GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: La tragica fine di Jenny – Roberto Ticozzi

Oggi abbiamo il piacere di intervistare Roberto Ticozzi, autore del coinvolgente thriller La tragica fine di Jenny. Un’opera che cattura il lettore con continui colpi di scena, una narrazione giallistica frammentata e un intricato gioco di enigmi. La trama si snoda attraverso misteriose uccisioni e una caccia alla verità che tiene alta la suspense. Abbiamo rivolto a Roberto alcune domande per scoprire di più sul suo libro e sulla sua visione della scrittura.

La trama di La tragica fine di Jenny è intrisa di mistero e ambiguità. Quali sono stati gli elementi che ti hanno ispirato a scrivere questa storia così complessa?

Gli elementi che mi hanno ispirato a scrivere una trama complessa sono due: il primo è dettato dal fatto che sono anch’io sono una persona complicata e spesso seguo sentieri tortuosi per giungere al compimento di una determinata cosa. Penso e ripenso prima di effettuare un’azione di qualsiasi genere. La seconda invece è più semplice; essendo un appassionato del genere noir, specialmente quello cinematografico, vengo condizionato dalle situazioni intriganti dei quei particolari film, dove fino all’ultimo non sai chi è il colpevole.

Il libro è costruito attraverso continui cambi di scenario e frasi enigmatiche. Come hai lavorato sulla struttura narrativa per mantenere il lettore in costante tensione?

I cambi di scenario sono fondamentali per capire cosa sta succedendo nel frattempo in un altro luogo e per descrivere cosa avvenute indietro nel tempo. Sono questi due elementi che aiutano il lettore a comprendere l’evolversi della storia, ma anche lo sorprendono con fatti accaduti lontani dalla descrizione del presente. Così si crea il pathos o la semplice curiosità.

Il tuo libro esplora anche la psicologia dei personaggi e le contraddizioni della mente umana. Come hai costruito questi profili psicologici?

Ho creato questi personaggi complessi e disturbati, diciamo così, prendendo spunto dalla vita di tutti i giorni, che è una vera fucina di casi psicologici anomali, spesso molto più crudeli di quelli raccontati nei miei romanzi. Poi, leggendo molto, e come dico sempre, vedendo film noir degli anni ’40 e ’50, che pochi conoscono. Sono un vero cultore del noir, e basta citare il film di Hitchcock ‘Io ti salverò’ per capire quanta psicanalisi è presente in quelle scene.

La figura della polizia di New York, che brancola nel buio alla ricerca di indizi, sembra rappresentare la lotta contro l’oscurità della mente umana. In che modo hai voluto rendere questa dinamica?

Ho voluto soprattutto valorizzare le capacità della polizia di New York, in questo caso, ma anche tutte le forze dell’ordine del mondo, perché alla fine riescono avere la meglio contro l’astuzia e la perfidia di certi soggetti che appaiono persone a modo per tutta la storia, ma poi compiono il famoso passo falso, perché i tutori della legge spesso tendono loro delle trappole molto ingegnose.

La verità è un tema centrale nel romanzo. Quanto credi che la realtà sia influenzata dalle percezioni individuali e dalle ambiguità?

La realtà ci induce a considerare che non si ha a che fare con dilettanti del crimine, ma con dei veri e propri professionisti. Anche nella vita di tutti i giorni, purtroppo. Chi indaga deve pensare come loro ed entrare nelle loro menti perverse. Solo così riescono a intuire in tempo le loro mosse. L’individualità è una capacità superiore che solo pochi hanno.

Ti ringraziamo per il tempo che ci hai dedicato, Roberto, e per aver condiviso con noi alcuni spunti sulla creazione di La tragica fine di Jenny. La tua capacità di intrecciare suspense e psicologia in una trama così intricata è davvero affascinante. Non vediamo l’ora di scoprire quale sarà il prossimo capitolo della tua carriera letteraria.

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