GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: GRÄFIN MARY – Chiara Visentin

Cari lettori, alcune storie hanno il potere di toccarci in profondità, non solo per la loro bellezza narrativa, ma per quella sottile sensazione che ci trasmettono: che dietro le pagine si nasconda qualcosa di vero, di vissuto, di tramandato. Gräfin Mary, il romanzo d’esordio di Chiara Visentin, è proprio una di queste storie. Ambientato nel 1845, il libro ci conduce sulle tracce della giovane Mary, costretta a lasciare la sua Vienna per trasferirsi in Italia. Quello che inizia come un viaggio fisico si rivela ben presto un percorso interiore, di crescita, sfida e scoperta. Sullo sfondo, una società divisa da classi e convenzioni, e al centro, un amore profondo quanto impossibile, che sfida il tempo e i pregiudizi. Abbiamo avuto il piacere di rivolgere alcune domande all’autrice per scoprire qualcosa in più sul suo legame con questa storia così intensa.

Nel suo romanzo si respira una familiarità con i luoghi, i gesti e le atmosfere dell’epoca: da dove nasce questa sensibilità così precisa e autentica?

Il libro è il racconto fedele di ciò che per una vita intera mia nonna materna mi ha raccontato. Fin da piccola mi ha raccontato con novizia di dettagli la storia di Mary, che solo in età adulta ho capito coincidere con la storia della nostra famiglia. I suoi erano racconti talmente precisi e puntuali che poi qualche anno fa quando sono andata a verificare i luoghi ma anche i palazzi, li ho trovati perfettamente corrispondenti alla realtà. Mia nonna me li descriveva talmente bene che, se avessi chiuso gli occhi, avrei visto quei palazzi, quei vestiti, quelle città. Con gli anni però, facendosi sempre più importati le descrizioni e sempre più particolareggiate ho deciso di metterle per iscritto più che altro per non rischiare di perdere nulla.

Il personaggio di Mary è una giovane donna forte, anticonvenzionale, in lotta con i limiti del suo tempo: come si è sviluppata la sua figura nel processo creativo?

In realtà io non ho creato nulla ma mi sono limitata a raccontare ciò che era stato raccontato a me. Man mano che crescevo e che il racconto si faceva più dettagliato sulla figura di Mary, la mia sorpresa cresceva, perché una donna dell’Ottocento, sprezzante dell’etichetta, dell’educazione e delle convenzioni dell’epoca si viveva la vita come se non esistesse null’altro. Ha portato avanti una gravidanza con cipiglio tipico di una nobil donna ed è lo stesso cipiglio che io ho visto in mia nonna, in mia madre, in me e ora anche in mia figlia. A volte penso che siamo tutte Mary perché tutte tenaci, forti, orgogliose come lei.

C’è un sapore quasi “tramandato” in alcune scene del libro, come se certi dettagli fossero parte della memoria familiare: è così?

Si non è solo memoria famigliare ma, secondo noi, sono proprio geni famigliari, riconoscibili in tutto il mio albero genealogico, altri sono proprio sapori, profumi e sensazioni tramandate da mia nonna. Il profumo del burro, la casa piena di quell’aroma meraviglioso lo sentivo quando andavo a trovare mia nonna ed è lo stesso che sento quando ritorno da mia mamma e lei mi prepara i biscotti. Stessa cosa per la cioccolata, quando nelle fredde giornate o serate invernali me la cucino non è solo una coccola ma è come se mia nonna fosse li con me, non è solo un alimento per il fisico è soprattutto per l’anima.

Quanto è stato importante per lei confrontarsi con la storia – non solo quella dei libri, ma anche quella più intima, personale – durante la scrittura?

Devo, in tutta onestà, dire che è stato un viaggio lungo a tratti faticoso ma meraviglioso. Ho avuto momenti di sconforto, soprattutto quando mi rendevo conto che alcuni documenti erano stati fatti sparire, quindi dovevo ritornare dieci passi prima, cambiare direzione per farne due in avanti. Ma mai ho pensato di mollare, la posta in gioco era la storia della mia famiglia, la mia storia. Tante porte mi sono state chiuse in faccia, e tante persone ostili hanno cercato di farmi desistere, ma non hanno fatto i conti con il carattere famigliare che tutte noi abbiamo.

Qual è, secondo lei, il messaggio che Gräfin Mary può lasciare ai lettori di oggi, soprattutto alle giovani generazioni?

Il messaggio che ha lasciato Mary prima di tutto a noi famigliari e poi anche alle giovani generazioni è la tenacia, la libertà dei sentimenti, e l’anteposizione di un amore più grande (quello per la figlia) alla sua stessa esistenza. Da lei in poi nella mia famiglia le donne non si sono mai sentite inferiori agli uomini, si sono sempre ritagliate un ruolo di prestigio e paritario. Fiera ed orgogliosa ha vissuto la sua vita con un briciolo di pazzia, che non guasta. La sua indipendenza e pazzia però l’ha pagata cara, le è stato inferto il peggior dolore che ad una madre si possa infliggere, sottrarle la bambina e proprio da quel padre che lei amava tanto ma che, al contrario dell’inizio dove si dimostrava precursore dei tempi, alla fine si è dimostrato proprio figlio dei suoi tempi dove il nome della casata nobiliare veniva prima di tutto. Che delusione deve aver provato e che rabbia.

Ringraziamo Chiara Visentin per aver condiviso con noi la genesi di un romanzo che ci riporta a un passato lontano, ma che sa parlarci con voce vicina. Gräfin Mary è una storia che affascina per la sua intensità narrativa, ma ancor di più per quel senso di autenticità che si avverte tra le righe; un libro dove ogni pagina è parte di un’eredità preziosa, custodita e poi donata al lettore. Cari lettori, se amate i romanzi che intrecciano emozioni profonde, contesti storici suggestivi e personaggi indimenticabili, Gräfin Mary saprà sorprendervi e toccarvi nel profondo. Buona lettura!

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