GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: IL BICCHIERE MEZZO PIENO – Kathuscia Intravaia

Ci sono storie che sembrano già scritte nel destino di chi le vive, come se ogni passo, ogni incontro, ogni caduta e ogni rinascita fossero lì a tracciare un percorso unico e necessario. È il caso di Kathuscia Intravaia, autrice del romanzo autobiografico Il bicchiere mezzo pieno, una donna che ha scelto di raccontarsi con coraggio, sincerità e un pizzico di ironia. Nata a Partinico, in Sicilia, e oggi residente a Torino, Kathuscia ha attraversato la vita con uno sguardo sempre attento all’altro, lottando contro le ingiustizie e affrontando esperienze intense, a volte drammatiche, che però non hanno mai spento in lei la voglia di credere nel lato luminoso delle cose. In questa intervista ci apre le porte della sua storia, di quel bicchiere mezzo pieno che continua a tenere stretto tra le mani.

Il titolo del tuo libro, “Il bicchiere mezzo pieno”, sembra già suggerire un approccio preciso alla vita. In che modo questo sguardo positivo ti ha aiutata nei momenti più difficili?

La mia prospettiva di visione delle cose mi ha aiutata tanto a non impazzire in seguito ad accadimenti drammatici e dolorosi. Il mio modo di approcciarmi alla vita con l’intento di trovare nonostante tutto un risvolto positivo mi ha permesso di reagire, di essere resiliente e fiduciosa. Sarebbe stato troppo facile mollare, lasciarsi andare ma non fa parte del mio carattere e mi è sembrato il modo più autentico per onorare gli affetti cari che ho perso.

Nel romanzo ci sono episodi che colpiscono per la loro intensità e a tratti anche per la loro drammaticità. Quanto è stato difficile mettere nero su bianco certi passaggi della tua vita?

Mettere nero su bianco il mio vissuto è stato dolorosissimo, alcuni eventi adolescenziali che pensavo di aver rimosso, sono riemersi scuotendomi e facendomi rivivere quegli stessi stati d’animo. Ma scrivere la mia biografia è stato catartico, per troppo tempo, pur di non recare sofferenza agli altri, si incamera senza manifestare all’esterno. Ho danneggiato solo me stessa e non aveva un effetto benefico.

Lo stile con cui racconti è diretto, sincero, e in molti punti anche ironico. Quanto conta, secondo te, il modo in cui si sceglie di raccontare la propria storia?

Il modo di raccontarsi è fondamentale, per riuscire a creare una connessione con il lettore, è necessario che chi legge si immedesimi nella storia e percepisca i sentimenti che mi hanno pervaso. Tuttavia ho voluto creare dei momenti leggeri ma non banali che spezzassero il ritmo del racconto per consentire al lettore di percepire la mia prospettiva che ha caratterizzato la mia opera.

Hai viaggiato molto, hai conosciuto culture e persone diverse: quanto questi incontri hanno influito sulla tua crescita personale e sul tuo sguardo sul mondo?

I viaggi e tutti gli incontri fatti mi hanno permesso di ampliare la visione limitata che spesso I nostri occhi attivano, per paura di confrontarsi con l’altro, l’estraneo. L’esperienza in Tunisia, per esempio mi ha permesso di capire e comprendere la loro cultura, frequentando posti e luoghi non propriamente turistici. Viaggiare è stato formativo per la mia vita, permettendomi di scoprire doti ma anche limiti che non pensavo di avere.

C’è un messaggio preciso che vorresti arrivasse ai lettori attraverso il tuo libro? Un insegnamento che senti il bisogno di trasmettere?

Il messaggio che vorrei trasmettere è quello di non mollare anche quando tutto sembra remare contro, continuare a inseguire i propri sogni, perché prima o poi il sacrificio è ricompensato. Bisogna essere pazienti e aver fiducia in sé stessi.

La testimonianza di Kathuscia Intravaia ci ricorda che, anche quando la vita sembra metterci alla prova senza tregua, è possibile scegliere di vedere la luce, anche solo uno spiraglio, e tenersi stretto tutto ciò che ci rende vivi. Il bicchiere mezzo pieno è più di una semplice autobiografia: è un atto di fiducia verso la vita, un invito a non arrendersi mai e a raccontarsi con verità. Ringraziamo l’autrice per aver condiviso con noi un pezzo del suo cammino e per averci dimostrato che anche dalle ferite può nascere forza.

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