Benvenuti lettori del blog del Gruppo Albatros. Siamo qui oggi per un viaggio affascinante attraverso le pagine di “Sillabari moderni”, l’opera intrigante e stimolante di Francesco Bia. In un momento cruciale della nostra storia, marzo 2020, mentre il mondo si trovava immerso nel caos del lockdown, Bia ci invita a una riflessione profonda sul significato dell’isolamento e sull’importanza di dare voce ai nostri sentimenti più intimi.
Francesco, ci racconti cosa ti ha ispirato a creare questo affascinante universo di “Sillabari moderni”? In questo libro affronti una vasta gamma di tematiche, dall’amore ai sensi di colpa, dalla demitizzazione delle storie disneyane alla riflessione sulla fede religiosa. Come sei riuscito a tessere insieme queste diverse dimensioni narrative senza perdere coesione e profondità?
I singoli racconti nascono in momenti diversi (partecipazione a concorsi specifici, quindi costruzioni ad hoc settoriali, ispirazioni estemporanee, scrittura terapeutica ed esercizi di stile). Come mettere insieme un universo di personaggi e temi così diversi nella stessa storia? Pensai subito che sarebbe servita una cornice narrativa che avrebbe dovuto raccogliere tutte le storie e intrecciarsi, in qualche modo, con la personalità del narratore. A fine febbraio 2020, poco prima del lockdown pandemico, in molti stavano riscoprendo la lettura di testi come il Decameron e i Promessi Sposi che raccontavano come la gente dell’epoca avesse affrontato una pandemia. Così, ispirato da Boccaccio nel “Decameron”, immaginai un insegnante (un mio alter ego) che per un periodo indefinito, avrebbe lasciato la sua città per stare lontano dal contagio ma anche dal bombardamento mediatico, trascorrendo le sue serate raccontando a qualcuno delle storie. Sì, ma a chi? Da pochi mesi avevo perso la mia nonna materna, a cui ero legato visceralmente. Mi sentivo orfano e vedovo allo stesso tempo – come scrivevo in una poesia a lei dedicata –. Per elaborare il grave lutto, avevo pensato di reinventare la sua presenza circondandomi dei suoi oggetti e dei riti a cui eravamo abituati. Portai con me un pupazzo di lana, ultima sua fatica prima che la vista venisse meno. A lui, un oggetto inanimato, ma “figlio” di una persona importante per il me e per il protagonista, il narratore si sarebbe rivolto con delle lettere-commenti finali per ogni storia. In quelle lettere emerge il punto di vista del narratore e il messaggio speciale che vuole rivolgere al suo Filocolo (il nome del pupazzo) e a tutti i lettori. Per dare ulteriore ordine alla storia, pensai ai “Sillabari” di Goffredo Parise, tra i più grandi autori del ‘900 al pari di Calvino, Moravia e Pasolini. I “Sillabari” di Parise – che per altro gli valsero il Premio Strega 1982 – furono una sperimentazione letteraria innovativa per l’epoca: si trattava di una raccolta di racconti autonomi, sottoforma di abecedario delle emozioni. Ogni racconto più o meno breve, a sé distinto, raccontava un’emozione del protagonista. Parise e Boccaccio, sono stati i veri ispiratori per la creazione della cornice narrativa che avrebbe abbracciato tutti i racconti, formandone un’opera sola: “Sillabari moderni”. Per questo ai due autori dedico l’opera stessa, oltre che – ironicamente – alle lettere escluse.
Uno degli elementi distintivi del tuo libro è sicuramente lo stile asciutto, efficace e talvolta ironico con cui affronti temi complessi. Ci puoi parlare di questa scelta stilistica e di come l’hai applicata per portare avanti le tue narrazioni?
Tutti gli scrittori, noti e meno noti, sono stati e sono dei lettori famelici. La lettura è una vera palestra per la scrittura sia da un punto di vista sintattico che semantico. La scrittura e la lettura sono sempre state le mie più grandi passioni, che mi hanno accompagnato da bambino a studente, ed oggi da docente. Ho potuto sperimentare letteralmente generi diversi grazie alla lettura degli stessi, la formazione – prima – e la conduzione – dopo – di corsi di scrittura creativa, applicando e personalizzando le regole della scrittura stessa. Da lettore ad autore, da docente di lettere a conduttore di laboratori di scrittura creativa – ispirato da un libro prezioso “Il mestiere dello scrivere” di Carver”, che consiglio a chi si approccia al magico mondo della scrittura creativa- ho potuto constatare quanto lo stile paratattico, asciutto e anche un po’ ironico, sia perfettamente funzionale e di tendenza per tutti i tipi di lettori, in quanto coinvolge e arriva dritto al cuore.
I tuoi personaggi sono vibranti e complessi, ognuno con le proprie sfaccettature e contraddizioni. Qual è stata la tua ispirazione nel creare questa galleria di protagonisti?
Pirandello affermava che un individuo indossa tante maschere quanti sono i ruoli che ricopre nella società e, a queste, si aggiungono quelle che gli altri gli attribuiscono. Ecco, da una parte ho lasciato che le mie maschere/anime collaborassero tra di loro, facessero pace come nel racconto “Fantasia”, dove il giovane Emilio media tra la letteratura e l’avanzare della tecnologia; dall’altra parte ho dato un volto a tanti temi a cui sono particolarmente legato.
Infine, Francesco, “Sillabari moderni” ci invita a una riflessione su temi delicati che riguardano la società contemporanea. Qual è il messaggio principale che speravi di comunicare ai tuoi lettori attraverso questa opera?
Recentemente, un mio studente, in un compito d’italiano, ha scritto che spera di trovare il libro “giusto” che lo “riconcili” alla lettura. Ecco, il mio augurio per tutti noi lettori, riconciliarci con la lettura – di qualsiasi genere – perché come ripeto sempre, giova gravemente alla salute, rendendoci liberi di esprimerci ed essere noi stessi. All’interno del mio libro do voce al bambino che ero ma che devo ancora essere – Pascoli docet – per poter guardare in profondità e andare oltre. In tanti racconti tratto anche di temi civili che devono rappresentare una Voce, un grido che chiede giustizia per i tanti Balù (racconto I) che ancora oggi sono vittime di omofobia, per i Matteo (racconto L) che non riuscendo a superare le ingiustizie sul posto di lavoro, vengono indotti al suicidio, per gli Efrem (racconto D) che cercano di essere accolti in un mondo più inclusivo, per le tante/i come Sabrina (racconto S), vittime di concorsi farsa, per i tanti ragazzi che sono ostacolati dai loro genitori nelle loro scelte (racconti B e E). È anche un invito a riscoprire rapporti e sentimenti come Marco per i suoi genitori (E) o Andrea per suo nonno (A)… Sillabari moderni è un viaggio che spero accompagni tutti alla scoperta del bello e del dono dell’Altro. La stella del racconto “Cometa” ci farà sicuramente da guida, anche nei momenti più difficili.
“E se non arrivasse?”.
“Arriverà. In caso contrario, cambia direzione”.
“Mi mettono in ansia i cambiamenti”.
“Certo, all’inizio ci confondono, ma poi mettono in ordine la nostra vita”.
Grazie mille, Francesco Bia, per aver condiviso con noi la tua visione e il tuo talento attraverso “Sillabari moderni”. È stato un viaggio emozionante e stimolante attraverso mondi interiori e riflessioni profonde che sicuramente continueranno a risuonare nei nostri cuori e nelle nostre menti. Buona lettura!
