente una sua forma precisa. Poi, si nasconde. Confinandosi in una cavità segreta, difficile da raggiungere anche da mani esperte di picconatori che, sanno come trattare la roccia senza rovinare la lucentezza diamantifera del suo interno. Sono certo che il momento più alto dei miei passaggi letterari, è stato raggiunto quando ho incontrato Giorgio Barberi Squarotti, Poeta, Critico letterario e Italianista, in occasione delle prestigiose pubblicazioni dell’Agenda e dell’Almanacco del poeta, curate magistralmente da Giorgio Barberi Squarotti e da Sandro Gros Pietro. E poi, nel 1989, l’incontro con il Dantista e Leopardista più importante del panorama letterario italiano: il Prof. Mario Aversano. Nella mia lunga carriera letteraria, i premi che mi sono stati assegnati, hanno rappresentato più o meno, il senso del mio percorso artistico, esortandomi sempre di più alla ricerca del segno marcato che delinea il canto di un verso. Vorrei chiudere questa piacevole intervista, con un convincimento. la lettura cura le buone intenzioni e indiscutibilmente alimenta la dinamica del “Sabato del Villaggio”. Possedere un castello con centinaia di finestre e non aprirle, significa di non essere interessati alle diverse vedute prospettiche di un’emozione.
Ringraziamo Gerardo Pagano per aver condiviso con noi la sua affascinante visione di Cristo e del suo libro “Libero dalla cura”. Attraverso la sua straordinaria capacità espressiva, Pagano ci ha condotto in un viaggio attraverso le “Domande invisibili” e ci ha invitato a esplorare la nostra interiorità. La sua opera, celebrando la sacralità espressiva della parola, mira a liberare l’essere umano dai dogmi, mettendo al centro del dibattito la bellezza universale come processo di resurrezione. Che il lettore possa sentirsi ispirato a esplorare il proprio viaggio interiore, a riconsiderare il concetto di fede e a vivere una resurrezione personale attraverso la bellezza.
