Benvenuti al blog del Gruppo Albatros! Oggi ci immergeremo nell’emozionante mondo adolescenziale di Corinna Panichi, autrice del libro “Questione di adattamento”. Attraverso la vita di Clara, il suo romanzo esplora le sfide e le emozioni di un trasferimento in una nuova città a soli quindici anni, esplorando le sottili trame dell’amicizia, dell’adattamento e dei pericoli dell’adolescenza. La freschezza e la precisione con cui l’autrice dipinge questa avventura adolescenziale offre una finestra autentica e coinvolgente sulle esperienze dei giovani di oggi. Il suo libro vuole dare voce ai problemi e alle gioie di una generazione spesso travolta dalle sfide della crescita.
Corinna, “Questione di adattamento” esplora le sfide e le emozioni dell’adolescenza attraverso la storia di Clara. Qual è stato il tuo processo creativo nell’affrontare queste esperienze adolescenziali e cosa ti ha spinto a voler condividere questa narrazione?
Ho iniziato a scrivere la storia di Clara e Zoe quando avevo quattordici anni e l’ho conclusa a diciotto; quindi, è stata un’esperienza che ha coperto gran parte della mia adolescenza; sono convinta che vivere in prima persona determinate emozioni, nel bene e nel male, mi abbia aiutata tantissimo a rendere la narrazione il più vera possibile. In realtà, all’inizio non pensavo che l’avrei pubblicata, per me è stata come un diario: ho incanalato gran parte dei miei sentimenti in questo racconto, chiaramente romanzandoli e riadattandoli. La scelta di inviarlo a una casa editrice è venuta mesi dopo averlo finito e sono estremamente felice di come è andata. Non era scontato. Come si dice, un sogno che si realizza.
Il tuo amore per i libri è evidente nella tua scrittura. In che modo le storie che hai amato leggere hanno influenzato la creazione del tuo romanzo e la tua percezione della narrativa?
I libri fanno parte della mia vita da sempre: sono cresciuta fra le storie più varie, tant’è che ho imparato a leggere e scrivere a quattro anni. Era il mio passatempo preferito, e lo è tutt’ora. I romanzi mi hanno fatta ridere, piangere, riflettere; mi hanno divertita, confortata, guidata. Mi hanno reso la persona che sono oggi. E, sicuramente, leggere tanto mi ha permesso di sviluppare non solo un mio stile di scrittura personale, oltre a una percezione grammaticalmente corretta dell’italiano, ma anche la curiosità e la fantasia, elementi fondamentali nella realizzazione di un bel libro. Per “Questione di adattamento” non mi sono ispirata a un romanzo nello specifico, ma ho piuttosto cercato di assumere l’approccio più genuino e adatto alla storia che volevo raccontare. Riguardo al mio concetto di scrittura, il mio principale punto di riferimento sono le “Lezioni americane” di Italo Calvino. In particolare, sono d’accordo con lui nel ritenere la leggerezza un valore aggiunto e non un difetto: la leggerezza non è superficialità, è la capacità di toccare qualsiasi argomento, anche il più serio, con la giusta dose di disincanto e ironia. Ho cercato di farlo nel mio romanzo, spero di esserci riuscita.
Il libro affronta temi complessi legati all’adolescenza e all’adattamento. Quali messaggi o emozioni speravi di trasmettere ai lettori attraverso la storia di Clara e Zoe?
Come ho già detto, il libro è nato come una valvola di sfogo per le mie emozioni. Forse un modo per sentirmi meno incompresa, meno sola. Ho raccontato alcune mie esperienze personali, certo, ma anche altre vissute da persone che conosco e altre ancora di cui ho solo sentito parlare, ma che, in qualche modo, hanno segnato la mia vita e che, dunque, ho sentito l’esigenza di mettere nero su bianco. Posso dire che, per affrontare determinati argomenti, mi sono documentata profondamente e attentamente, ascoltando testimonianze per poi ideare una nuova storia. Ad oggi, credo e spero che il mio romanzo possa parlare a tutti: ai più giovani, a coloro che sono ancora immersi nell’”insopportabile parentesi esistenziale” dell’adolescenza, perché si rendano conto di non essere gli unici ad affrontare incertezze, frustrazioni, problemi come il bullismo e l’accettazione di sé; per gli adulti, perché possano ritornare a lontane emozioni e, magari, comprendere un po’ di più i propri figli.
Come hai bilanciato la scrittura del tuo primo romanzo con gli impegni scolastici e personali? Qual è stato il tuo processo di gestione del tempo e dell’ispirazione?
Ho fatto il liceo classico, quindi riuscire a mantenere un equilibrio tra la scuola, le uscite con gli amici e la scrittura del libro non è stato semplice. Dopotutto, sono una perfezionista! Ho scritto fondamentalmente durante le vacanze estive, anche se nel frattempo mi appuntavo le idee che mi venivano in mente su una cartella nelle note del cellulare – che utilizzo anche adesso quando sono ispirata. È strano, perché l’ispirazione può venire nei momenti più disparati, e allora devo abbandonare quello che sto facendo e annotare ciò che ho pensato, che sia una scena o un dialogo, e, se posso, fermarmi a ragionarci su. C’è da dire, però, che la mia vita, sia scolastica sia personale, mi ha dato numerosi spunti per la scrittura di “Questione di adattamento”: per esempio, senza entrare nei dettagli, è stato uno specifico episodio della mia adolescenza a darmi l’idea per la parte di Zoe, che ho cominciato dopo un periodo di blocco. Ho sofferto, ma è servito. Adesso che frequento l’università la mia gestione del tempo è molto diversa, anche se è sempre piuttosto complicato trovare un momento per sfogare la mia vena creativa… approfitterò della pausa dopo la sessione invernale, senza ombra di dubbio.
Oltre alla scrittura, hai altre passioni o progetti a cui dedichi il tuo tempo attualmente? Hai in mente nuove storie o progetti futuri che desideri condividere con i tuoi lettori?
Ho praticato per cinque anni tessuti aerei, una disciplina circense. Purtroppo, a seguito della pandemia, ho interrotto gli allenamenti e non ho più ripreso, ma questo sport è entrato nel mio cuore; addirittura, ho una struttura con il tessuto appeso nel giardino di casa! Appena potrò credo che, piano piano, ricomincerò, anche da sola, perché i brividi, l’adrenalina che mi dava salire il tessuto non li ho più provati. Per il resto, chiaramente scrivere è il mio passatempo preferito: ho ideato circa altri quindici romanzi – non sto scherzando, quindici di numero – e, quando ho ispirazione per una storia o per un’altra, appunto tutto. Segno trame, scene, dialoghi, descrizioni fisiche e caratteriali dei personaggi e chi più ne ha più ne metta. Alcune storie sono quasi interamente pensate, altre solo abbozzate, ma ho assolutamente intenzione di portarle tutte a termine. È meraviglioso perché mi sento come se fossi l’unico canale attraverso cui i personaggi che immagino potessero raccontarsi al mondo. Come se mi avessero scelta, in un certo senso. Non è facile da spiegare, ma per me è semplicemente così. Hanno tutti un posto speciale nel mio cuore e, soprattutto, hanno tutti qualcosa da dire. E io non vedo l’ora di dargliene la possibilità.
Concludiamo questa avvincente conversazione con Corinna Panichi, autrice di “Questione di adattamento”, un romanzo che cattura le sfide e le emozioni dell’adolescenza con freschezza e autenticità. Grazie, Corinna, per averci offerto uno sguardo così coinvolgente nelle esperienze di Clara e Zoe e per aver condiviso con noi la tua passione per la narrazione. Non vediamo l’ora di seguire i tuoi futuri progetti letterari e di continuare ad esplorare il mondo attraverso la tua scrittura appassionata e sincera.
