GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: L’ultimo Re – Fabio Lucchetta

Oggi abbiamo il piacere di intervistare Fabio Lucchetta, autore del romanzo “L’ultimo Re”, un’opera che ci trasporta nelle aspre vallate alpine durante il principato dell’imperatore Augusto, un’epoca segnata da scontri sanguinosi e intrighi militari. Il racconto narra delle battaglie tra i Romani e i fieri Salassi, con il centurione Lucio Valerio Fausto a guidarci attraverso un mondo fatto di coraggio, forza d’animo e strategia militare. Fabio, con la sua passione per la storia e la sua voglia di rinascere legionario, ha trasformato questa passione in una narrazione epica. Scopriamo di più su di lui e sul viaggio che l’ha portato alla realizzazione di questo affascinante romanzo.

Cosa ti ha ispirato a scrivere “L’ultimo Re” e come sei riuscito a rendere così vivido il contesto storico in cui è ambientato il romanzo?

Sono sempre stato un assiduo lettore di libri di storia e di romanzi storici e l’idea di scriverne uno l’avevo in testa da diversi anni, ma mi era sempre mancato il tempo. Con il raggiungimento dell’età pensionabile, mi si è spalancato davanti tutto il tempo necessario, ma la vera molla che mi ha ispirato è scattata il 5 agosto dello scorso anno (2023), quando, di rientro dalle ferie, in libreria mi è capitato sottomano un libro di uno scrittore straniero, che lo strillo in copertina recitava “dall’autore che ha venduto 5 milioni di copie”. Naturalmente non potevo esimermi dal leggerlo, ma la delusione fu grande, un racconto molto banale e privo di pathos. Mi sono detto che un libro del genere l’avrei potuto scrivere anch’io e forse fare meglio. Mi sono quindi messo al lavoro. Volevo scrivere qualcosa che fosse localizzato vicino a me, nel territorio in cui vivo. Ho fatto una ricerca storica di una decina di giorni, concentrandomi sul periodo del primo Principato. La Pax di Augusto era stata una pace interna, aveva messo fine alle guerre civili, ma, in realtà, in chiave esterna, aveva rappresentato un periodo di grandi conflitti, mirati a mettere ordine nelle conquiste disorganizzate degli anni precedenti. Le guerre Cantabriche, la conquista delle Alpi, della Rezia e della Vindelicia, il tentativo di sottomettere la Germania, terminato con la catastrofe di Teutoburgo, offrivano molti spunti. La conquista della Valle d’Aosta, nel quadro più vasto della conquista delle Alpi, ha attirato la mia attenzione, un fatto realmente accaduto avvenuto a poca distanza da dove abito. Le fonti storiche non dicevano molto a tal proposito, narravano solo che i 40.000 Salassi superstiti erano tutti stati venduti come schiavi. Mi sono allora chiesto chi fossero questi Salassi e ulteriori ricerche mi hanno permesso di farmi un’idea precisa del contesto storico in cui volevo ambientare il romanzo, un conflitto che andava avanti da oltre 150 anni, scatenato inizialmente dalla cupidigia di Roma, attratta dalle miniere d’oro della Bessa, una località tuttora esistente nelle montagne biellesi, che ancora offre a chi ne ha voglia, di trovare piccole pagliuzze d’oro setacciando i fiumi, culminato nella completa sottomissione dei Salassi da parte di Roma, per prendere il controllo dei valichi alpini, attraverso i quali passavano le vie per le Gallie.

Il personaggio di Lucio Valerio Fausto è centrale nella storia. Come hai costruito la sua figura?

Per costruire il personaggio di Lucio Valerio Fausto sono partito dalla legione romana e dalle varie figure che la costituivano. Premetto che non sono uno storico, ma un semplice appassionato, anche se molto curioso. Sapevo già che una legione non era composta solo da centurioni e da legionari, ma era un organismo molto più complesso, al cui interno vi erano svariate specialità, che andavano dal medico, all’ingegnere, da chi si occupava della parte amministrativa e di chi si occupava della sicurezza all’interno del campo e di reperire informazioni, sui luoghi e sui nemici. Lucio Valerio è appunto un Centurione Beneficiarius, uno specialista della sicurezza e dello spionaggio, una di quelle figure che rappresentavano la spina dorsale degli eserciti di Roma.

La natura e il territorio alpino giocano un ruolo fondamentale nel tuo romanzo. In che modo il paesaggio influisce sugli eventi della storia e sul comportamento dei personaggi?

Bisogna partire innanzitutto dal paesaggio allora esistente, ben diverso da come lo conosciamo oggi. La pianura padana che abbiamo ora sotto i nostri occhi è il frutto del lavoro incessante dell’uomo per oltre due millenni, che l’ha plasmata, bonificando paludi, abbattendo alberi e creando campi coltivabili, ma agli occhi di un romano sul finire del primo secolo avanti cristo appariva molto differente, una selva intricata, attraversata da poche e insicure strade, e i collegamenti più facili e rapidi avvenivano seguendo i fiumi. Anche il territorio alpino, agli occhi di un romano di allora, appariva estraneo e nemico. Alte cime presidiate dagli avversari, con stretti passaggi nel fondo valle, intricate foreste che possono nascondere un intero villaggio, com’è il caso del villaggio di Cormeyau, Courmayeur nel patois valdostano, che io ho collocato leggermente più a monte di dove si trova oggi.

Quali sono state le sfide più grandi che hai affrontato durante il processo di scrittura, specialmente per quanto riguarda l’accuratezza storica e la costruzione degli eventi bellici?

Una bella sfida è stata quella di creare una trama, che fosse credibile e rispettasse una cronologia degli eventi. Avevo previsto il congedo di Lucio Valerio e quindi sono andato a ritroso per determinare la sua età, partendo da vent’anni di servizio che un soldato romano doveva svolgere prima di raggiungere il congedo. Un’altra sfida è stata la scelta e descrizione dei luoghi, che sono stati il frutto di un’analisi dell’intero territorio coinvolto, attraverso strumenti informatici tipo Google Heart, che mi hanno dato la possibilità di visioni tridimensionali e di misurare le distanze. I tempi di percorrenza sono stati verificati con le velocità a cui andava un esercito di quel secolo. Le località presenti nel libro erano tutte esistenti al tempo della narrazione dei fatti, i nomi latini sono quelli originari, non sono riuscito a trovare alcun nome in lingua salassa, che era una variante del celtico, tranne quello del fiume Po, Bodincus in celtico e Padus in latino e quella della capitale dei Salassi, Cordelia, divenuta poi con la conquista di Roma, Augusta Pretoria Salassorum, l’attuale Aosta. Mi sono molto divertito a dare la paternità di futuri insediamenti al lavoro di pattuglia svolto dal centurione Lucio Valerio, quali la mansio di Eudracinum, una stazione di sosta, con cambio dei cavalli, che oggi è diventata Saint Rhemy en Bossés, oppure i resti, tuttora visibili, della mansio presso il valico del Colle del Piccolo San Bernardo Gli eventi bellici sono stati il frutto della mia personale immaginazione, le fonti storiche, come ho detto prima, non dicevano molto, ma non ho lasciato troppo al caso. Attraverso le mie ricerche e le mie letture, sapevo come combattevano i barbari e come combatteva la legione romana, con la sua superiore disciplina ed addestramento, sapevo di come veniva impugnato e utilizzato lo scutum romano, di come il legionario posizionava il piede al suo interno, di come i soldati combattevano come un tutt’uno, quasi mai impegnandosi in scontri singoli, al contrario di come preferivano fare i barbari, per far valere la superiorità fisica. L’uso delle armi da lancio è ampiamente documentato fin dal De Bello Gallico e addirittura prima. I famigerati “tormenta”, gli scorpiones, erano parte integrante dell’armamento di ogni legione, insieme ad altri tipi di artiglierie, praticamente sconosciuti dai loro avversari, e che davano all’esercito romano una superiorità tecnica sbalorditiva. Basti pensare che un proiettile di una ballista, una sorta di catapulta, andava più lontano di un proiettile di cannone dell’artiglieria napoleonica.

Come ti sei preparato per scrivere questo romanzo? Ci sono stati libri, documenti o ricerche particolari che ti hanno aiutato a ricreare il mondo della Via delle Gallie e le battaglie tra Romani e Salassi?

Come ho detto prima, sono partito a scrivere dopo una ricerca abbastanza accurata, avvalendomi di tutta una serie di siti internet specializzati in storia romana. Ho buttato giù una sorta di canovaccio, che a grandi linee conteneva lo svolgimento intero della storia, che man mano che scrivevo ha preso corpo, conducendomi fino alla fine. Mi ricordo che, ad un certo punto, mi ero bloccato, non riuscivo a trovare un logico svolgersi degli eventi, credo cose normali che possono capitare a chi sta scrivendo per la prima volta. Una notte, mentre faticavo a prendere sonno, improvvisamente si accese una luce nella mia testa e il racconto mi si parò davanti fino alla fine. Fu una cosa incredibile, così come anche la velocità della stesura del romanzo, iniziato a scrivere verso fine agosto e terminato il 3 dicembre 2023, la sera del mio compleanno. Stampai le pagine e il manoscritto prese vita davanti a me. La via delle Gallie mi ha sempre affascinato, ho potuto vederla di persona, nei pressi della fortezza di Bard, in Valle d’Aosta, dove ho ambientato il primo dei tre scontri tra Romani e Salassi. La strada è stata fatta scavando letteralmente nella roccia e mi sono sempre immaginato i legionari al lavoro per realizzare quest’opera. Per quanto riguarda le legioni che hanno preso parte alla conquista della Valle d’Aosta, purtroppo le mie ricerche non hanno dato alcun esito. Al di là del nome del comandante, Terenzio Varrone Murena, console romano, le fonti non citavano altro, nulla riguardo al numero di legioni utilizzate e quali. Nemmeno i siti specializzati sono riusciti ad essermi di aiuto e quindi ne ho utilizzate tre, numero che mi pareva adeguato all’impresa da compiere, scelte tra quelle costituite da Giulio Cesare, tra cui la Legio Decima Gemina, erede della mitica Legio Decima, la preferita dal grande Condottiero, disciolta e fusa con un’altra legione ai tempi di Ottaviano.

Grazie, Fabio, per aver condiviso con noi il tuo percorso di scrittura e la tua passione per la storia. “L’ultimo Re” è un racconto coinvolgente che ci porta indietro nel tempo, facendoci rivivere momenti di grande tensione e coraggio. Siamo certi che i lettori rimarranno affascinati dalle vicende narrate e dall’intensità dei personaggi. Ti auguriamo un grande successo e speriamo di leggere presto nuove avventure dalle tue mani!

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