GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: OK Computer – Nico Mescudi Barillari

Benvenuti al blog del Gruppo Albatros! Oggi abbiamo il piacere di accogliere un’autentica mente creativa: Nico Mescudi Barillari, l’autore del libro “OK Computer”. Questo romanzo affonda le sue radici in un viaggio di scoperta personale attraverso le luci sfavillanti e le ombre evocative di Tokyo. Attraverso il protagonista Mat, ci immergiamo in un mondo in cui il lavoro e la ricerca di se stessi si intrecciano in un intricato tappeto di emozioni e suoni.

In “OK Computer”, il protagonista Mat lascia la sua terra natale, l’Italia, per Tokyo. Questo spostamento geografico sembra essere un elemento cruciale nella trama del romanzo. Puoi condividere con noi quale significato ha per te questa dimensione del viaggio?

Il protagonista, Mat, si sente stritolare dalla provincia e dalla monotonia e non appena gli viene offerto il trasferimento in una città come Tokyo, non ci pensa due volte. Il viaggio rappresenta e rappresenterà, per il protagonista, una ricerca di una verità, allontanandosi dall’ipocrisia, dalla claustrofobia e dalla comfort zone, che il più delle volte ci nasconde cosa c’è di vero nel mondo. La verità non sarà mai cosa assoluta, ma saranno piccoli momenti, quelli che fanno sentire vivi e liberi, personaggi come Mat. 

Mat, il protagonista del tuo romanzo, vive una realtà intrisa di solitudine e alienazione fino a quando non incontra Steve e Misaki. Qual è il ruolo dell’amicizia nella vita di Mat e come si evolve nel corso della storia?

Quando viveva in Italia, probabilmente, Mat aveva delle amicizie, per così dire, “di comodo”, ma che comunque gli andavano bene. Mat è un tipo sensibile e non ha mai avuto in precedenza la possibilità di esternare certi sentimenti. A Tokyo incontra due persone, che diventano, casualmente, nuove amicizie per lui. Steve e Misaki, si possono definire borderline, un po’ come lui, un giocattolo definito difettoso dalla società, che ha trovato conforto in quel tipo di personalità, con cui si può parlare di cose imbarazzanti o verità scomode, che aiutano Mat a staccare dal troppo rumore che la città causa tutto il giorno. 

La musica è un elemento chiave nel tuo romanzo. Come hai integrato la musica nella narrazione e qual è il suo impatto sullo sviluppo dei personaggi e della trama?

La musica è sia colonna sonora di un ambiente sia vera e propria musica all’interno del romanzo. Se è vero che Mat ascolta OK Computer dei Radiohead, quasi tutti i giorni per andare a lavorare (perché effettivamente gli piace quel tipo di musica), è vero anche che quel disco è un concentrato di significati sociologici, soprattutto riferiti a 1984 di George Orwell, che dà un senso di laboriosità e alienazione nelle vite frenetiche come a Tokyo, la metropoli più grande del mondo. Riassumendo, la musica è una sorta di easter egg nel romanzo, che fa capire ancora di più dove ci si trova e perché si prendono certe decisioni, non è affatto casuale. Paranoid Android (canzone dei Radiohead, contenuta nel libro) parla di yuppies e di scalatori sociali, di ambizioni egoistiche e di decisioni prese con poca umanità, come se il mondo fosse soggiogato da noi. Tutto il disco dei Radiohead, omonimo titolo del romanzo, contiene canzoni in linea con quella citata di sopra. In sostanza è il movimento del rock (soprattutto del grunge) a creare certi ambienti, a insinuare certe idee e spingersi a farle, perché la fragilità interna ha bisogno di una voce, di un nome e di un suono e che sia dei Radiohead, dei Joy Division, dei Nirvana, dei Pearl Jam o dei Beatles, poco cambia. La musica dell’ultimo decennio del Novecento ha dato, in quel momento, una spinta enorme all’animo, con prese di coscienza più o meno autodistruttive e nichiliste, come può essere Steve (amico di Mat) associato ad esempio Kurt Cobain e Mat a Eddie Vedder, cantanti appartenenti allo stesso movimento di Seattle, con caratteri opposti, gli estremi contro i moderati, in cui nessuno vince o perde.

“OK Computer” esplora le fragilità umane attraverso una serie di tragedie che colpiscono il protagonista Mat. Qual è il messaggio principale che vorresti che i lettori traggano da queste esperienze?

L’importante è non mollare, trovare l’equilibrio, la consapevolezza di essere vivi, di respirare, di svuotare la mente, per accogliere gli urti esterni. Non soffrire di vittimismo è la cosa più importante perché, se ciò non accadesse poi si trasformerebbe in ego e poco equilibrio. Nonostante le tragedie è importante non piangersi addosso, la vita è un ciclo continuo, è bene non pensare all’immortalità ma alla verità, dato che la prima non dà il brivido e l’allontanamento dalla comfort zone. Bisognerebbe fermarsi anche per un solo minuto, in mezzo alla baldoria quotidiana, in una città come Tokyo o in una qualsiasi altra, e chiedersi se quello che si sta facendo è veramente giusto per sé stessi, o se è solo illusione e menzogna. Siamo colpiti dalle inerzie della società che ci circonda, rendendoci persone diverse, incapaci, talvolta, di tornare quelle che eravamo, privandoci della nostra resilienza. Questo per dire che siamo condizionati dal messaggio di perfezione e di precisione, ma come essere umani possiamo solo che sbagliare, cadere, inciampare, consumarci e perire. Si dovrebbero “combattere” certi limiti con le nostre azioni e pensieri retti, aiutando il prossimo, infondendo un karma positivo nell’esistenza (come racconta la canzone Karma Police dei Radiohead, nel disco OK Computer), perché in questo mondo esistono tanti caratteri diversi ed ognuno combatte una propria battaglia personale. 

Ad un certo punto del romanzo Mat prende la decisione di partire nuovamente, lasciando aperte molte possibilità sul suo futuro. Qual è il significato di questa scelta per te come autore e per per Mat, come protagonista della storia?

Mat si rende conto di essere entrato in un meccanismo troppo conclamato, fatto di un insieme di elementi perfetti, calzanti al punto giusto, di lavoro e casa, in cui il tempo è dettato da queste ultime due istituzioni, gettandolo in una spirale che lo immobilizza, che gli inibisce quasi i sentimenti. Mat ha stabilito anche a Tokyo un’altra vita alienante, facendosi calpestare dal passare inesorabile dei secondi, minuti, ore, giorni, settimane, mesi e anni. Grazie agli eventi esterni al lavoro, ossia Steve e Misaki, gli si sono riattivati i suoi iniettori sentimentali, ha finalmente aperto gli occhi, si è accorto che è vivo e che deve fare qualcosa, deve avere il coraggio di evadere dalla prigione che l’ha stritolato fino ad allora. La soluzione, Mat, è riuscito a trovarla e decide di partire ma non importa dove, perché lui abbandona una comfort zone e l’importante era quello. Allontanarsi possibilmente dalle zone più corrotte dal cemento e dalla civiltà è probabilmente un altro tarlo nella testa di Mat, ricercando qualcosa di incontaminato, dove fermarsi e scaricare tutto lo stress, in un luogo in cui il tempo e lo spazio tornano a riprendere il loro senso.

Con “OK Computer”, Nico Mescudi Barillari ci offre uno sguardo profondo nella psiche umana attraverso la lente di un viaggio emotivo e musicale. Grazie mille per aver condiviso con noi il tuo tempo e le tue riflessioni su questo straordinario lavoro. Non vediamo l’ora di vedere cosa riserverà il futuro per Mat e per le tue prossime opere!

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