Raccontare per coinvolgere, narrarsi per lasciare una traccia di sé e tirare le somme dei passi compiuti finora, perché quelli che verranno possano essere più solidi, sicuri: il percorso di vita raccontato da Paola Fierro nel suo romanzo “Una guarigione consapevole”, ci ha emozionati e coinvolti sin dalla prima pagina. Abbiamo posto qualche domanda all’autrice per conoscere le motivazioni profonde che l’hanno portata fin qui, a condividere la sua esperienza con il pubblico dei lettori.
La sua malattia è stata un’esperienza profonda che l’ha spinta a scrivere questo libro. Come è riuscita a trovare la forza di trasformare il dolore fisico e emotivo in una fonte di ispirazione per il libro?
La malattia è stata in realtà un’opportunità che mi ha dato la possibilità di affrontare i miei demoni profondi. All’inizio non è stato semplice accettare di vivere tutta quella sofferenza. Man mano che il tempo passava capivo che per uscirne, per prima cosa, avrei dovuto accettare l’idea che il mio corpo in quel momento stava attraversando una fase diversa della mia vita. Sapevo che dovevo mettermi in ascolto dei sintomi perché erano lì a dirmi qualcosa che fino all’attimo prima non stavo ascoltando. Così, attraverso l’accettazione, ho potuto iniziare un vero e proprio percorso di trasformazione del “mio male” in qualcosa di diverso che poi ha preso forma in questo libro. Un manuale di sopravvivenza per affrontare qualsiasi tipo di dolore con lo sguardo alto, senza aver paura di esso ma guardandolo come un amico in grado di mostrarti una parte di te che non avevi mai visto fino allora.
Nel libro parla dell’importanza della fede e dell’amore degli altri nel superare il dolore e la malattia. Come ha influito la sua spiritualità e il sostegno delle persone care nel suo percorso di guarigione?
La fede è un dono. Lo dicono tutti. In realtà che cos’è davvero la fede? È credere in qualcosa quando ancora non esiste. Per questo “credere” ti dà la possibilità di diventare molto potente, attuando dentro di te la forza della creazione. Con questo sentimento (che deve essere però incondizionato) vai ad accendere la scintilla creatrice di una realtà che ancora non esiste. Ci hanno fatto “credere” che dipendiamo sempre da qualcuno, quello che io sento è l’interconnessione tra noi tutti. Avere delle persone intorno a me che mi amavano è stato importantissimo per non cadere in un baratro ancor più grande, una linfa che mi ha nutrito quando non avevo risorse. Ma è stato fondamentale anche credere in me, nel mio potere interiore e in tutto quello che l’universo poteva offrirmi per farmi stare bene. Mi sono affidata ai segni e loro non mi hanno mai tradito.
“Viaggiare dentro sé stessa“. Potrebbe condividere con noi come questo viaggio interiore l’ha aiutata a capire meglio se stessa e a superare le sfide che ha affrontato?
La malattia ti appartiene, è un “male tuo”. Questo vuol dire che chi si ammala non è sfortunato ma semplicemente sta ricevendo un avviso molto importante per rivedere il proprio atteggiamento verso se stesso e verso la vita. Quando ho ricevuto la diagnosi sapevo perfettamente che era così e nonostante la paura, ero consapevole che per farcela o per trasformare l’esperienza, avrei dovuto compiere un viaggio ancora più profondo dentro le mie “incomprensioni”. Guarire il corpo significa guarire la mente da tutto quello che non è salutare per noi.
Come è cambiata la sua prospettiva sulla vita e sulla guarigione dopo aver vissuto l’esperienza del cancro? Cosa vorrebbe che i lettori prendessero con sé dalla lettura del suo libro?
La mia vita è cambiata perché io sono una persona nuova. Ringrazio molto quest’ospite inatteso che con la sua prepotenza mi ha messo davanti a ciò che non volevo guardare. Questo libro vuole dare una visione diversa rispetto all’atteggiamento con cui siamo abituati ad affrontare le sfide della vita. Mi piacerebbe trasmettere ai lettori la consapevolezza che non siamo qui a caso e non siamo vittime degli eventi avversi che la vita ci riserva. Le situazioni drammatiche sono una profonda opportunità per riscoprire parti di noi che al contrario non avremmo avuto mai il coraggio di tirare fuori. Capisco che non debba essere necessario avere un cancro per essere felici ma a volte quando si è un po’ più sordi e la malattia si presenta, non si deve perdere la speranza ma al contrario, iniziare a guardarsi in modo diverso.
Questa esperienza ha influenzato il suo lavoro come terapeuta olistica? In che modo la sua esperienza personale ha contribuito al suo approccio con i clienti e i partecipanti ai suoi incontri?
Questa esperienza mi ha reso sicuramente più forte. Ho la sensazione che questo trapeli con i miei clienti ma sostanzialmente il mio approccio non è cambiato. La differenza è che prima avevo solo la teoria, ora ho tra le mani anche la pratica. Diciamo che sono completa e che ho fatto un “Master” nella comprensione profonda del “dolore”. Mi piace ricordare a tutti che ogni evento che ci capita è importante e necessita la giusta attenzione. Non bisogna essere sull’orlo di una morte per potersi osservare meglio da vicino. Per questa ragione auguro a ognuno di voi di darvi sempre l’opportunità di poter compiere il viaggio più bello che ogni esser possa fare, quello verso se stessi. L’incontro con il proprio amore incondizionato ti trasforma per sempre. Ti libera dagli schemi e ti fa percepire ogni attimo con una nuova luce.
Le parole di Paola Fierro ci hanno emozionato e, bisogna ammetterlo, anche commosso. Abbiamo apprezzato particolarmente l’intervista che ha voluto rilasciare alla nostra redazione e desideriamo, in questa sede, ringraziarla del suo contributo. Invitiamo i nostri lettori a leggere “Una guarigione consapevole” e a lasciare un commento nel box apposito. Buona lettura e alla prossima intervista.
