Cari lettori, dare voce a chi vive ai margini, a chi spesso resta invisibile, è uno dei compiti più delicati e necessari della scrittura. Il nespolo di Maria Casciano nasce proprio da questo bisogno: raccontare vite segnate dalla fragilità, dalla dipendenza, dalla fatica di ricominciare. Attraverso storie raccolte nella quotidianità di una Casa Alloggio, l’autrice ci accompagna dentro piccoli universi umani, fatti di cadute e tentativi di risalita, di solitudini e di inattese scintille di luce. In questa intervista per il blog del Gruppo Albatros, incontriamo Maria Casciano per approfondire il cuore del suo libro e il percorso umano e professionale che l’ha portata a diventare, come ama definirsi, una “ricercatrice di storie”.
Il nespolo nasce dall’incontro diretto con uomini e donne accolti in una Casa Alloggio: quando ha sentito che quelle esperienze dovevano diventare un libro?
L’idea di volerle “trascrivere” è nata dal desiderio che alcuni ospiti della casa avevano di volersi raccontare. La percezione che avevo inizialmente è che parlassero della loro vita con un disinteresse che celava il bisogno di rivivere quei momenti, per poterli ricordare o in alcuni casi per esorcizzarli. “Vivere” con loro nella casa alloggio affrontando la quotidianità ha favorito questo scambio fin dall’inizio della mia attività lavorativa. Entrare in empatia con loro e con le loro storie mi ha condotto naturalmente verso l’idea di volerle condividere per rendere una testimonianza.
Nel testo ogni persona è raccontata come un “piccolo cosmo”: quanto è stato importante per lei restituire l’unicità di ciascuna storia, evitando stereotipi sul disagio e sulla dipendenza?
È stata una priorità quella di rendere le loro vite in quella manciata di racconti come se fossero le vite di chiunque. Preservare la loro voce dai pregiudizi e dai luoghi comuni è stato per me l’unico modo per proteggere il loro vissuto e renderlo allo stesso tempo un esempio per gli altri. Il messaggio dietro questo libro è volutamente molto forte e trovare un equilibrio per trasmettere al lettore questa forza non è stato semplice: ognuno porta con sé un valore unico che non può e non deve essere scalfito dal giudizio degli altri.
Il titolo richiama un’immagine delicata e potente, quella delle nespole che maturano nella paglia: che significato simbolico attribuisce a questa metafora?
Le nespole sono un frutto climaterico dal sapore intenso che va compreso per essere apprezzato. la sua maturazione raggiunge il culmine dopo un’attesa che va rispettata. Gli errori, l’assenza di consapevolezza e le circostanze hanno reso le loro vite come le nespole acerbe, dal sapore impreparato, non all’altezza. D’altro canto, lo stesso albero, il Nespolo come all’interno dei Malavoglia di Verga rappresenta il fulcro del calore familiare ed ha una potente simbolicità.
Scrivere di emarginazione comporta una grande responsabilità etica: quali sono state le principali difficoltà emotive e narrative affrontate durante la stesura del libro?
Le difficoltà emotive e narrative non le ho solo affrontate durante la stesura del libro, ma le ho anche volutamente riportate all’interno delle riflessioni personali che si manifestano tra un racconto e quello successivo. Non una semplice chiave di lettura per rendere questo libro fruibile a chiunque, ma anche uno spunto per andare oltre e cogliere quelle sfumature che fanno parte del proprio personale bagaglio di esperienza. Questo libro nasce con la volontà di arricchire il proprio sguardo sul prossimo, più vicino di quanto si possa pensare.
Che tipo di lettore immagina per Il nespolo e quale messaggio spera resti a chi chiude l’ultima pagina?
Ho forse parzialmente già argomentato questa risposta nelle precedenti; ma posso ribadire in maniera ancora più diretta che immagino che questo libro possa essere d’aiuto non solo per chi vive o lavora in situazioni simili, ma anche per i più scettici. è fondamentale avere una piena consapevolezza che la vita, le relazioni che costruiamo o che attraversano anche solo temporaneamente la nostra esistenza diano un contributo importante a ciò che siamo o a ciò che diventeremo un giorno. Nessuna delle vite narrate avrà vissuto una vita invano se ciò che ha vissuto arriverà a qualcun altro.
Ringraziamo Maria Casciano per aver condiviso con noi il percorso che ha dato vita a Il nespolo, un libro capace di trasformare l’ascolto in racconto e la memoria in gesto di cura. Le sue pagine ci ricordano che dietro ogni fragilità c’è una storia che merita attenzione, rispetto e tempo. A voi lettori l’invito a lasciarvi attraversare da queste voci, a rallentare e ad ascoltare: perché, a volte, è proprio dalle vite più silenziose che arriva la luce più intensa.
