GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Helios – Aldo Piglione

Intrighi, misteri e un viaggio verso l’ignoto: è quanto propone Aldo Piglione nel suo romanzo ‘Helios’, un avvincente intreccio di mistero e avventura che affascina dalla prima all’ultima pagina. Seguiamo le peripezie dell’archeologo Taddeo Silvesco, di sua nipote Rebecca, dell’amico Mecio e del fedele Coccio, catapultati in un’indagine che si snoda tra luoghi inaspettati e personaggi fuori dal comune. Benvenuti amici in questa nuova intervista!

Il tuo romanzo, “Helios”, è un viaggio ricco di avventure e misteri. Cosa ti ha ispirato a creare questa storia intricata e coinvolgente?

Senza dubbio la volontà di dare un seguito al romanzo precedente ambientato nel medioevo: “Bigorrah!”. Le basi per la stesura di “Helios” pervengono senz’altro da lì, con l’intenzione di scrivere una seconda storia che si regge da sé, “smagicizzando” la prima a favore di una nuova serie di avventure più vicine alla realtà dei giorni nostri. Ma anche in questo caso l’ispirazione è arrivata dalla mia passione più grande: la storia, e in particolar modo da quella sui due conflitti mondiali che tanto mi ha fatto viaggiare verso i siti europei teatri dei più importanti eventi militari degli ultimi cento anni. Intendiamoci, non sono né un amante della guerra né un militarista, ciò che mi affascina è piuttosto la spinta che le guerre hanno costantemente dato all’umanità per migliorarsi nei brevissimi tempi in ogni settore della ricerca, tecnologica, chimica, nucleare o tessile che sia. Fin dalle prime zuffe tra uomini primitivi, l’uomo ha sempre dovuto ingegnarsi per difendersi e non farsi uccidere, e conseguentemente uccidere per primo lui stesso il proprio nemico. Ecco che allora i protagonisti di “Helios” si trovano a ripercorrere i miei stessi itinerari alla ricerca di una verità che sta sempre un passo avanti a loro ma che alla fine avrà dell’incredibile, e dove sarà l’antica tecnologia della Seconda guerra mondiale ad aiutarli a proseguire nel loro intento.

I personaggi di “Helios” si trovano ad affrontare situazioni inattese e incontri con personaggi bizzarri. Come hai costruito questi personaggi e le loro interazioni?

Per i due protagonisti maschi del romanzo mi sono ispirato a personaggi realmente esistenti e viventi nella mia città, sia per quanto riguarda l’aspetto fisico sia per le loro professioni che li rendono uno molto noto in ambito intellettuale, l’altro assai riconoscibile per la sua immagine di pseudo vagabondo. Per la protagonista donna mi sono invece divertito ad immaginare come potrebbe essere mia figlia, ora sedicenne, in un futuro non molto lontano, alle prese con le vicissitudini, in questo caso non così ordinarie, che la vita potrebbe proporle. Infine, c’è il cane, quello che mi piacerebbe avere ma che il fatto di abitare in un condominio me lo impedisce. Le loro qualità, però, carattere, abilità, pregi e difetti, le ho costruite e affinate man mano che la storia si scriveva da sé, sì, perché in testa una vera e propria trama io non ce l’ho mai avuta, solo alcuni punti fermi qua e là che alla fine ho collegato tra loro. Ma questo penso sia argomento della domanda successiva e quindi ne parlerò dopo. Tornando ai personaggi, sono persone normali, i tipici “eroi della porta accanto”, per usare una espressione ormai trita e ritrita, e questo, secondo me, mi ha aiutato e renderli più credibili e vicini al lettore. Sono persone vere, a volte forti, a volte fragili, con le paure, le ansie, le gioie e le botte di genio che chiunque di noi può avere nella propria vita di tutti i giorni. E tra di loro interagiscono perché, ancor prima che parenti (due sono zio e nipote) sono amici, e l’amicizia è la più solida base su cui si può costruire di tutto. Poi ci sono i cattivi, quelli che non possono mancare, l’elemento di disturbo, coloro che spezzano l’armonia, e anche loro, in qualche modo, li ho incontrati nei miei vagabondaggi. Li ho creati comici, un misto di cattiveria e stupidità, qualcosa che mi facesse ridere quando immaginavo le catastrofi da fargli combinare.

Il romanzo mescola elementi di mistero, avventura e intrighi. Qual è stato il tuo processo creativo nella creazione di questa storia così articolata?

A questa, per dare un’idea degli scenari che colorano la mia mente, rispondo elencando i miei autori preferiti: Stephen King, Jack London, Asimov, Hemingway, Simenon. Per quanto riguarda il processo creativo, invece, per “Helios” non ce n’è mai stato uno vero e proprio. Oddio, c’era l’idea iniziale, quella da cui è scaturita l’intenzione di creare, ma in sostanza è stato come riempire una grande ciotola di passioni, ricordi e idee più o meno vaghe e poi mescolare forte. Poi ci ho infilato dentro la mano e ho tirato fuori la scena che più emergeva sulle altre come vividezza, che era quella che temporalmente accedeva prima. E poi è iniziato tutto: il lungo periodo di stesura analizzando e decidendo coi personaggi stessi le cose da farsi di volta in volta. Beh, capisco che possa sembrare una cosa da svitati, ma è andata così, davvero! Quando faccio le presentazioni del romanzo dico sempre che ritrovarmi dopo cena coi miei personaggi era come entrare nella mia zona relax, la comfort zone, per dirla da fighetti. Quindi, per spiegare, dopo una lunga giornata di lavoro, non vedevo l’ora di alzarmi dalla tavola reale per andare a sedermi alla tavola della fantasia dove i commensali erano i protagonisti della mia storia. Vero è che nel romanzo c’è parecchia cucina, quindi quale momento migliore se non ritrovarsi intorno a una tavola imbandita per discutere su cosa fare e dire il giorno seguente a partire dal punto in cui si era arrivati il giorno prima? Così da quelle discussioni immaginarie emergevano i dubbi, le domande, le proposte, le paure, gli entusiasmi e i limiti di ognuno di loro coi loro caratteri tutti diversi. Io suggerivo le scene e i dialoghi, loro, con smorfie, sorrisi e battute, mi facevano capire se sarebbero stati in grado di mettere in pratica ciò che proponevo oppure no. Si può dire che erano loro, in base alle loro attitudini, che per altro io conoscevo molto bene, a dirmi quali cose avrebbero fatto e detto senza rischiare di strafare a danno dell’onestà della narrazione.

“Helios” offre uno sguardo su ambientazioni diverse. Come hai affrontato la ricerca e la descrizione di queste ambientazioni per rendere il romanzo così coinvolgente?

Sono stati i viaggi in camper nelle vacanze estive che hanno contributo a comporre lo scenario dove ho collocato la storia. Soprattutto la costa atlantica della Francia, visitata più volte, e la Germania, dalle Alpi bavaresi fino al mar Baltico. Ma anche le Dolomiti, nei luoghi della Prima guerra mondiale, fortunatamente sempre più numerosi e visitabili grazie alle ricostruzioni, e le Alpi piemontesi, con il vallo alpino, là dove ho potuto esplorare chilometri di gallerie facenti parte del complesso sistema difensivo sotterraneo costruito dagli italiani dall’inizio del ventesimo secolo fino alla fine della Seconda guerra mondiale. Sono anche queste le mie passioni, potermi infilare dentro quei bui e gelidi cunicoli in cemento armato con una torcia elettrica e una mappa e camminare dove i soldati hanno vissuto, combattuto e scritto la storia. Non ci vuole molta fantasia per immaginare cosa poteva essere vivere in quei posti nella pancia della montagna. Invenzione e fantasia ne ho invece usata molta per descrivere i luoghi che purtroppo non ho ancora avuto la fortuna di visitare, come le isole all’estremo nord della terra. Ma per fortuna in questo caso mi sono venute in aiuto le numerose letture fatte in passato riguardanti le leggendarie spedizioni verso le terre polari dei grandi pionieri dell’esplorazione: Shackleton, Amundsen, Scott.

C’è un elemento particolare o un dettaglio nel romanzo “Helios” che senti rappresenti al meglio la tua visione o il tuo stile come scrittore? Cosa speri che i lettori portino con sé dopo aver terminato la lettura del tuo romanzo?

Penso che il filo conduttore di “Helios” e di ciò che ho scritto in passato sia la ricerca, di qualcosa o di qualcuno non lo so, ma non importa. Tra l’altro è la prima volta che rifletto su questo aspetto dei miei lavori; questa domanda in particolare mi ha indotto a farlo. Penso allora sia stato proprio questo il modo, trasferendolo in narrativa, di spiegare a me stesso la necessità di ognuno di noi di cercare sempre qualcosa nella propria vita, consciamente oppure no. D’altronde l’uomo è consapevole che non potrà mai bastare a sé stesso, a parte rarissimi casi, e allora eccoci tutti alla ricerca di un partner, del successo, di sé stessi, di un Dio che soddisfi, dell’amore di un genitore che in qualche modo non è stato presente. Di tutto ciò che alla fine ci manca. Ecco, quindi, su cosa si basa la storia narrata in “Helios”, sulla ricerca di ciò che non ho che però non so cosa sia, perché in realtà a me non manca nulla, a prescindere dal mio stile di scrittura che non posso descrivere in altro modo se non, appunto, “il mio”. Quando i lettori chiuderanno il libro per l’ultima volta spero lo facciano con un sorriso pensando con un po’ di nostalgia al viaggio appena terminato e ai personaggi che hanno tenuto loro compagnia per qualche giorno. Spero portino con sé la gioia di vivere, l’entusiasmo e anche un po’ delle paure dei protagonisti, quelle sono sempre istruttive, e anche che non li dimentichino tanto in fretta, che possano riconoscerli per strada, nei loro vicini di casa o compagni di scuola. Io per fortuna li vedo spesso, in casa o in giro per la città, quelli a cui mi sono ispirato e anche quelli veri, quelli della storia. A volte, invece, compaiono dal nulla e mi tirano per la giacca, oppure allungano il collo da dietro le mie spalle e danno una sbirciatina a cosa sto scrivendo in quel momento al pc, e si dispiacciono perché non sto più parlando di loro. In quel momento me lo chiedono: “Ehi! Ma quand’è che facciamo di nuovo qualcosa insieme?”. E io: “State tranquilli, prima o poi organizziamo una cena e poi si riparte!”.

Aldo Piglione, autore di ‘Helios’, ci ha portato in un viaggio attraverso misteri, avventure e passioni. Le pagine del suo libro ci hanno catapultato in un mondo di intrighi e avventura. Grazie, Aldo, per aver condiviso con noi questo affascinante viaggio letterario. Buona lettura!

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