GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: In un vicolo un raggio di sole – Stefania Castaldi

Benvenuta Stefania Castaldi! Oggi abbiamo il piacere di parlare con l’autrice di In un vicolo un raggio di sole, un romanzo intenso e toccante che esplora le fragilità e la forza delle emozioni umane. Attraverso la storia di Cinzia, Stefania ci conduce in un viaggio tra amore e rinascita, mostrando come anche dalle esperienze più dolorose possa nascere una nuova consapevolezza di sé. Stefania, grazie per essere con noi e per aver condiviso una storia che tocca corde così profonde.

Il titolo del tuo libro, “In un vicolo un raggio di sole”, evoca immagini di speranza e luce anche nei luoghi più oscuri. Come nasce questa scelta e quale significato ha per te?

Il titolo nasce dal quartiere dove la protagonista, Cinzia, va a vivere e dove, proprio a Trastevere, inizia la ricostruzione della sua vita dopo che il marito l’ha cacciata dalla casa coniugale. In quel quartiere Cinzia si riappropria della sua indipendenza e ritrova se stessa. Il raggio di sole rappresenta l’epilogo positivo a seguito del suo percorso di rinascita. Dove all’inizio c’è il buio, sicuramente, poi passerà anche un raggio di sole. Quel raggio di sole sarà un’opportunità per la protagonista.

Cinzia è un personaggio complesso e autentico. Quanto di lei rispecchia la tua esperienza personale o le storie che hai incontrato nella tua vita?

Rispecchia molto della mia vita e altrettanto molto delle storie raccontate da amici e conoscenti. Ho scoperto, facendo molte domande, che quanto è successo a Cinzia è successo a molte persone. Ho appreso che l’unica differenza emersa dai diversi racconti è il modo in cui le persone hanno affrontato l’esperienza con un narcisista. Cinzia, la protagonista del libro, si è ricostruita, alcune donne; invece, non ci sono riuscite ed ancora oggi vivono momenti di depressione o ansia perché non sono riuscite ad elaborare l’accaduto. Intendo dire che sono rimaste intrappolate in una relazione tossica solo perché non sono state in grado di affrontare il distacco ed avere consapevolezza di cosa hanno sopportato. Alcune donne, addirittura, ancora aspettano che il compagno torni da loro chiedendo scusa e nel frattempo non vivono come dovrebbero.

Il rapporto tra Cinzia e il “bruco parlante” è un elemento originale e simbolico. Come hai sviluppato questa idea e quale ruolo pensi abbia nella narrazione?

Il bruco rappresenta l’istinto di Cinzia. Il bruco rappresenta ciò che, sentiamo nel profondo, nella nostra anima. Ognuno di noi percepisce, vivendo delle relazioni, se ci sono delle cose che non vanno, che non ci convincono e che già sappiamo che non possono progredire come vorremmo. Per molte donne, la voglia di far funzionare una relazione, per forza e nonostante tutto, è un inganno al quale loro stesse si condannano e che le mette in secondo piano.  Alcune donne pensano che il loro amore basti per tutti e due. Questo non può funzionare. Se riuscissimo ad ascoltare sempre il nostro istinto, cosa veramente vogliamo per noi stesse, cosa ci meritiamo o cosa non ci convince di una relazione, sicuramente ci aiuterebbe a capire se siamo o meno in una relazione tossica o non adatta alle nostre esigenze.

Nel tuo libro affronti temi delicati come la manipolazione e il narcisismo. Qual è stato il tuo approccio per trattare questi argomenti in modo così empatico e coinvolgente?

Ho parlato e discusso molto con una psicologa. Ho affrontato, in particolare, lo schema che i narcisisti usano regolarmente, alla fine della relazione. Il modo in cui un od una narcisista “scarta”, è una metodologia che lascia conseguenze a uomini e donne, incredibili e dalle quali è doloroso uscirne, con perdita dell’autostima, senso di abbandono e sensi di colpa. Si rimane basite, sconvolte a subire un atteggiamento del nostro partner che mai lontanamente avremmo immaginato.  Ci si sente a volte sbagliate e si rimugina su cosa abbiamo sbagliato. Forse abbiamo parlato troppo? Forse abbiamo messo troppi puntini sulle “i”? A volte, dopo lo scarto pensiamo che, se avessimo parlato meno, se avessimo non affrontato certi argomenti, se non avessimo comunicato quello che volevamo dalla relazione, quello che desideravamo, quello che provavamo, sarebbe stato diverso. Forse la nostra relazione sarebbe stata duratura, in fondo si dice che gli uomini vogliono leggerezza. Ma se ci fermiamo a pensare, anche solo un attimo non può essere questo che mette fine un rapporto sano tra due persone che si vogliono bene.  Ho notato che questo succede molto spesso, ma solo in base alla mia esperienza, quando le donne sono sole, intendo senza figli e senza ulteriori legami. Per queste donne, libere da sempre, sognatrici, indipendenti che hanno sempre dovuto decidere per se stesse, la situazione si complica. Queste donne non devono niente a nessuno, vogliono solo essere amate ed essere libere di amare. Loro non hanno secondi fini perché vogliono vivere nella sincerità, nell’onestà. Sono semplicemente vere. Non hanno bisogno di niente perché tutto quello che hanno lo devono a loro stesse e cercano solo l’amore vero. Ma quando ti scontri con un narcisista la situazione cambia perché loro hanno bisogno di controllare, di manipolare. Donne come quelle sopradescritte, difficilmente manipolabili, non sono proprio appetibili a lungo termine. Sembra banale ma le donne che vivono quei momenti sono devastate. Ci vuole tempo per elaborare ed è più facile e veloce farlo insieme a degli psicologi. Purtroppo, e ripeto si arriva a sentirci, erroneamente, sbagliate. Questo non è giusto. Non è sano. Anche la donna apparentemente forte può subire le conseguenze di una relazione tossica se non si accorge di chi ha al proprio fianco. Tutto questo dovuto anche al precedente “love bombing”, termine usato oggi di chi all’inizio della relazione ti fa credere di essere apprezzati per svalutarti e scartati subito dopo. Il tema del narcisismo è un tema attuale ed a volte, secondo me usato anche erroneamente. Solo chi ne è stato vittima riconosce, in maniera evidente, il dolore che si prova a subirlo oltre al tempo che ci vuole, ripeto, per elaborare.

Essendo architetto, come si concilia la tua professione con la scrittura? Pensi che ci siano delle affinità tra il progettare spazi e costruire storie?

Credo di sì. Ogni progetto legato all’architettura richiede uno studio ed una conoscenza dell’argomento da trattare, in anticipo. Poi si schematizza e si tracciano le linee guida da trattare e da evidenziare. Il progetto architettonico è pensato e sviluppato in base all’esperienza, all’attualità e all’energia che abbiano dentro di noi in quel particolare momento. Credo che scrivere è stato per me come costruire qualcosa, non per me ma per chi non ha voce sull’argomento. Dell’argomento se ne parla molto ma io volevo portare una storia semplice ma vera. Una storia comune che accade o può accadere a chiunque. Per me è importante che la storia di Cinzia arrivi alle persone semplici, alle persone che magari non hanno amici con i quali sfogarsi e raccontare. Vorrei che Cinzia si faccia portavoce di chi non ha voglia di scrivere sui social, sui blog o parlare in pubblico della relazione tossica che hanno vissuto. Spero in cuor mio che almeno una copia del libro sia presa, per caso, da chi di quel libro ne ha bisogno per capire di non mollare, di continuare a sognare. Ci sono tante Cinzia in giro.

Grazie, Stefania, per averci accompagnato nel mondo di In un vicolo un raggio di sole. La tua storia, così profonda e autentica, lascia sicuramente un segno in chi la legge, spingendo a riflettere sull’amore, sull’amicizia e sulla forza che possiamo trovare dentro di noi. Ti auguriamo il meglio per il tuo percorso letterario e non vediamo l’ora di leggere le tue prossime opere.

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