C’è qualcosa di magico nell’estate dell’infanzia: il tempo si dilata, ogni giornata può riservare una sorpresa, e tutto è possibile – anche incontrare piccoli alieni arrivati da galassie lontane. In Puck e Liara. I due piccoli alieni e la pietra magica, Leonardo Piccardi ci regala una storia per ragazzi che unisce meraviglia, fantascienza e valori profondi, attraverso un’avventura che inizia con una vacanza dai nonni e si trasforma in un viaggio interstellare. Oggi abbiamo il piacere di intervistare l’autore per scoprire cosa si cela dietro le pagine di questa affascinante storia.
Com’è nata l’idea di scrivere una storia per ragazzi ambientata tra la Terra e mondi lontani dell’universo?
L’idea di scrivere una storia per ragazzi ambientata tra la Terra e mondi lontani dell’Universo nasce da una mia profonda passione, fin da ragazzino, dei racconti di fantascienza, argomento che mi affascinava, e che colpivano il mio immaginario, pensando alla bellezza e al fascino dell’esistenza di extraterrestri. Leggevo fumetti, libri, vedevo film, tutti ambientati su mondi lontani, su pianeti misteriosi, che magari non erano stati ancora scoperti dall’uomo. Ma la cosa che più attirava la mia curiosità, era credere davvero all’esistenza dei cosiddetti “marziani”, che però anche se in certi film venivano rappresentati come alieni cattivi, che volevano conquistare la Terra, dentro di me, e non so spiegarmelo, c’era la convinzione, allora come anche adesso se devo essere sincero, che l’Universo sia popolato anche da esseri completamente diversi dagli umani, ma molto progrediti in tutto, nella tecnologia, nella fisica, nella medicina, nei segreti sconosciuti del cosmo, ma soprattutto esseri di luce, portatori di pace, anche se certamente anche loro sui propri pianeti, sicuramente dovevano affrontare difficoltà, tiranni, ma sempre riuscendo a vincere il male con il bene. Li ho sempre immaginati, non violenti, gentili, sorridenti, amichevoli. E quindi mi sono divertito a raccontare una fiaba-fantasy, proprio per divulgare questo mio credo, certamente discutibile, ma che in me ha sempre dato la convinzione che, se davvero esistevano extraterrestri, questi, se fossero venuti sulla Terra, avrebbero portato, tante scoperte rivoluzionare, per aiutare i terrestri a vivere in pace, accettando le differenze di tutti e rispettando le idee di tutti. Forse era un’utopia del ragazzino, ma mi faceva tanto bene crederci. Come peraltro ci credo ancora. Quindi ecco affiorare in me raccontare una storia, per affascinare i lettori più piccoli, ma anche per gli adulti appassionati del genere.
Nel libro, il personaggio del nonno Felice ha un ruolo centrale: quanto c’è di autobiografico in questa figura?
Ho 72 anni con due figli e tre nipotini, due Mattia e Estelle, hanno ora sei anni, mentre l’ultimo arrivato Lorenzo ora ha appena compiuto un anno. Io, come nonno, mi sono divertito ad ascoltare i due più grandicelli, che raccontavano tra di loro, sicuramente vedendo i cartoni alla tv, l’esistenza di super eroi, fate, mostri, turbopropulsori, macchine volanti, magie, insomma tutto l’immaginario fantasioso che a volte affascina i bimbi, ma certe volte mette anche loro paura, come è normale. Allora mi sono detto che, come nonno avrei dovuto scrivere qualcosa per questi bimbi, quindi non solo per i miei nipotini, ai quali devo riconoscere di avermi fatto nascere questa idea, ma per tutti quelli che amavano credere, come me da piccolo, all’esistenza di mondi lontani, magari con strani alieni, che combattevano con coraggio contro i soliti “cattivi”, riportando poi, ovviamente, sempre la vittoria. Ma volevo che si immaginassero anche loro protagonisti di queste avventure e quindi ecco creato il nonno Felice con i nipoti Michi e Gaia, che saranno ognuno con le proprie capacità, i coraggiosi eroi che corrono anche se con qualche perplessità all’inizio, a soccorrere i loro piccoli amici alieni, che si trovano in difficoltà a causa di un tiranno e che teneramente vengono sulla Terra proprio a cercare il loro aiuto, aiuto che i nostri eroi poi accetteranno di dare.
Puck e Liara, i piccoli alieni protagonisti, arrivano sulla Terra per chiedere aiuto: qual è, secondo lei, il messaggio più importante che portano con sé?
Puck e Liara che sono i due piccoli alieni, peraltro simpatici, strani, con sei dita ed altre caratteristiche, portano un bellissimo messaggio: il coraggio di chiedere aiuto, quando si è in difficoltà, perché non è una cosa scontata. Quando ci si sente in pericolo o bisognosi di aiuto, molte volte, ci si vergogna a chiederlo, ma è quello che invece bisogna fare. E Puck e Liara hanno questo coraggio; si sentono in difficoltà ad affrontare i nemici da soli, e con umiltà vanno a chiedere aiuto e quando si chiede una mano, ecco comparire dei veri amici, peraltro completamente diversi da loro perché terrestri, che non si tirano indietro, ma fanno squadra, sapendo che solo l’unione davvero fa la forza. Credo che sia un bel messaggio, non solo per i piccoli, ma anche per noi adulti.
Lei ha già pubblicato diversi libri, molti legati alla spiritualità e alla crescita interiore. Come si collega questa nuova avventura narrativa con i temi che le stanno più a cuore?
Non sta a me, far scoprire al lettore adulto, che leggerà al proprio figlio o figlia questa fiaba, quanti riferimenti ci sono alle sacre scritture. Basta pensare a certi nomi dati ai personaggi, certe situazioni, nei quali si trovano ad affrontare i nostri eroi, l’arrivo improvviso di Angeli Azzurri, l’esistenza di un pianeta dove vige il male il cui sovrano, il Principe delle Tenebre si chiama “Sartan”, mentre esiste un altro pianeta denominato Eden dove regna il Re della Luce “Lumen”. Quindi per me, che sono solito a scrivere testi di spiritualità, non è stato difficile, cercare di far apparire nella fiaba, seppur di fantascienza, riferimenti Biblici, che possono essere colti o no. Ma ad una lettura attenta si percepisce, che poi il grande aiuto ai nostri eroi, seppur coraggiosi, arriverà da misteriosi esseri, che nulla hanno di umano, ma che sono esseri di Luce. Ma questa scoperta, che mi auguro avvenga, può aggiungere qualcosa di bello alla fiaba che, può far riflettere e meditare l’adulto che la leggerà con calma al proprio bambino, o bambina, la bellezza del credere che esiste davvero chi ci aiuta e ci ama davvero, soprattutto quando ne abbiamo proprio bisogno.
Cosa spera che resti nel cuore dei giovani lettori (e magari anche degli adulti) dopo aver letto Puck e Liara?
La mia speranza è duplice, perché da una parte vorrei tanto che i giovani lettori si immedesimassero nei personaggi, per scoprire quando è importante la vera amicizia, indipendentemente dalle differenze di ognuno, di razza, sesso, età, cultura, perché oggi purtroppo le amicizie sono fittizie e virtuali, date dai social. Quindi è un caldo invito ai giovani lettori, a credere nei valori, nonostante delusioni, sconfitte, perdite, umiliazioni e tutto quanto possa produrre sofferenza, e che esiste ancora la possibilità di creare solide e autentiche amicizie, che sono quelle che ci aiutano ad affrontare le difficoltà che inevitabilmente la vita ci fa incontrare, ma che queste servono per crescere. Vorrei che Puck e Liara lasciassero nel cuore di questi ragazzi la passione alle letture divertenti, sane, magari con un po’ di suspence che rende la lettura più stimolante, possibilmente su libri di carta e che trovassero questa fiaba talmente graziosa da desiderare di leggere un secondo episodio, per rivivere nuove emozioni con i nostri eroi; episodio che forse è già nella mia testa, ma questo lo decideranno i lettori. Agli adulti, un semplice invito: divertitevi anche voi con le fiabe, perché ogni tanto fa bene tornare un po’ bambini, proprio per essere uomini e donne migliori.
Ringraziamo di cuore Leonardo Piccardi per aver condiviso con noi il suo immaginario ricco di fantasia e significato. Puck e Liara. I due piccoli alieni e la pietra magica è un racconto che ci invita a guardare oltre il visibile, ad aprire il cuore all’ignoto e a riscoprire il valore delle relazioni, dell’ascolto e della meraviglia. Una lettura che parla ai più giovani, ma che può toccare profondamente anche chi ha qualche anno in più e ha ancora voglia di sognare.
