GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Diario PMA – Cristina Dondossola

Benvenuti sul blog del Gruppo Albatros! Oggi abbiamo il piacere di intervistare Cristina Dondossola, autrice del libro autobiografico “Diario PMA”. Cristina ci porta nel suo mondo, condividendo un viaggio emozionante e struggente attraverso il suo percorso di Procreazione Medicalmente Assistita. Dal matrimonio con il suo storico compagno al desiderio di formare una famiglia, Cristina ha affrontato molte sfide e ostacoli, ma ha trovato la forza di trasformare la sua esperienza in una testimonianza potente e sincera. Andiamo a conoscere meglio Cristina e la sua storia.

Cristina, ci racconti un po’ del periodo iniziale del tuo matrimonio e di come è nato il desiderio di diventare madre?

Nella maggior parte delle coppie neospose, i primi tempi sono utili all’assestamento, allo scoprire le abitudini, alla conoscenza più profonda e a vivere a pieno l’esclusività a due! Nel nostro caso, avendo precedentemente convissuto per qualche anno, il matrimonio è stato proprio il coronamento della nostra unione, anche in previsione appunto di voler allargare la famiglia, desiderio di entrambi. I nostri anni di convivenza ci hanno fatto godere a pieno dell’indipendenza della coppia con viaggi, weekend, serate con amici, cene, gite, insomma ci siamo conosciuti e abbiamo vissuto la nostra giovinezza. Ad un certo punto e superati i 30 si inizia ad avere altri obiettivi e desideri. Il nostro matrimonio, festeggiato con parenti e tanti amici, ha voluto segnare l’inizio di un nuovo capitolo di un NOI più adulti. L’inizio della nostra unione ovviamente è stato idilliaco partendo già da un bellissimo viaggio di nozze che ancora oggi (trascorsi 10 anni) ricordiamo con piacere e continuando poi la nostra vita quotidiana come sempre, ma con quella bellissima fede al dito! Il desiderio di maternità è sempre stato presente fin da bambina quando giocavo con le bambole. Ovviamente con la convivenza e soprattutto con il matrimonio, l’istinto si è fatto sempre più intenso e difficile da non ascoltare e assecondare. Mio marito ha sempre saputo del mio desiderio ma l’uomo ha tempi più “pazienti” la donna invece deve gestire un istinto troppo forte da domare e così con il matrimonio è iniziata contestualmente anche la ricerca di un figlio.

Quando avete deciso di consultare una ginecologa e come hai scoperto la PMA?

Trascorso poco tempo dalle nozze, mi sono recata da quella che allora era la mia ginecologa di riferimento per la consueta visita annuale, ovviamente le ho confidato il mio desiderio di maternità (avevo 32 anni) e invece che spiegarmi come aumentare le mie possibilità, ha iniziato a prescrivermi esami su esami, alcuni mai sentiti prima creando in me solo uno stato d’ansia incredibile, tanto che sono uscita dallo studio quasi con le lacrime agli occhi. Ero all’inizio della mia ricerca, non avevo problemi di salute, anzi tutto perfetto e lei già mi parlava di esami per la fertilità!!! Posso dire che mi ha portato solo sfortuna! Ho scoperto solo successivamente la PMA quando dopo mesi di tentativi non arrivava la tanto attesa gravidanza e dentro di me faceva sempre più spazio un sesto senso che qualcosa non andava, una sensazione inspiegabile. Ad un certo punto mio marito ha deciso di fare un esame per verificare che anche lui fosse sano a livello riproduttivo. Purtroppo, l’esame ha dato un esito che mai ci saremmo aspettati e lì è crollato il mondo. Non avevamo possibilità di concepire naturalmente. La caduta di mille certezze e sogni. Abbiamo deciso di farci coraggio e fissare una consulenza con un centro fertilità molto conosciuto di Milano, questo a distanza di quasi un anno dal matrimonio. Il primo consulto ci ha spaventato e scoraggiato tantissimo, soprattutto per me è stato terrificante parlare di punture (di cui io ho una vera fobia) e di interventi in sala operatoria e tantissimi e costosissimi esami. Inizialmente, terminato il primo consulto, io ho non ho voluto proseguire, ho abbandonato l’idea e abbiamo lasciato passare l’estate sperando nel miracolo. Successivamente, trascorsi altri mesi sempre senza test positivi, mio marito mi ha fatto coraggio e mi ha convinta a proseguire perché era l’unica strada, da lì in poi è iniziato per noi un incubo.

Puoi condividere con noi qualche momento parjticolarmente difficile o significativo del tuo percorso di PMA?

Il mio percorso PMA è stato sempre in salita, molto lungo (non è così per tutte per fortuna) e pieno di difficoltà. 7 lunghi anni che non augurerei a nessuno. La difficoltà iniziale è quella di dover elaborare, come per un lutto, che non potrai fare la cosa più naturale al mondo, in maniera tradizionale. Sarà invece la scienza a manovrare quello che in natura si compie con un atto d’amore. Se non si bypassa questo ostacolo mentale, non è possibile andare avanti. Un secondo momento difficile è accettare che anche la scienza non è garanzia di successo. Quando dopo una terapia molto pesante e interventi invasivi il test di gravidanza risulta NEGATIVO, il mondo ti crolla addosso…ci sono altri momenti significativi difficili, tanti purtroppo e li lascio scoprire poi nel mio libro ma voglio ricordare qui con voi la poca delicatezza delle persone esterne alla vicenda. “Donne” che violano il momento delicato di ricerca di un figlio con esclamazioni del tipo:” Cosa aspetti a fare un figlio? Gli anni passano” o “Voi quando vi decidete? Guarda che le tue amiche hanno già figli” e frasi del genere. Queste sono pugnalate per chi vive questo percorso. La gente non sa ma giudica. Io ho imparato sulla mia pelle che non si fanno certe domande ad una coppia. La vedo come una violenza e una mancanza di rispetto soprattutto perché escono dalla bocca di un’altra donna che dovrebbe capire invece di infierire. Purtroppo, non c’è divulgazione su questo argomento e la gente è ignorante.

Come hai trovato la forza di non arrenderti e di scrivere il tuo “Diario PMA”?

La forza per non arrendermi è arrivata dall’istinto materno. Più volte ho cercato di reprimerlo e accettare la sconfitta, ma i giorni passavano e l’istinto bussava di nuovo alla mia porta. L’idea di stringere tra le mie braccia un esserino così innocente, era più forte di qualsiasi cosa e piano piano ricominciavo ad informarmi, leggere, studiare ed affidarmi a medici privati di fiducia, esterni ai centri da cui ero in cura. Persone di cuore che mi spronavano a riprovare e a non mollare, così con grande fatica mi rialzavo e continuavo la mia battaglia. Sono inoltre una persona determinata e anche questo sicuramente, in parte, ha inciso. DIARIO PMA è stato un valido aiuto, un “amico” che sapeva accogliere i miei sfoghi e le mie paure, la mia finestra di fuga dalla realtà. Portavo sempre con me questo quaderno ed una penna, era mia consuetudine appuntare tutto ciò che facevo a livello medico e i miei stati d’animo, per non dimenticare e non lasciare nulla al caso e se mai fossi riuscita ad avere un bambino, quel diario sarebbe stata per lui la testimonianza di quanto è stato desiderato ed amato ancor prima di nascere. Così le pagine sono uscite come fiumi in piena, scritte proprio come un diario con le date di tutti gli avvenimenti. Solo da poco ho trovato il coraggio di rendere pubblica una parte del mio percorso per cercare di sensibilizzare l’argomento. Nemmeno le persone a me care e più vicine sanno tutto quello che ho passato e leggendo DIARIO PMA mi hanno rivolto parole di grande conforto.

Cosa speri che i lettori traggano dalla tua storia e dal tuo libro?

Il mio percorso nella Procreazione Medicalmente Assistita è durato sette lunghi anni, tutti in salita e pieni di difficoltà. Per fortuna non è così per tutte le coppie, ma vorrei che anche le persone che giudicano in maniera negativa questo procedimento, sappiano che non è semplice come lo descrivono: entri in ospedale ed esci con il pancione. Questo mito è da sfatare. Nulla c’è di scontato. Vorrei che la mia fosse la testimonianza che non bisogna mollare anche nei momenti più difficili dove tutto sembra finire, bisogna informarsi e uscire dai programmi standardizzati che a volte i centri PMA propongono, ogni coppia ha problemi diversi, vanno approfonditi e valutati. Vorrei essere vicina a tutte quelle Donne che si sentono sole in questo percorso. I centri PMA sono gremiti di coppie ma nessuno conosce questo mondo parallelo. La gente punta il dito e chiede solo quando ti decidi a fare un figlio? Domande che sconfinano nell’intimità di una coppia fanno male come pugnalate. Non c’è sensibilità e conoscenza di questo argomento nonostante viviamo nell’era dell’evoluzione. So perfettamente che il mio libro è di nicchia, non è argomento per tutti i lettori, ma vorrei che aiutasse a sensibilizzare questo argomento ancora tabù per certi versi e che sia da lente di ingrandimento sul tema della fertilità.

Grazie, Cristina, per aver condiviso la tua storia con noi e con i lettori del blog del Gruppo Albatros. Il tuo coraggio e la tua determinazione sono un’ispirazione per tutti noi. Invitiamo i nostri lettori a leggere “Diario PMA” per scoprire una testimonianza toccante e autentica di una guerriera che non ha mai smesso di lottare. Continuate a seguirci per altre interviste e storie straordinarie.

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