Il nostro viaggio alla scoperta dei nostri titoli più interessanti ci porta, oggi, a presentarvi Il circo e i suoi “fenomeni”, di Laura M. T. Trivero: è un libro per noi particolarmente stimolante, del quale abbiamo cercato di approfondire alcuni aspetti inediti.
Il circo è il grande epicentro del suo libro. Qual è stata la sua ispirazione dietro la scelta di questo ambiente e come ha cercato di catturare l’atmosfera poetica e la complessità della vita circense?
L’ispirazione è venuta nel marzo 2020, nel periodo della chiusura totale contro il Coronavirus, quando l’insegnate di un corso di scrittura cui avevo precedentemente partecipato ci propose di “scrivere come antidoto” per sentirci più uniti, approfittando di questo isolamento, per “scrivere e far scrivere”, usando le sue parole. Ogni giorno, per una settimana, ci assegnava un esercizio di scrittura, un po’ come gioco, un po’ con la speranza che potesse diventare qualcosa di più concreto; ci dava piccoli spunti da cui partire per trarne brevi narrazioni. Il primo esercizio fu creare una trama con tre personaggi e il circo come ambientazione. Io ho sempre adorato il circo, fin da piccola, mi ha sempre affascinato, incuriosito e trasmesso gioia; per cui, una volta eseguito e consegnato il mio piccolo esercizio, ho cominciato a viaggiare con la fantasia e ho ampliato e modificato il mio scritto.
I suoi racconti sono collegati da un fil rouge. Può condividere con noi quale sia questo filo conduttore e come influisce sulla trama complessiva del libro?
Mi allettava l’idea di scrivere brevi racconti da poter cominciare e finire in una sola sera, prima di spegnere la luce per dormire, anziché una narrazione più lunga che, se rimane troppo tempo sul comodino, rischia di dover essere ricominciata. Desideravo però che questi racconti facessero parte di una cosa sola, che fossero tutti racchiusi in un solo scrigno, un po’ come all’interno di una sola “famiglia”. Quella stessa “famiglia” di cui fanno parte i personaggi dei vari racconti: si ritrovano tutti insieme sotto il tendone di uno stesso circo nonostante ognuno di loro abbia percorso una strada diversa.
Nel suo libro, mette in risalto sia le luci brillanti che le ombre del mondo circense. Qual è il suo obiettivo nel riflettere su entrambi gli aspetti e come ha affrontato la sfida di rappresentare la fatica e la saggezza che caratterizzano questo universo?
Mi è sempre piaciuto immaginare la vita e il tran tran quotidiano che c’è nel fantastico ambiente del circo una volta che si spengono le luci, la musica, una volta tolti i costumi di scena e il trucco. Mi immagino un mondo silente e tranquillo ma allo stesso tempo, come ogni medaglia ha il suo rovescio, anche buio ed enigmatico. Quindi ho voluto trasmettere la leggerezza che c’è in uno spettacolo nonostante il buio che gli interpreti possono avere dentro; un modo per mettere in rilievo “Yin e Yang” del mondo circense e non solo.
La sua Opera ha i colori della favola e la profondità della saggezza. Come ha bilanciato questi due elementi nel suo stile di scrittura e quali messaggi o insegnamenti spera di trasmettere ai lettori attraverso la sua narrazione?
I miei primi passi nel mondo della scrittura sono cominciati scrivendo favole pensate per mio figlio, all’epoca appena nato, da potergli leggere una volta diventato più grande; perciò sono partita da questo stile “semplice” ma adatto a portare messaggi che si possono poi comprendere meglio da adulti, un po’ come un piccolo seme piantato e che germoglierà poco a poco. Quindi ho voluto riproporre questo stile favolistico ambientando le storie nel circo, un mondo che mi ha sempre ammaliato e di cui non si parla molto. Un mondo che mi piace, oltre che per gli spettacoli che propone e la bravura dei suoi artisti, per il calore e l’accoglienza che trasmette e anche per il fatto che non abbia porte e serrature con lo scopo chiudere al di fuori il mondo “classico” ma accetti invece di rimanere un po’ in disparte ad aspettare che sia il mondo “classico” ad andare da lui. Ecco, io vorrei appunto infondere un piccolo messaggio di inclusione affinché possano cessare giudizi, pareri e atteggiamenti di indulgenza e tolleranza fatti cadere dall’alto e nascano i presupposti per un atteggiamento accogliente verso chiunque. Ritengo infatti che nessuno abbia titolo per giudicare o sentirsi migliore o superiore, ma che ognuno, seppur diverso da tutti gli altri, sia una persona unica e speciale.
Cosa l’ha spinta a esplorare il tema dei “fenomeni” all’interno del circo? Qual è stata la sua visione dietro la creazione di questi personaggi e cosa intende comunicare attraverso le loro storie
Da bambina ero minuta e agile: riuscivo a passarmi una gamba dietro il collo oppure mi divertivo a raccogliere cose cadute in posti infelici (in cui non si arrivava con le mani o la sola lunghezza delle braccia) con i piedi! Le mie sorelle ridevano come matte e, scherzando, mi dicevano che sarei potuta andare a lavorare in un circo come “fenomeno da baraccone”. Da ragazza invece sentivo i “grandi” usare la stessa espressione in senso dispregiativo per parlare di persone con difetti fisici. Questa cosa mi confondeva perché non capivo come uno stesso termine potesse essere contemporaneamente positivo e negativo. In seguito compresi che questo dipendeva dal punto di vista di chi si stava esprimendo: il senso negativo era utilizzato da persone superficiali e facili al giudizio, mentre il senso positivo era usato scherzosamente da chi vede i “difetti” degli altri come risorse. Ed ecco allora che mi è nata l’idea di scrivere di persone con “difetti” trasformandole in, non dico eroi, ma quasi. La scrittura per me è solo una passione, non è il mio mestiere – magari! – quindi mi sono permessa di spargere qua e là nei vari racconti dei piccoli pezzettini di cose vissute in prima persona, usandoli come ispirazione e spinta per proseguire nella stesura del racconto quando la mia penna non scivolava più fedelmente sul foglio bianco. Un foglio bianco che ho voluto riempire dando importanza alle diversità con l’auspicio che non siano più viste come tali ma, anzi, possano diventare una risorsa per molti.
Ringraziamo Laura M. T. Trivero per averci concesso questa intervista. Speriamo che il suo libro Il circo e i suoi “fenomeni” possa raggiungere un ampio pubblico e che possa ispirare e coinvolgere i lettori. Buona lettura e a presto con la prossima intervista!
