GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Come Icaro in un cielo d’estate – Katia Valli Bentivoglio

Oggi vi trasportiamo nel viaggio incantevole e talvolta imprevedibile di “Come Icaro in un cielo d’estate”. Katia Valli Bentivoglio ci conduce attraverso le sfumature dell’amore e della scoperta di sé stessa, in una crociera nel Mediterraneo che diventa il palcoscenico di una storia vibrante e sorprendente. Un’odissea emotiva che ci guida attraverso alti e bassi, sconfitte e vittorie, regalandoci uno sguardo intimo sulla ricerca di una vita nuova al termine di un viaggio destinato a cambiare tutto.

“Come Icaro in un cielo d’estate” affronta temi di identità, autodeterminazione e cambiamento. In che modo la tua esperienza personale ha influito sulla creazione di questa storia e sul suo significato?

L’Opera da voi recentemente pubblicata affronta temi d’identità, autodeterminazione e cambiamento sulla base della mia esperienza personale nel periodo compreso tra gli anni 80 e i primi anni duemila. Nel 1985, a 35 anni e dopo un matrimonio fallimentare, ho avuto la certezza che la mia apparente insicurezza nel vivere un ruolo maschile faceva acqua da tutte le parti: difficoltà di essere apprezzato in famiglia e sul lavoro, fisicità scarsina nonostante i tentativi di frequentare palestre, psicologi e vita sana, senza amici e timido con le ragazze. Trovavo sfogo nel comporre poesie e nella pornografia sulla carta patinata delle riviste ‘per soli uomini’. Masturbazione e sogni proibiti mi hanno portato a desiderare un’altra vita, una vita ‘segreta’ tutta mia! Ho cominciato a trasferire su carta questi ‘pensieri proibiti’, sognando di trasformarmi da brutto anatroccolo in una principessa bionda e desiderabile. I miei modelli del tempo erano Angelica la marchesa degli angeli, bella e fiera della sua femminilità, e Emmanuelle Arsan con tutti i suoi giochi erotici sempre più spinti. Nel mio primo romanzo, “Fiore finto”, infatti, come in Emmanuelle, si sente prepotentemente una prevalenza della mentalità maschile, quella del marito di Emmanuelle, con predilezione per le prestazioni sessuali più che per i veri sentimenti amorosi. Il passo successivo è stato quello di fotografarmi con l’autoscatto e pubblicare inserzioni sulle riviste porno per incontrare uomini soli e poter avere una conferma che il mio sex appeal, conquistato nella mia nuova identità femminile di Katia, fosse reale e non un parto di una fantasia malata. Chi era Katia Valli Bentivoglio? Ero io fino a 20 anni fa. Vivevo come una donna, ed ero impiegata in un ente pubblico in applicazione della legge 164 del 1982 con l’approvazione delle autorità. Non avrei mai voluto perdere quel posto di lavoro. Così mi associai al M.I.T., Movimento di Identità Transessuale, per avere aiuto medico, psicologico, legale e politico. Nel giro di dieci anni, nonostante le deludenti esperienze con gli uomini, mi ero incredibilmente trasformato anche in pubblico nella bella donna che volevo diventare, come testimoniano i servizi fotografici a corredo delle interviste dell’epoca, e anche per la soddisfazione dei dirigenti dell’Ente che potevano così dimostrare l’apertura’ delle sinistre verso le diversità. Col mio nome al femminile troneggiante sulla scrivania ricevevo il pubblico negli orari di apertura, e non ho mai avuto reazioni strane se non da alcune colleghe e colleghi di mentalità particolarmente ristretta. Vivevo la mia nuova condizione femminile con gioia an che nella vita sociale, ed ho potuto trovare un bel fidanzato eterosessuale. Lavorando di notte al pc, ho scritto sia il diario dei miei deludenti incontri amorosi con uomini spesso meschini ed egoisti, dei quali peraltro ho imparato molto in fretta a difendermi, sia i due romanzi: Fiore finto nei primi anni 90 e poi, a ruota, La crociera, il cui titolo è poi stato cambiato in Come Icaro in un cielo d’estate. In entrambi i romanzi ho utilizzato a piene mani il bagaglio di esperienze del mio vissuto. Nel primo avevo inventato una bella storia di vita e di amori, con particolare predilezione – ancora tutta maschile – per le prestazioni sessuali più che per i sentimenti amorosi, con un finale abbastanza scontato: la solitudine di una condizione di diversità in un’epoca in cui la gente ci chiamava ignobilmente ‘culattoni’. Nel 1995, dopo aver terminato la prima stesura di Fiore finto, ho iniziato a scrivere Come Icaro, anche questa una storia di fantasia, questa volta basata soprattutto sulle mie emozioni di donna.

Il romanzo esplora l’amore per sé stessi e il desiderio di trovare il partner ideale. Come queste tematiche si intrecciano nella narrazione e quale messaggio vorresti trasmettere ai lettori attraverso la storia della protagonista?

L’amore per me stessa, come donna, è stata la molla che mi ha aiutato a fare ciò che in natura fanno un po’ tutti e si studia sui testi di psicologia: sfuggire al dolore e cercare il piacere. Non necessariamente il piacere sessuale, ma soprattutto quello più sottile di coccolarmi e sentirmi coccolata: il contatto a pelle con indumenti piacevoli e più aderenti, e dall’altra anche il sorseggiare un cappuccino al bar sotto gli occhi di tutti, magari anche un po’ golosi di quella bella bionda… Nel testo del libro ho cercato di inserire qua e là i patemi vissuti quando qualcuno – per esempio un poliziotto o un portiere d’albergo che ti chiede documenti – avrebbe potuto crearti dei problemi, anche se poi un sorriso ha quasi sempre messo le cose a posto. Durante i dieci anni vissuti ufficialmente al femminile ho avuto due fidanzati: il primo, purtroppo, era vedovo e molto più grande di me, e mi ha lasciata dopo tre anni di felicità a causa di un male che non perdona. Il secondo, bello e impossibile, ho dovuto lasciarlo io perché era immaturo, completamente inaffidabile, e mi tradiva con qualunque bella ragazza gli capitasse a tiro. E dopo poco tempo ho avuto quella improvvisa conversione spirituale che mi ha fatto decidere di rinunciare ai miei sogni; ed è stata dura riassumere le mie sembianze maschili dopo che la società mi aveva accettata come donna…

La crociera nel Mediterraneo diventa un palcoscenico significativo per la tua storia. Qual è il simbolismo di questo viaggio nel contesto del libro e come ha influenzato lo sviluppo della trama?

La crociera nel Mediterraneo è venuta fuori per caso, nel 1995. Avendo vissuto la mia giovinezza al mare, desideravo da tanto tempo di poterla fare sul serio, e mi ero procurata il materiale per analizzare l’itinerario e i costi. Ma avevo da poco perduto il mio ‘pigmalione’, colui che aveva dato una spinta fondamentale allo sviluppo della mia personalità e della mia intimità femminile, con cui avrei voluto condividere quella meravigliosa esperienza, e considerando gli altissimi costi di una cabina singola con vista a mare, avevo optato per quello che sapevo fare meglio: sognarla. E il significato metaforico di un viaggio per mare a simboleggiare il viaggio da me stesso a me stessa è stata una pura coincidenza… Io percorrevo mentalmente la grande nave da prua a poppa, con l’ausilio della mappa dei vari ‘ponti’, e lasciavo che la mia fantasia facesse il resto. Così anche per i personaggi, coi volti e la personalità di persone conosciute, vivevano di vita propria, a volte abilmente pilotati come ipotetiche marionette, nelle mie lunghe notti passate a scrivere (salvo poi crollare in ufficio, specialmente nei lunghi pomeriggi senza l’affluenza del pubblico, eh, eh…)

Il tema dell’identità di genere è al centro di alcune delle tue opere, incluso il tuo romanzo “Come Icaro in un cielo d’estate”. Nel tuo libro, la protagonista si confronta con diverse sfaccettature dell’identità personale e affronta una crescita emotiva significativa. In che modo pensi che la tua storia possa ispirare o connettere con lettori che stanno attraversando esperienze simili in termini di scoperta e accettazione di sé stessi?

Il tema dell’identità di genere è ovviamente dovuto alla mia particolare condizione a cavallo tra i due generi, come quando l’acqua di un fiume sfocia nel mare creando quel mirabolante effetto cangiante tra l’acqua dolce e quella salata… È chiaro che l’acqua di fiume un po’ torbida della mia condizione maschile egoista e immatura a contatto col mare salato e immenso dell’universo femminile, aveva arricchito la mia personalità di sfaccettature incomprensibili per la maggior parte degli uomini. Non so quanto la lettura di questa storia possa ispirare persone che stanno attraversando esperienze simili. Io vorrei sperarlo. Ma guardando intorno a me lo spettacolo poco incoraggiante offerto dai giovani, concentrati sul dare libero sfogo alle proprie pulsioni interiori mediante droghe, tatuaggi, piercing, taglio stravagante di capelli e totale amoralità nella ricerca spasmodica di un accoppiamento, esprimerei – da persona ormai anziana che ha vissuto il suo meglio cercando sé stessa e l’amor in modi molto ‘normali’ – una qualche perplessità. Ma sono sempre pronto, come un padre, a condividere o consigliare chi si rivolgesse a me con sincerità e non per il bieco gusto di polemizzare.

Guardando al futuro, hai in mente altri progetti letterari? Hai intenzione di esplorare ulteriormente temi simili o prevedi di affrontare nuovi argomenti?

Progetti per il futuro? Ho completato nel 2023 una autobiografia di oltre 250 pagine, ma preferisco per ora non darla alle stampe, anche per ragioni di riservatezza nei confronti di persone che sono state a me connesse all’epoca. Intanto sto lavorando sulla storia della mia famiglia, che affonda le sue radici nei secoli, fin dai tempi delle Signorie e dei Granducati (non come famiglia nobile, ma di benpensanti di chiesa e di libere professioni). Fermo restando che ho 3 o 4 volumetti di poesie post-adolescenziali nel cassetto. Vivendo ormai da vent’anni al maschile, oggi mi presento quale ‘esecutore testamentario’ delle opere ‘postume’ scritte quando vivevo e pensavo al femminile. Ma soprattutto conduco la mia vita di pensionato occupandomi anche di cose un po’ più… elevate e spirituali.

Attraverso la sensibilità e la profondità di Katia Valli Bentivoglio, “Come Icaro in un cielo d’estate” offre un’esperienza letteraria unica che abbraccia la ricerca di sé stessi, l’amore e il coraggio di intraprendere nuove strade. Un ringraziamento speciale all’autore per aver condiviso una storia così intima e significativa, che spinge i lettori a esplorare i confini dell’identità e della speranza.

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