GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: LA LOCANDA – Leonard Innkeeper

Benvenuti cari lettori del blog del Gruppo Albatros. Oggi abbiamo il piacere di ospitare Leonard Innkeeper, autore della silloge poetica “La Locanda”. Un’opera intensa e appassionata, dove un amore diventa Musa e guida attraverso un percorso poetico ricco di emozioni. La sua romanità traspare nei suoi versi, che ci conducono attraverso un viaggio nei sentimenti e nei segreti di un cuore spezzato ma sempre capace di amare con intensità e profondità. La copertina del libro, un’opera dell’illustratrice Noemi Longhi, cattura perfettamente l’essenza di questo lavoro. Andiamo a scoprire di più direttamente dalle parole di Leonard Innkeeper.

Leonard, com’è nata l’idea di scrivere “La Locanda” e qual è stato il percorso che ti ha portato alla sua realizzazione?

Se devo essere sincero, ho cominciato a scrivere senza l’idea o il sogno di voler scrivere o pubblicare un libro. È successo per caso direi, come spesso accade per le cose belle. In un certo momento della mia vita, sentii l’esigenza di dover scrivere e sfogare pensieri e riflessioni, ma non volevo tenerli solo per me, volevo che avessero la possibilità di essere letti, che qualcuno casualmente vi si potesse imbattere, e la rete ed Instagram mi sembrarono il luogo perfetto dove, diciamo depositarli ed aspettare che qualcuno li trovasse, e questa idea romantica mi portò ad immaginare un luogo di passaggio per “viandanti” della rete, che passano e magari si ristorano di parole, parole come “abbracci”, in un posto come una “locanda”. Così nasce il profilo la locanda degli abbracci, dove non credevo avrei scritto tanto e ancor di più non credevo avrei avuto tanti lettori e tanto seguito. Non ero cosciente di ciò che scrivevo e provavo e provo forte imbarazzo quando le persone che mi leggono chiamano i miei scritti poesia. Così nacque in me la curiosità di sapere e capire cosa effettivamente io stessi scrivendo, cosa suscitasse tanta emozione ed empatia in chi mi leggeva. A fugare questi dubbi ci pensò una mia amica, presentandomi una persona che a detta sua “ne capiva” lavorando lui nel mondo dell’editoria. Non sapevo chi fosse, ma non aveva importanza, si era offerto di leggere i miei scritti per valutarli e darmi la sua opinione, questo a me bastava e gliene fui grato. Letti i miei scritti, la persona in questione si rivelò essere Filippo Lastaria direttore dell’ufficio stampa del Gruppo Albatros, che mi lascio basito presentandomi subito un’offerta di pubblicazione per una raccolta di “poesie”. Un’offerta piovuta dal cielo e che non potevo rifiutare, così senza un’idea iniziale, ha preso vita La locanda.

La figura dell’amore come Musa è centrale nella tua silloge. Puoi parlarci di come questo sentimento ha influenzato la tua scrittura e i tuoi versi?

L’amor che move il sole e l’altre stelle… L’amore può tutto, anche accompagnarti dentro il dolore. Il mio lo ha fatto, mi ha preso per mano è mi ha guidato dentro affinché io lo attraversassi e ne uscissi incredibilmente arricchito, non dico nuovo ma con nuove consapevolezze. Non è stato né facile né bello, parliamo di un amore che non è stato ricambiato, che non è cresciuto, che non ha volato. Ma dev’essere stato un amore vero, un amore puro, perché non si è mai trasformato in odio, io mi dico questo e di questa cosa meravigliosa voglio salvare ogni sensazione, ogni emozione, ogni ricordo, anche se doloroso è stata la misura della potenza con cui ho amato. E forse, è anche il motivo per cui il cuore, ha preso la penna.

Roma, la Città eterna, è spesso menzionata nei tuoi contributi poetici. In che modo la città ha influenzato il tuo lavoro e il tuo processo creativo?

Roma… più che Roma è stato il Romano che è in me, che in giro per Roma, non lo so, quasi si carica di spavalderia ed esce senza che io lo voglia. Si palesa in pensieri e frasi che assolutamente devono essere riportate in dialetto, e che a dire il vero neanche ho mai pensato di dover provare ad italianizzare, sono nate così con una forza tutta loro, sempre di getto e mai ritoccate. Mi piace quando il Romano prende il controllo, perché escono sempre dei pensieri più viscerali.

I tuoi versi trasmettono una profonda intensità emotiva. Come sei riuscito a trasformare un’esperienza personale così forte in poesia?

Questa cosa mi stupisce molto, non credevo davvero che scrivendo i miei pensieri e le mie emozioni qualcuno, potesse immedesimarsi o emozionarsi. Io per primo, scrivendo, cerco di spiegare a me stesso cosa provo, cerco di capire, di scavare, di indagare, di trovare una strada ed un senso a tutto ciò che sia ieri che oggi, e spero domani, mi emoziona, e per farlo non posso far altro che cercare ed usare parole semplici e comprensibili… forse è la mia semplicità che riesce ad arrivare a molti, e forse questo è il mio punto di forza.

Cosa speri che i lettori colgano e provino leggendo “La Locanda”? Qual è il messaggio principale che desideri trasmettere attraverso le tue poesie?

Spero che ognuno trovi la sua poesia, che la interpreti come la sente il suo cuore, che vi trovi un pezzo delle sue emozioni, magari di quelle dimenticate, messe da parte in un angolo, e che pensava non servissero più, ma che invece sono la meraviglia della vita, dell’essere umani. Mentre il messaggio principale in realtà l’ho ricevuto io scrivendo, ed è che di un grande amore, se attraversi nel modo giusto il dolore, resta la purezza e la bellezza del sentimento provato nonché la consapevolezza che è e che resterà sempre dentro di te. Perché la meraviglia sei tu, siamo noi, e quello che siamo capaci di provare.

Ringraziamo Leonard Innkeeper per aver condiviso con noi i suoi pensieri e le sue esperienze. “La Locanda” è una testimonianza del potere dell’amore e della poesia di trasformare e dare significato ai momenti più intensi della vita. Invitiamo tutti i nostri lettori a immergersi in questo viaggio poetico, arricchito dalle illustrazioni di Noemi Longhi, e a lasciarsi trasportare dalla profondità dei versi di Leonard. Grazie per averci seguito e alla prossima intervista qui sul blog del Gruppo Albatros.

Lascia un commento