Sul blog del Gruppo Albatros abbiamo il piacere di ospitare Silvia Cragnolini, autrice del libro Il cammello vive nello spazio. L’autismo nella realtà scolastica quotidiana. Con grande sensibilità e una profonda esperienza personale, Silvia ci accompagna in un viaggio emozionante nel mondo dell’autismo, affrontando le sfide e le bellezze che caratterizzano il lavoro con bambini autistici. Attraverso il suo saggio, l’autrice mette in luce l’importanza dell’inclusione, della comprensione e dell’empatia, condividendo le sue esperienze per aiutare genitori, insegnanti e compagni di classe a costruire un ambiente sereno e accogliente.
Come è nata l’idea di scrivere questo libro e quale episodio particolare ha ispirato il titolo Il cammello vive nello spazio, così originale?
Ho deciso di scrivere un saggio sull’autismo innanzitutto perché mi ha sempre incuriosito e affascinato il delicato argomento, ma anche perché, dopo aver letto e studiato molti libri al riguardo e dopo aver scritto perfino una tesi su questo tema mi sono resa conto di aver un grande bagaglio di conoscenze teoriche, ma pochi strumenti pratici. Così ho deciso di riportare le mie esperienze dirette vissute a scuola in questo testo per rendere accessibile l’argomento dell’autismo a chiunque volesse approfondirlo e fornire esperienze dirette da cui prendere spunto per affrontarne di analoghe con gli stessi mezzi; lo scopo principale del libro è, però, quello di trasmettere agli altri le stesse emozioni bellissime che ho provato io lavorando con questi bambini. Il titolo “Il cammello vive nello spazio” è una dimostrazione di quanto sia emozionante lavorare con questi bambini perché è proprio una frase stereotipata che ripeteva spesso un mio alunno e che lo faceva ridere molto, rendendo la sua risata contagiosa anche ai compagni e agli insegnanti che gli stavano vicino. Tante volte mi sono chiesta cosa volesse dire con quella frase, ma non sono mai riuscita a capirlo; ho solo cercato di trovare una mia interpretazione personale immaginandomi come si potesse sentire lui in questo mondo, proprio come un cammello proiettato nello spazio.
Nel libro sottolinei l’importanza di avvicinarsi all’autismo con rispetto e serietà. Quali sono le sfide principali che un insegnante deve affrontare nel relazionarsi con i bambini autistici e come hai imparato a superarle?
La sfida più importante che un insegnante o chiunque voglia relazionarsi a un bambino autistico è quella di sfondare il muro altissimo che sembra esserci tra la “normalità” e la neurodivergenza; in realtà se ci avviciniamo con rispetto e serietà a questi alunni, sfruttando le fessure di comunicazione che ci aprono, possiamo entrare nelle loro vite e adottare i loro mezzi comunicativi preferenziali per interagire e instaurare un solido rapporto di fiducia reciproca. Non sono le strategie educativo-didattiche che devono imporsi all’alunno, bensì siamo noi che dobbiamo personalizzarle e individualizzarle ai suoi specifici bisogni. Durante i dieci anni nei quali ho avuto l’onore di approcciarmi a questo mondo, ho imparato a osservare e conoscere i miei alunni per partire dalle loro modalità comunicative e dai loro principali punti di interesse per proporre attività di volta in volta diversificate e riadattate.
Parli del viaggio di crescita che coinvolge tutti: insegnanti, genitori e compagni di classe. Quali strategie o attività ti hanno aiutata a creare un ambiente inclusivo e sereno?
In questo viaggio di crescita che coinvolge tutte le persone che ruotano intorno al bambino autistico, ritengo che sia fondamentale la collaborazione reciproca tra gli insegnanti di sostegno, quelli curricolari, i genitori e le figure professionali che interagiscono con lui al fine di trovare insieme strategie concordate da adottare in ogni contesto di vita dell’alunno e aiutarlo a generalizzare le competenze gradualmente acquisite ovunque e con chiunque. Siccome, però, quanto scritto è spesso surreale, ho sempre cercato di trovare una collaborazione stretta con i miei colleghi, ma soprattutto con i compagni di classe durante le attività più pratiche e quelle ludico-ricreative. Sono fortemente convinta che il gruppo dei pari sia una risorsa fondamentale per questi bambini perché attraverso attività di coppia o in piccolo gruppo possano nascere capacità e abilità che i bambini autistici possono realmente sfruttare nella loro vita quotidiana per essere il più sereni possibile in una scuola che diventerà in futuro una società più inclusiva.
A chi è rivolto principalmente il tuo libro? E come pensi che possa essere utile non solo agli insegnanti ma anche ai genitori e agli alunni stessi?
Il mio saggio è rivolto principalmente ad insegnanti, non solo di sostegno, ma soprattutto curricolari per ampliare anche il loro sguardo sulla neurodiversità che contraddistingue un po’ tutti gli alunni, ma ancor di più quelli autistici. Ho scritto questo testo, però, soprattutto perché non rimanesse circoscritto al mondo della scuola, degli educatori e delle figure professionali che lavorano con questi alunni, ma affinché fosse accessibile anche alle famiglie e agli alunni stessi; in tal caso mi riferisco a ragazzi con un alto livello di funzionamento che insieme ai genitori possono trovare tra le righe spunti di riflessione sui quali discutere insieme e possibili strategie per migliorare lo stile di vita di tutta la famiglia che, troppo spesso, si sente abbandonata a sé stessa e si esclude dalla società. Lo scopo principale del testo è quello di favorire una maggiore inclusione degli alunni e delle loro famiglie nella comunità più allargata.
Qual è il messaggio che speri rimanga impresso ai lettori dopo aver letto il tuo libro? E come credi che possa contribuire a un cambiamento nel modo in cui la società percepisce l’autismo?
Le mie aspettative su questo libro sono forse troppo elevate perché sarebbe un grande onore se potessi presentare il mio libro nel Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Genova, dove mi sono formata; magari potrebbe anche diventare parte integrante di qualche programma d’esame; sarebbe stato molto utile leggere un libro così esperienziale prima di lavorare con i bambini autistici. Ho deciso di puntare in alto per accontentarmi anche dei più piccoli traguardi che possono essere quelli di favorire una maggior conoscenza dell’autismo a chiunque voglia approcciarsi a questo mondo con uno sguardo serio e, allo stesso tempo, più leggero rispetto a un manuale prettamente teorico. Il messaggio principale che vorrei trasmettere con il mio libro è quello di avere uno sguardo più aperto verso la neurodivergenza e percepirla come parte integrante della società dove non ci sono bambini autistici e bambini normodotati, ma semplicemente bambini.
Con Il cammello vive nello spazio. L’autismo nella realtà scolastica quotidiana, Silvia Cragnolini offre una prospettiva unica che unisce teoria e pratica, emozionando e ispirando chiunque voglia avvicinarsi al mondo dell’autismo. Questo libro rappresenta una guida preziosa per insegnanti, genitori e tutti coloro che desiderano costruire una società più inclusiva, in cui ogni bambino possa sentirsi accettato e valorizzato. Grazie, Silvia, per aver condiviso con noi la tua esperienza e il tuo impegno verso un futuro più consapevole e accogliente.
