GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: SETTE GIORNI PER UN MATRIMONIO – Marina Floris

Cari lettori, oggi vi invitiamo a compiere con noi un viaggio tra le pieghe dell’animo umano, dove emozioni, silenzi e contraddizioni si mescolano come le correnti che lambiscono le coste di Stromboli. Abbiamo il piacere di ospitare sul nostro blog Marina P. Floris, autrice del romanzo Sette giorni per un matrimonio, una storia intensa e poetica che prende vita tra le suggestive atmosfere dell’isola vulcanica e l’imprevedibile deviazione verso Marsiglia. Nel suo libro, l’autrice intreccia introspezione e bellezza paesaggistica, affrontando con rara sensibilità i nodi di una crisi coniugale, tra apparenze ingannevoli e verità che emergono a poco a poco. Un’opera che non si limita a raccontare, ma che invita a sentire, riflettere, mettersi in discussione. Abbiamo voluto rivolgere a Marina cinque domande per conoscere meglio il suo percorso, la genesi del romanzo e il mondo che si cela dietro le sue parole.

Sette giorni per un matrimonio è ambientato sull’isola di Stromboli, con un’improvvisa tappa a Marsiglia. Come hai scelto questi luoghi e quale ruolo giocano nella narrazione?

Il romanzo è ambientato a Stromboli perché Stromboli è stata sempre un’isola che mi ha appassionato per la sua natura selvaggia, il mare blu e il contrasto con questo vulcano che nel passato (oggi da seri problemi che in passato non vi erano stati) rumoreggiava spingendo in alto puntolini rossi brillanti che la sera sembravano un grappolo di fuochi artificiali. La fermata a Marsiglia è stata un’invenzione, un posto che avevo visitato da poco e molto lontano da Stromboli, all’estero quindi un posto difficile da raggiungere. Chiaro che questa natura selvaggia mi sembrava appropriata per un racconto che fosse circondato da un mistero, che tra l’altro partiva da un possibile incendio dovuto al Vulcano.

Nel romanzo si percepisce un’intensa componente introspettiva. Da dove nasce il bisogno di esplorare la crisi coniugale in una forma così profonda?

Essendo sposata da molti anni so che il matrimonio, è un rapporto che si costruisce giorno per giorno. L’unione coniugale vive una moltitudine di momenti bellissimi, insieme a tempi che rotolano rapidi portando con sé consuetudini e riti simpatici. Ci sono poi parecchi momenti in discesa, di grigio e di incomprensioni, che, se non affrontati e sviscerati, in un tranquillo e sereno vis-a-vis rischiano di diventare un abisso di tristezza e solitudine senza perché.  E sono anche momenti pericolosi perché si è più fragili rispetto al mondo che ci circonda e si rischia dunque di far finire qualcosa di prezioso e di unico che va invece curato con attenzione.

I tuoi personaggi appaiono vivi, credibili, complessi. Come li hai costruiti? C’è qualcosa di autobiografico in loro?

Per quanto riguarda i miei personaggi ho attinto molto da persone di mia conoscenza, naturalmente cambiando le loro storie, ma ho tenuto presente anche storie di conoscenti di amici miei, e alcuni li ho proprio citati, senza il nome, con i loro caratteri e il loro modo di essere! Per esempio, quando parlo della gelateria più famosa di Stromboli faccio riferimento a una coppia di nostri carissimi amici, a cui ho cambiato il nome, ma che adesso con il loro permesso dico, che sono Sandra e Daniele che sono proprietari di una famosa pasticceria di viale Parioli a Roma “Il Cigno “e che sono esattamente come io li ho descritti nel libro. Un altro personaggio che appare senza nome è il famoso musicista jazz, che poi è Danilo Rea, che è veramente fratello minore di un amico di mio marito.

La spiritualità attraversa l’intero racconto, come una corrente sotterranea. Che significato ha per te, nella scrittura e nella vita?

Ho recuperato La fede da molti anni, attraverso un cammino che è nella Chiesa. Questo cammino meraviglioso ti porta a scoprire la Parola della Bibbia non soltanto come conoscenza, ma anche e soprattutto come qualcosa che parla alla tua esistenza e ti dà una direzione nel vivere quotidiano, la scoperta dei sacramenti come un grande dono e tutto questo non in modo bigotto o restrittivo.  Avere incontrato in questo cammino Gesù Cristo Risorto come roccia e baluardo della mia vita è stato per me decisivo ed è davvero un vivere ogni momento nella pace.

Hai già pubblicato racconti, poesie e un altro romanzo. Come si inserisce Sette giorni per un matrimonio nel tuo percorso di autrice?

L’ultimo romanzo si inserisce nel filo conduttore della mia intenzione di essere di aiuto agli altri attraverso delle testimonianze che possano aiutare a riflettere sulle circostanze che ci circondano. Nel libro “Se hai un cuore di mamma e di papà” era assolutamente primario il desiderio di mostrare come nella adozione non c’è nulla di estraneo ma c’è un figlio che è tuo da sempre e che, quando lo hai in braccio tutto questo trova la sua conferma più profonda: un legame che si crea immediatamente con questo figlio atteso e desiderato. Come nella maternità naturale c’è un bimbo che tu non conosci di cui non sai nulla ma immediatamente è tuo. Così nel romanzo “Sette giorni per un matrimonio” ci sono una serie di riflessioni mescolate agli eventi, al mistero, che si crea sin dall’inizio e che si protrae quasi fino alle ultime pagine. Ci sono chiacchiere ed eventi estivi, ma ci sono anche tante situazioni che necessitano di una riflessione profonda che faccia comprendere come ogni atto della vita va bene valutato, ponderato prima di prendere qualsiasi decisione che potrebbe essere distruttiva per chi la compie per chi ne soffrirà le conseguenze.

Ringraziamo di cuore Marina P. Floris per aver condiviso con noi il suo sguardo profondo e delicato sul mondo delle relazioni umane. Sette giorni per un matrimonio non è solo una storia d’amore: è un invito a guardarci dentro, a non avere paura delle fratture, delle domande, delle svolte inattese della vita. Cari lettori, se cercate una lettura capace di emozionarvi e di farvi riflettere, questo romanzo saprà accompagnarvi con grazia e intensità. Continuate a seguirci per nuove interviste e nuove storie da scoprire.

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