GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: L’altro me – Raffaella Sorrentino

Benvenuti lettori del blog del Gruppo Albatros! Oggi siamo lieti di ospitare Raffaella Sorrentino, per discutere del suo recente libro “L’altro me”. Questo breve testo affronta con profondità e sensibilità tematiche psicologiche attraverso la storia di Margareth ed Edward. La loro relazione, inizialmente idilliaca, si trasforma in un viaggio attraverso la depressione latente di Margareth e l’atteggiamento violento e psicotico di Edward. Attraverso le loro vicende, il libro ci immerge in una realtà cruda e incallita, evidenziando la complessità delle relazioni umane e l’impatto dei traumi infantili sull’età adulta.

Raffaella, “L’altro me” affronta tematiche psicologiche delicate e profonde. Qual è stata la tua ispirazione dietro questo libro e cosa ti ha spinto a trattare tali argomenti così intensamente?

Il mio libro L’altro me è nato dalla voglia di dar voce a delle problematiche di cui sentiamo parlare quotidianamente e che accompagnano ancora troppo la nostra società, siamo nel 2024 e avrei sperato di non ascoltare notizie di violenza domestica, femminicidi, casi di stalking, violenza fisica, psicologica ed economica accadere così frequentemente. Ciò che mi ha spinto a scrivere questo libro che affronta tali tematiche era il desiderio di far provare emozioni empatiche alle persone durante la lettura che immedesimandosi nella storia e riuscendo a provare determinate emozioni avrebbero potuto comprendere anche attraverso un semplice testo cosa prova ogni membro della famiglia, vivendo in una situazione di violenza.

Uno degli elementi più potenti del tuo libro è la rappresentazione dei personaggi e delle loro battaglie interiori. Come hai sviluppato Margareth ed Edward e quale messaggio desideravi trasmettere attraverso di loro?

I personaggi di Margareth ed Edward affrontano varie vicissitudini nella loro vita che affrontano in maniera diversa, purtroppo entrambi hanno dei vissuti difficili e ognuno di loro cerca di gestire le proprie emozioni nel modo in cui ha imparato. Edward è un uomo che non riesce a gestire le sue emozioni, diventa dipendente dall’alcool e pian piano entra in un circolo vizioso dalla quale fa veramente difficoltà ad uscire, comportamenti negativi che lo portano a compiere delle azioni forti e ostili. che soltanto con l’aiuto di esperti potrà riuscire a superare. Margareth è una donna con un’infanzia non serena, cerca di essere forte e di tutelare il suo bambino, vorrebbe salvare la propria famiglia ma si rende conto, anche se non troppo precocemente che non può farcela da sola e che senza paura e con coraggio e determinazione deve uscire da quella situazione pericolosa e salvare anche il piccolo Johan anch’esso vittima di una situazione ormai al limite. Il messaggio che mi piacerebbe far pervenire attraverso Margareth è la forza della donna nel chiedere aiuto per cercare di uscire da quella situazione e di Edward di accettare di aver bisogno di qualcuno che lo guidi e lo faccia uscire da quel circolo vizioso. 

Il tuo background come psicologa emerge chiaramente nel modo in cui hai affrontato le tematiche psicologiche nel libro. In che modo la tua esperienza professionale ha influenzato la scrittura di “L’altro me”?

La mia esperienza come psicologa ha influito tantissimo nel comprendere da vicino tali tematiche, ascoltando e vivendo da vicino tali situazioni. Le emozioni trasmesse dalle persone che ho conosciuto sono state fondamentali nel capire che a volte bisogna veramente approfondire e non soffermarsi mai all’apparenza, bisogna scavare a fondo per percepire intensamente la sofferenza che questi comportamenti determinano. Bisogna aiutare senza paura chi è in una situazione di difficoltà e far comprendere che debbano essere messi dei limiti, al primo campanello d’allarme, bisogna allertarsi. In tutto ciò c’è anche un messaggio che voglio far pervenire, cioè l’invito alle persone che assistono ad episodi di violenza a non nascondersi, di non aver paura ma di aiutare e denunciare, dobbiamo essere tutti uniti, soltanto in questo modo si può abbattere il muro della paura e della vergogna. 

Una parte significativa del libro ruota attorno al personaggio del piccolo Johan, che sembra essere un osservatore silenzioso di un mondo tumultuoso. Qual è il ruolo di Johan nella storia e cosa rappresenta per te?

Il piccolo Johan è protagonista anch’esso nella storia poiché subisce, apprende e sente tutte le emozioni negative, i comportamenti violenti che lo accompagnano giorno per giorno e le difficoltà che sono costretti ad affrontare. Ho scelto di far apparire il piccolo Johan come un bambino che è silenzioso che osserva tutto ciò che avviene nel proprio ambiente familiare, il quale dovrebbe essere il luogo di protezione e non di minaccia, volevo far capire quanto sia potente il silenzio di una persona in questo caso un bambino che tutti i giorni vive in una situazione di tensione e il trauma che viene riportato in seguito. Il piccolo Johan rappresenta la parte più fragile da tutelare. 

Infine, “L’altro me” offre non solo una riflessione sulle difficoltà della vita, ma anche un messaggio di speranza e resilienza. Quali sono le principali lezioni che i lettori dovrebbero trarre dal tuo libro?

Il messaggio più forte è proprio questo: da ogni situazione difficile si può uscire, ogni persona possiede delle capacità interiori che gli permettono di affrontare delle difficoltà, molte volte c’è solo bisogno di riportarle alla luce, credendo in sé stessi , affrontando ogni avversità con forza, determinazione e coraggio, a volte può succedere che non si riesce a trovare da soli la forza di reagire ed agire ed ebbene che in quel momento non si abbia la paura di chiedere aiuto e farsi aiutare. Ogni tipo di violenza distrugge la dignità della persona, la danneggia profondamente e distrugge tutto ciò che circonda, per questo il mio desiderio più grande sarebbe quello di emarginare qualunque tipo di violenza e di supportarci l’uno con l’altro, in fondo siamo tutti essere umani con sentimenti emozione e pari dignità, a cosa serve far del male all’altro? Cerchiamo di diffondere l’amore, l’unica ancora di salvezza.

Grazie mille, Raffaella, per la tua presenza e per aver condiviso con noi le tue profonde riflessioni su “L’altro me”. È stato un piacere avere l’opportunità di approfondire le tematiche del tuo libro e di conoscere meglio il tuo pensiero. Attendiamo con ansia i tuoi prossimi progetti letterari e ti auguriamo il massimo successo nel tuo percorso creativo e professionale.

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