GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Puertopia – Gianmarco Del Tredici

Benvenuti lettori del blog del Gruppo Albatros! Oggi siamo entusiasti di ospitare un autore visionario, Gianmarco Del Tredici, il creatore del suggestivo racconto di fantascienza “Puertopia”. Un viaggio nel tempo e nello spazio che ci porta su altri mondi in tempi lontani, un’opera che promette di svelare nuove realtà e suscitare riflessioni profonde.

Gianmarco, ci hai raccontato che l’ispirazione per “Puertopia” è scaturita anni fa da un’idea affascinante riguardante la creazione di una città, inizialmente denominata “Puertopia” e successivamente ribattezzata “Sol”, da realizzare attraverso l’utilizzo di bitcoin. Un progetto che, sebbene possa sembrare un sogno avveniristico, si intreccia con la realtà e gli interrogativi sulla finanza, il potere delle banche e l’innovazione tecnologica. Ci puoi raccontare di più su come hai sviluppato questa trama avvincente? Qual è stata la tua ispirazione dietro questa concezione, e come hai visto l’evoluzione di questa idea nel contesto attuale della finanza e della tecnologia?

Fin da sempre ho avuto una vaga repulsione per la nostra struttura sociale basata sull’economia e la finanza, forse si potrebbe dire che fossi, in cuor mio, un po’ disadattato, seppur non in senso letterale e clinico. Innanzitutto, ho sempre trovato futile basare così profondamente ed invasivamente il funzionamento sociale e dunque e dunque la vita delle persone su qualcosa di fittizio come il soldo. Pur riconoscendo la sua necessaria funzione resta la consapevolezza che sia qualcosa di illusorio che dunque può sparire in vari modi. Tuttavia, lasciano che il destino non solo degli uomini, ma delle nazioni e del mondo sia deciso da esso. Non ho mai apprezzato poi la mentalità di chi “vive per lavorare” ritenendo che si debba sì lavorare onestamente per soddisfare le proprie esigenze, ma ho probabilmente avuto degli esempi un po’ (molto) maniacali, da persone che raggiunta la pensione devono continuare a riempirsi di lavoro altrimenti non sanno cosa fare della propria vita. Ho addirittura conosciuto un signore che ha definito la pensione “morte sociale”.  E tutto per essere ingranaggi di una macchina che ci aliena allontanandoci dalle cose più importanti e dalla natura psichica. Il lavoro ha molti aspetti positivi, ma ci vuole equilibrio. Il vecchio “culto” del lavoro come unica via per l’ottenimento della rispettabilità in faccia al mondo ha poi probabilmente fatto strada alle odierne eccessive speculazioni sul lavoratore. E pensando solo al dio denaro siamo diventati indifferenti verso gli ideali che ignoriamo ad esempio al momento del voto in favore di una qualche promessa di politica monetaria. Ciononostante, pur con tutta la grande attenzione e rilevanza che diamo all’argomento, come possibilità e stile di vita siamo messi sempre peggio e, come cantano in “cash machine” gli “hard-fi” e nel mio libro Harmony:

“I scratch a living, it ain’t easy-

you it’s a drug-

i’m always payng, neve make it-

but you can’t look back-

i wonder in i’ll ever get-

to where i want to be-

bettar belive it-

i’m working for the cash machine!”

La notizia che lessi anni fa sull’idea di “creare” Puertopia coi bitcoin, sottraendosi alle speculazioni ed alle banche, fu dunque per me un raggio di sole. Purtroppo, sembra proprio che il bitcoin sia stato inghiottito dagli stessi meccanismi di ogni altra valuta, perdendo la sua funzione. Tuttavia, ho trovato comunque importante parlarne perché potrà nascere qualcosa d’altro sullo stesso principio. Ritengo inoltre che tecnologicamente ci stiamo pian piano avvicinando al momento in cui il denaro non servirà più (se i governanti lo accetteranno, gli serve per “gestire” a loro piacimento) in quanto iniziamo a sintetizzare elementi in laboratorio e creare materia dall’energia. Ricordiamoci che il denaro è nato dal baratto per scambiare la materia disponibile, nel momento in cui essa divenisse illimitata e/o riproducibile il soldo non servirebbe più. Anche l’operatività umana poi potrà essere sostituita da quella robotica, ovviamente tutto il processo dovrà essere sviluppato nel pieno rispetto dei diritti e delle esigenze della popolazione.

Hai inserito nel tuo libro elementi di critica sociale e tesi di studiosi su argomenti sensibili. Come hai bilanciato la creazione di un mondo fantastico con la riflessione su questioni sociali attuali? Qual è il messaggio che speravi di trasmettere attraverso queste aggiunte al tuo racconto?

Lo scopo principale della parte di critica sociale inserita nel libro è, oltre a proporre spunti di riflessione, cercare di contrastare la tendenza odierna al pensiero politico polarizzato e dimostrare la sua insulsità. Il mio romanzo nel complesso non presenta un’ideologia né di destra né di sinistra, ma propone aspetti di entrambe le parti e, per quanto io abbia un orientamento definito, rappresenta un po’ quello che penso. Posso dire dunque di avere una mentalità un po’ trasversale sebbene io nel complesso mi ritrovi di più in una certa direzione. Ma non mi formo certo le mie idee sulla base di ciò che mi “predica” qualcuno a cui si potrebbe giurare fedeltà diventando dunque un elettore stereotipato, desidero invece che le mie idee propongano e costituiscano i tratti dei programmi politici che ci vengono proposti, rendendoli possibilmente più liberi da dogmi e pregiudizi, più funzionali ed autentici. Ovviamente contando per uno, e la democrazia è fatta dalla somma di tanti uno. Per quanto riguarda le tesi degli studiosi esse, pur basandosi in un certo senso su dati archeologici e scientifici, hanno soprattutto una valenza teologico/spirituale. L’intento è stato quelli di mettere ancora più in mostra tali teorie a molti sconosciute facendolo attraverso uno sperabilmente divertente racconto di fantascienza. Ho voluto anche però inserire delle mie ipotesi sia per il piacere personale di condividerle sia perché spero possano rappresentare un conforto per chi, credendo alle tesi esposte, possa trovarsi magari abbattuto. Senza voler assolutamente indicare cosa credere, ma magari appoggiarsi anche per un attimo ad un’idea per poi rialzarsi e cercare la propria può essere utile. La forma fantascientifica del racconto è stata perfetta per fare entrambe le cose perché da un lato ho potuto rappresentare idee escluse dalla scienza ufficiale come vere e parte della storia, dall’altra ho potuto criticare la società in cui tutti viviamo in maniera indiretta tramite parallelismi lampanti.

La tua opera ci porta in un viaggio nel tempo e nello spazio, aprendo porte verso nuove realtà. In che modo la fantascienza, secondo te, può fungere da specchio per riflettere e analizzare la nostra società attuale? C’è qualche connessione tra il futuro distante che hai creato e la nostra vita di tutti i giorni?

C’è la connessione sia tra la realtà futuristica che ho raccontato e la nostra che fra quest’ultima ed il passato. Vi sono infatti nel racconto pianeti che rappresentano civiltà passate, Sparta e Samurai, e con qualche aspetto di queste si fa un confronto che seppur fugace considero interessante. C’è poi il pianeta “Suolo”, che rappresenta la Terra con le sue religioni, ed il pianeta “Anarchia”. Sono pianeti che servono a rappresentare ideali su cui discutere. Credo dunque che la fantascienza si presti a molteplici possibilità di rappresentazione e critica della società, quello dei pianeti distanti nel tempo e nello spazio è il modo che ho considerato più funzionale per la mia trama e più interessante.

Gianmarco, ci parli del tuo processo creativo durante la scrittura di “Puertopia”? Come hai dato vita a mondi alieni e come hai affrontato la sfida di rendere accessibile e coinvolgente per i lettori un’ambientazione così unica?

Quando scrivo generalmente prima “faccio un film” della storia nella mia mente. Spesso i personaggi hanno anche il volto di attori. Penso anche a certe frasi da scrivere, poi quando il tutto mi sembra abbastanza sviluppato e definito lo metto su carta. Nella fase di scrittura vera e propria molte cose cambiano, ma l’idea generale è molte “immagini” ed espressioni restano. Ho cercato di inserire un po’ di suspense ed azione anche perché sono ciò che mi piace, fa parte del mio genere. Spero dunque di essere riuscito a rendere il tutto appetibile per il lettore.

Nel tuo libro, esplori mondi lontani e futuri incerti. Qual è la tua personale visione del futuro, sia dal punto di vista tecnologico che sociale, e in che modo questa visione ha influenzato la creazione di “Puertopia”?

Io spero che nel prossimo futuro le molte cose che non si sanno a livello pubblico vengano fuori, e credo che in un modo o nell’altro succederà. Io non sono nessuno e non conosco per certo la verità ma senza superbia spero che, se accadrà il mio libro possa essere per chi l’avrà letto un aiuto ed uno spunto per elaborare probabili realtà che oggi non sembrano tali ma domani chissà.

Grazie mille, Gianmarco, per condividere con noi il tuo mondo affascinante e le radici profonde di “Puertopia”. Siamo ansiosi di immergerci nelle pagine del tuo racconto e di continuare a seguire il tuo percorso nella scrittura. Ai lettori del Gruppo Albatros, non perdete l’opportunità di esplorare nuove dimensioni con “Puertopia” di Gianmarco Del Tredici. Buona lettura!

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