GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: DISINCANTO, SEGUI IL TUO NORD – Barbara Menegazzi e Marco Varnier

Cari lettori, oggi vi portiamo dentro una storia intensa e autentica, raccontata a due voci che si intrecciano con forza e verità. Disincanto, segui il tuo Nord è molto più di un libro: è un viaggio tra il dolore e la speranza, tra la fragilità di una dipendenza devastante e la resilienza di chi non ha mai smesso di cercare una nuova rotta. Attraverso le parole di Marco, che ha vissuto in prima persona il dramma della tossicodipendenza, e di Barbara, operatrice appassionata e guida premurosa, scoprirete un racconto che parla di cadute, di lotta e di rinascita. In questa intervista esclusiva vi sveliamo i retroscena di un percorso umano e professionale, capace di illuminare anche gli angoli più bui.

Come è nato il progetto di scrivere un libro a due voci, che mette insieme l’esperienza di un operatore e quella di un ragazzo che ha attraversato la dipendenza?

Il progetto di scrivere il libro a due voci nasce contemporaneamente dal bisogno di Barbara, un operatore che da anni presta il proprio fare a favore dei ragazzi che vivono il drago della dipendenza e Marco, uno di loro che ha scelto di cambiare il suo stile di vita e per farlo, di guardare al proprio passato e trasferirlo su carta con parole dense di significato, in un viaggio catartico e riparatore. Questi due bisogni si sono incontrati nel significativo luogo che è la comunità terapeutica di Campocroce, dove Barbara è il direttore e Marco ne è stato ospite. Il progetto di recupero di ogni ragazzo è un viaggio complesso, irto di difficoltà, ma anche di magiche albe, incontri e scoperte per tutti coloro che ne sono coinvolti, ogniuno con il proprio pezzo di responsabilità e cuore, a formare una rete, un intreccio virtuoso, che è quello che protegge e guarisce.

Marco, quali sono stati i momenti chiave che ti hanno spinto a cambiare e a intraprendere questo difficile percorso di rinascita?

Ci sono stati diversi momenti chiave, ma direi che tutto è iniziato quando ho toccato con mano il profondo senso di solitudine e vuoto che caratterizzano le persone che fanno abuso di sostanze. Quando mi sono reso conto che ciò in cui avevi creduto, ciò per cui avevi lottato, non mi rappresentava più’. È come se all’improvviso si spegnesse la folle luce che mi aveva guidato fino a quel punto. Il primo scossone è arrivato nel silenzio dei giorni vuoti, quelli in cui la routine non basta più a darti un senso. Ma è stato proprio quel vuoto a farmi porre le domande giuste. Poi è arrivato il momento della verità: guardarmi allo specchio e ammettere che stavo vivendo una vita che non era vita. Il punto di rottura è stato anche il punto di svolta: ho scelto di ascoltare la mia voce interiore, anche se tremava. Quel nord di cui parlo nel libro non è un punto fisso, ma una direzione che si rafforza ogni volta che scegli la verità invece delle comodità, la coerenza invece che il compromesso. È stato difficile certo, ma ogni passo in quella direzione, anche quelli incerti, è stato un atto di rinascita. Perché solo quando accetti di perderti davvero, puoi ritrovarti in modo autentico.

Barbara, quali sono le sfide più grandi nel lavorare con ragazzi che vivono situazioni di dipendenza e come si riesce a mantenere la motivazione?

Le sfide più grandi nel lavorare con i ragazzi sono, oggi come ieri, la difficoltà di lavorare con pazienti che non solo per nulla collaboranti, inizialmente per molti mesi e poi ogniqualvolta hanno ricadute comportamentali che li portano a gettarsi in mare aperto senza le protezioni che hanno imparato. La sfida è confrontarsi con una patologia pervasiva, pericolosa, che può’ ripresentarsi, che fatica ad andarsene e che i pazienti stessi abbracciano forte, a volte fino alla morte ed allora l’equipe deve affrontare entrambi contemporaneamente. La sfida è la atavica mancanza di risorse umane e materiali, a supporto degli operatori, risorse mai sufficienti perché’, altra sfida, questa patologia porta con sé pregiudizio, disinformazione e svalutazione, la dispercezione del pensiero comune per cui chi si droga è un vizioso che lo fa per scelta. A queste sfide oggi si aggiungono la normalizzazione dell’uso, che porta spesso a diagnosi estremamente tardive o a svalutazione del problema, l’abbassamento radicale dell’età del battesimo dell’uso, la larga possibilità di acquisto dello stupefacente on Line, la molteplicità delle sostanze dissocianti, pericolosissime e graditissime, che producono danni mai visti prima, a livello neuronale, psichico e organico, l’atteggiamento di non compliance alla cura da parte delle famiglie, che inizialmente sono estremamente protettive e negano ciò che accade, spesso con uno stile narcisistico che aggrava il problema. La motivazione si mantiene assistendo allo sbocciare di questi ragazzi. Fosse solo una corolla a schiudersi e a non appassire, tutto è valso la pena!

Come pensate che Disincanto, segui il tuo Nord possa essere di aiuto o ispirazione a chi si trova in difficoltà o a chi vuole capire meglio questo mondo?

Disincanto può essere d’aiuto e di ispirazione parlando di speranza, cambiamento, coraggio e vicinanza. Ed anche fornendo informazioni reali perché vissute sulle comunità terapeutiche, sui programmi di recupero, sui dispositivi d’aiuto. Disincanto non è un manuale, è testimonianza viva.

Guardando al futuro, quali messaggi o speranze vorreste lasciare a chi si trova a navigare in acque tempestose, come quelle raccontate nel libro?

Vorremmo lasciare un potente fascio di luce che possa davvero illuminare e dare reali e potenti informazioni a chi si trova a navigare in mezzo alla tempesta perché possa bucare il buio, distogliere dall’incanto, segnalare gli scogli aguzzi e cessare il canto distruttivo delle sirene. Tutto questo perché tale consapevolezza, anche di un attimo, dia il coraggio e la forza di girare il timone dalla parte giusta, prima che tutto sia irrimediabile.

Grazie, Barbara e Marco, per averci aperto il vostro cuore e aver condiviso con noi questo racconto così potente e necessario. Cari lettori, speriamo che questa intervista vi abbia trasmesso la forza e la speranza che emergono da ogni pagina di Disincanto, segui il tuo Nord. A volte la vita ci mette alla prova con tempeste difficili da affrontare, ma come ci insegnano queste pagine, esiste sempre una via per ricostruire e rimettersi in viaggio. Continuate a seguirci per altre storie che raccontano il coraggio e la trasformazione, perché ogni voce conta e ogni esperienza può diventare luce per chi cammina accanto a noi.

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