GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Ignote stelle – Enrica Francesca Farina

Benvenuti al nostro blog! Oggi abbiamo il piacere di intervistare Enrica Francesca Farina, l’autrice del libro “Ignote stelle”. Siamo felicissimi di avere l’opportunità di scambiare qualche parola con lei e scoprire di più sulla sua vita, la sua ispirazione e il suo ultimo libro.

Qual è stata la sua principale fonte di ispirazione per scrivere le poesie contenute in “Ignote stelle”? C’è un tema o un sentimento dominante che ha voluto esplorare attraverso le sue parole?

Da bambina ho perso mio padre e questo trauma ha condizionato molto il mio carattere e la capacità di relazionarmi con le altre persone. Un dolore non si attenua col passare del tempo, al contrario, si stratifica su altri dolori e li amplifica; in “Poesia” scrivo che la costringo a nascere, esausta di celarsi: non è difficile trovare le parole per esprimere un ricordo o un sentimento, ma riaprire e rivivere la sua ferita. Il mio percorso introspettivo si è riversato in poesie che affrontano stati d’animo quali l’abbandono e lo smarrimento – “L’assedio della tua assenza”, “Figlia nuda”, “Echi di solitudine”, “La ricerca” -, a citarne alcune, diventando poi fonte di riflessioni sul perdono e sulla speranza, ovviamente da un personale e parziale punto di vista.  Il perdono è una lama da affilare che uso per recidere da me un male e superare il senso di colpa per averlo subito, di pari passo la speranza diventa “fiamma che scalda e non mi consuma” (e non passiva attesa o illusorio desiderio), una tensione interiore che mi proietta e mi sostiene verso un obiettivo. Le mie poesie sono nel contempo una visione critica di me stessa e un’esortazione a perseverare, a prescindere da quando sono state scritte e dal loro tema specifico.

Ha utilizzato uno stile particolare o una struttura diversa per esprimere la complessità delle emozioni nei diversi componimenti?

Ho sempre scritto per dar voce alle mie inquietudini, senza voler connotare le mie poesie con uno stile predeterminato. Le mie riflessioni si concretizzano in testi generalmente brevi e concisi, nei quali la brevità non serve a semplificare un pensiero ma a focalizzarlo il più possibile. Isolo una parola se mi opprime ciò che rappresenta (“Cade pesante la parola”), la ripeto per rendere un senso di urgenza (“Non dimenticarmi”); la scelta di ogni parola, la collocazione all’interno di una frase, l’uso o l’assenza della punteggiatura concorrono a dare un ritmo preciso e vivido alle poesie.  Questa modalità espressiva è identificativa della mia personalità e accomuna le mie poesie.  

Qual è il ruolo delle “ignote stelle” nel suo libro? Cosa rappresentano e come si collegano al tema generale della sua opera?

 “Ignote stelle” è il titolo di una mia poesia e raffigura l’impulso che mi spinge a scrivere. In senso lato le stelle rivestono il ruolo delle risposte, o certezze, che dovrebbero aiutarci ad affrontare la nostra vita e che, in quanto ignote, potrebbero rivelarsi inadeguate se non inesistenti. Ribaltando la prospettiva, diventano uno sprone per trovare in noi le risorse sulle quali fare affidamento nel contesto di una realtà mutevole. Le difficoltà che incontriamo possono farci sperimentare le nostre forze, ispirandoci una visione diversa del nostro futuro. Per questo motivo ho scelto di chiudere il mio libro con la seguente poesia, scritta nel’99 ma che compendia il tema generale della mia opera:

Come un viandante

Instancabile

per luoghi sconosciuti

m’avventuro

e se in superficie

niente cambia

silenziosa

nel mio viaggio procedo.

Come descriverebbe il processo creativo alla base delle sue poesie? C’è un particolare metodo o approccio che segue per esprimere le sue emozioni e le sue esperienze attraverso le parole?

La scrittura ha lo scopo di limitare l’impatto emotivo dei miei pensieri. Parlano per me la poesia “Senza titolo” nella quale l’immagine diviene sostanza, e la poesia dal titolo esplicativo “Ciascuno vegli su sé stesso”. Il mio processo creativo è quindi subordinato a un’indagine critica che porta ad una narrazione controllata e priva di accenti ridondanti o sentenziosi.

La poesia è spesso considerata un modo per esplorare l’animo umano e trasformare esperienze in arte. Quali obiettivi o sensazioni desidera trasmettere ai lettori attraverso le sue poesie?

Non vorrei investire le mie poesie di un significato che vada oltre a un’espressione di esperienze personali. Preferisco dare voce alle considerazioni di una mia cara amica, Angelica, che ha presentato il mio libro durante un incontro a Pavia: “Se la forza del libro è di portarci lontano, è anche quella di portarci vicino, nel nostro intimo, nel nostro io più profondo. La prima volta che ho letto il libro di Enrica ho avuto la sensazione di far parte di un viaggio, anzi di un percorso non solo individuale dell’autrice ma anche universale, un percorso che ognuno di noi può o ha affrontato una volta nella vita … Trovare certe parole, riconoscere certi sentimenti in cui possiamo rispecchiarci o magari fatichiamo ad ammetterli a noi stessi, e sapere che qualcun altro li ha provati, li ha messi “nero su bianco”, rende la lettura da atto individuale a universale, perché non siamo soli, non siamo isolati.”

Ringraziamo Enrica Francesca Farina per averci dedicato il suo tempo e per averci fornito interessanti spunti di riflessione sulla sua opera “Ignote stelle”. Speriamo che il suo libro possa riscuotere il successo che merita!

                             

Lascia un commento