GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: INSATIABILIS – Margherita Guidi

Benvenuti nel blog del Gruppo Albatros! Oggi abbiamo il piacere di conversare con Margherita Guidi, autrice della raccolta poetica Insatiabilis. Un’opera che si distingue per il suo linguaggio arcaico e raffinato, capace di trasportarci in un universo fatto di luoghi mitici e simbolismi potenti. Attraverso le sue poesie, Guidi ci invita a esplorare le profondità dell’animo umano, affrontando tematiche universali come il desiderio e la rassegnazione. Scopriamo insieme cosa si cela dietro questo affascinante viaggio poetico.

Insatiabilis si presenta come un’opera che sfida i confini del tempo. Qual è stata la scintilla che ha dato vita a questa raccolta?

Ci sono diversi motivi che mi hanno portata a scrivere la raccolta poetica Insatiabilis; primo fra tutti, la mia grande passione per la poesia che coltivo da quando avevo circa undici anni. Per me scrivere poesie significa essere libera, significa dare un senso all’esistenza e risolverne (seppur in maniera effimera) gli eterni paradossi e le eterne contraddizioni. A mio avviso, la poesia permette di intraprendere un viaggio introspettivo e retrospettivo nei meandri della propria anima attraverso l’uso delle parole. Dunque, esse acquisiscono un importante valore filosofico e gnoseologico, giacché permettono di comprendere che ogni persona e ogni elemento o animale della natura (intesa come l’intero Cosmo) non sono altro che singole manifestazioni fenomeniche del Tutto universale e noumenico, ovvero ciò che è dietro il velo di Maya, copertura ingannevole e capziosa che ci fa percepire la realtà come qualcosa di disorganico. La distorta percezione della realtà, infatti, ci aliena dalla vera essenza dell’esistenza e della vita (il noumeno). Attraverso la poesia è a mio parere possibile intravedere, anche se soltanto per un istante, la vera essenza e il vero senso della vita. Di conseguenza, le figure retoriche che si utilizzano nelle poesie acquisiscono non solo un mero valore esornativo, ma anche un valore gnoseologico e conoscitivo. Si pensi alla sinestesia, figura retorica che unisce parole che appartengono a sfere sensoriali differenti, o alla metafora, che sancisce rapporti di analogia tra due elementi. Unendo tramite questi artifizi retorici parole all’apparenza diametralmente opposte, il poeta scopre e fa scoprire ai lettori che ci sono dei profondi e segreti legami tra gli esseri (animati o inanimati) della natura, i quali appartengono al Tutto cosmico di cui parlavo prima. In altre parole, c’è un’identità tra individuo, natura e Tutto cosmico. Scrivere e leggere poesie, dunque, significa avere la possibilità di conoscere profondamente sé stessi e la realtà che ci circonda, dalla quale la vita frenetica dei nostri tempi ci allontana. Infatti, la quotidianità e i vari contesti sociali ci obbligano ad indossare maschere adatte ai ruoli che di volta in volta assumiamo. Ciò è inevitabilmente la causa dell’allontanamento dell’individuo dal proprio Sé più profondo, dalla propria anima e dalla propria autentica essenza, il contatto con la quale è di vitale importanza per ognuno di noi.

Il titolo del libro evoca un senso di insoddisfazione perenne. Qual è il significato profondo di questo termine per te e come si riflette nelle tue poesie?

Il tema principale e il filo conduttore di tutta la silloge è senza dubbio il tedio, l’insoddisfazione esistenziale, la lassitudine di vivere. Essa deriva non solo dai vari momenti difficili della vita, ma anche dall’impossibilità dell’uomo di dare e trovare un senso alla propria esistenza e di comprendere la sua vera essenza. Come dicevo poc’anzi, a mio parere, la poesia ci aiuta a scorgere in lontananza la realtà vera, quella noumenica, per richiamare Schopenhauer. Tuttavia, questa scoperta, questa rivelazione quasi epifanica, dura un istante, ovvero il tempo in cui, come diceva Montale, si apre in noi un varco, dal quale è possibile intravedere la vera essenza dell’esistenza. L’eterna e probabilmente invincibile sfida dell’uomo introspettivo e riflessivo, dunque, diventa quella di perpetuare la conoscenza e il contatto diretto con quella realtà che sta dietro gli eventi, gli accadimenti, le contingenze accidentali e, più in generale, dietro la nostra vita e la nostra esistenza. Tutte le mie poesie, sebbene trattino temi diversi (l’amore, la morte, la nostalgia, il rimorso, la solitudine…), sono pervase del sentimento di lassitudine di vivere e di insoddisfazione esistenziale. Lo si può notare molto spesso dalla prevalenza di parole e immagini forti, con le quali cerco di evocare ed esprimere l’infinito dolore e la sempiterna afflizione che caratterizzano inesorabilmente ed intrinsecamente l’anima e lo spirito di ognuno di noi.

Il linguaggio arcaico e il lirismo estremo caratterizzano la tua scrittura. Qual è il tuo rapporto con la tradizione poetica e come questa ha influenzato il tuo stile?

Ad indurmi ad impiegare un lessico alquanto arcaico non è stata la lettura di opere poetiche, bensì del romanzo di Manzoni I promessi sposi. Durante i primi anni del liceo, leggendo le pagine di questo libro mi rendevo conto di non conoscere quasi la metà delle parole. Da quel momento, iniziai a consultare il dizionario ed appassionarmi allo studio dell’etimologia e del significato di ogni vocabolo della lingua italiana, ricchissima di parole ormai, purtroppo, cadute in disuso. Perciò, il motivo per il quale nella raccolta predominano termini desueti è l’anelito costante di scoprire e comprendere nel profondo la lingua italiana. Per quanto concerne la tradizione poetica, le poesie di Pascoli, Leopardi e Merini hanno avuto dell’ascendente sulla mia scrittura.

I luoghi mitici e antichi evocati nelle tue poesie sono un elemento centrale. Come scegli le ambientazioni simboliche delle tue opere?

I luoghi mitici, mistici e antichi in cui sono ambientate le mie poesie sono frutto, nella maggior parte dei casi, dell’immaginazione e della fantasia, le quali derivano dalla perpetua necessità di evadere dalla realtà, non di rado efferata e cinica. Nelle mie poesie ogni paesaggio, il più delle volte rappresentato come una natura sublime che inquieta e ammalia al tempo stesso l’osservatore, diventa uno spazio onirico e utopico, ovvero quel posto che ognuno di noi si crea quando è pervaso dalla desolazione, dalla delusione, dalla disperazione, dal dolore morale e, più in generale, dall’insoddisfazione esistenziale. I luoghi inventati e remoti costituiscono dunque un rifugio in cui ogni individuo può finalmente respirare ossigeno salvifico e scorgere fugacemente uno spiraglio di luce e speranza in un futuro che possa essere ancorato a delle certezze: le illusioni in un avvenire positivo, benché esse siano capziose e fallaci, costituiscono un conforto necessario per ognuno di noi. L’uomo immerso negli immaginari paesaggi bucolici, ameni e agresti, sebbene possa solo in maniera effimera contemplare la loro bellezza e serenità, riesce, nei momenti difficili della vita, a trovare una tregua, un nido protettivo che lenisce e placa le sue eterne afflizioni.

Quale messaggio o emozione speri che il lettore porti con sé dopo aver letto Insatiabilis?

Innanzitutto, spero che le mie poesie possano avere sui lettori il medesimo effetto salvifico che esse hanno avuto su di me durante un periodo della mia vita particolarmente difficile. A mio parere, la poesia è terapeutica non solo per chi la scrive ma anche per chi la legge, giacché il lettore, se percepisce un’affinità di pensiero e di trascorso con lo scrittore, può identificarsi nelle parole del testo ed esorcizzare così i propri dolori e le proprie angosce liberandosi dal fardello opprimente del silenzio che molto spesso tendiamo a tenere sul nostro stato d’animo e sul nostro umore. Spero infine che il lettore possa scoprire la bellezza della lingua italiana e delle parole ormai cadute nell’oblio ma ricche di significato e portatrici di un retaggio culturale nel quale esse hanno avuto origine.

Grazie, Margherita, per aver condiviso con noi il mondo affascinante e complesso di Insatiabilis. La tua poesia, carica di bellezza struggente e profondità emotiva, è un invito a riflettere sulla condizione umana con occhi nuovi. Invitiamo tutti i nostri lettori a immergersi in questa straordinaria raccolta, per scoprire la potenza delle parole che trascendono il tempo. Alla prossima intervista!

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