GRUPPO ALBATROS IL FILO PRESENTA: Crisalide – Benedetta Cominardi

Oggi nel nostro consueto viaggio alla scoperta dei nostri autori più significativi vogliamo parlarvi di un libro di poesia che riteniamo particolarmente interessante e desideriamo condividere con voi: “Crisalide” di Benedetta Cominardi.

Nei suoi componimenti poetici raccolti in “Crisalide”, emerge una particolare attenzione alla musicalità e al ritmo delle parole. Potrebbe descriverci il suo approccio alla scrittura poetica e come crea quell’intensa armonia che si percepisce leggendo le sue poesie?

Le mie poesie iniziano a prendere corpo quando il mondo esterno che percepisco e di cui faccio anche parte colpiscono una corda della mia interiorità. È una continua “palestra”, allenarsi a guardare fuori dalla finestra del mio io con occhi attenti e vigili per essere ricettiva a nuovi segnali. Bisogna essere pronti a fissare questa “visione poetica” che molte volte dura proprio un attimo, cogliere l’attimo fuggente e trasporlo in versi per creare il cosiddetto componimento poetico. Una vera e propria sceneggiatura fatta di immagini visive e sonore rese evocative grazie alla scelta minuziosa delle parole.

Il titolo del libro, “Crisalide”, suggerisce un’immagine di trasformazione e crescita. Qual è il significato simbolico di questa scelta e come si riflette nei suoi versi?

Il titolo Crisalide è stato scelto successivamente alla stesura della silloge, ogni componimento è a sé stante ed ha la sua ragion d’essere anche singolarmente non avendo creato le varie poesie seguendo una struttura preparatoria. Come dicevo prima le mie poesie nascono dettate dal sentimento o dalla riflessione del momento e non seguono quindi degli schemi precostituiti. Ho scelto questo titolo che è poi la metafora per eccellenza del cambiamento e della rinascita non perché fosse il sunto dell’opera ma perché indica il valore che attribuisco alla poesia, ossia quello curativo di cura dell’anima che ha sempre bisogno di rinnovarsi per sopravvivere agli “agenti patogeni esterni”. Non voglio tralasciare che la parola mi piace molto anche per la sua sonorità e la sua capacità evocativa. La scoperta della sua etimologia dal greco “ciò che rifulge” è stata per me illuminante e decisiva per la scelta finale del titolo.

Ogni poesia ha il potere di catturare il lettore e accompagnarli in un cammino poetico. Ci potrebbe raccontare di una poesia specifica che considera particolarmente significativa e condividere con noi il suo processo creativo per scriverla?

Angeli raffaelliani è un omaggio alle architetture e al paesaggio del paese in cui vivo e sono nata Erbusco, cuore pulsante della Franciacorta e sede del consorzio dei vini del territorio che si è conquistato il titolo onorifico di Città dal Presidente della Repubblica grazie al suo valore storico-culturale, alle sue bellezze naturali e ambientali e la sua vocazione vitivinicola. L’ispirazione è nata guardando fuori dal finestrino dell’auto di ritorno dal lavoro ammirando il declivio ai piedi di un palazzo del seicento. Dall’immagine vista nascono altre immagini, così il palazzo che si trova in cima ad una collinetta e l’ampia discesa che ospita un magnifico vigneto diventano il capo di una fanciulla e le sue scompigliate ciocche che si adorneranno a fine estate di gemme color dell’oro che rimandano all’immagine dei grappoli d’uva bianca che si trasformeranno nel famoso bollicine franciacortino. Nella strofa finale i fiorellini bianchi che indicano lo sbocciare della primavera sono di nuovo rimando per altre immagini, il ricordo degli amori lontani del passato che riecheggiano tra la primavera del paesaggio e la leggera presenza degli angeli di Raffaello che arricchiscono la scenografia aumentandone la valenza evocativa.

La delicatezza è un elemento che emerge nella sua scrittura poetica. Quali emozioni o temi sono particolarmente cari a lei e come li esprime attraverso i versi di “Crisalide”?

Non vorrei scadere nel banale ma i protagonisti delle mie poesie sono i sentimenti nelle loro molteplici sfaccettature. Poi la natura fa da sfondo a tanti componimenti e diventa sia specchio dell’animo umano che spunto per riflessioni sul senso dell’eterno e sulla condizione umana inserita a metà strada tra la concretezza della realtà fisica e la propensione tutta umana per l’infinito ed il trascendentale. Le poesie scelte per questa pubblicazione non hanno un filo comune, non c’è stato un disegno preparatorio finalizzato, nascono dall’ispirazione/riflessione del momento colta al volo ed elaborata cercando di creare un palcoscenico in cui immagini, suoni e sentimenti interagiscono per suggestionare e creare il classico “trasporto poetico”.

La poesia può essere un mezzo per esplorare ed esprimere la complessità delle emozioni umane. In che modo la sua raccolta di poesie affronta i temi dell’amore, della crescita personale o delle sfide della vita, e come spera che i lettori possano essere ispirati da queste tematiche?

Certamente una delle molteplici funzioni della poesia è anche quella di osservare da un’angolazione diversa i sentimenti cogliendone le sottigliezze e le complessità. Quindi in questo senso può aiutare i lettori alla comprensione del loro io. La ricchezza della poesia sta proprio in questo suo essere per così dire “scrigno luminoso dell’animo umano”, quest’ultimo difficilmente sondabile. Solo la poesia e l’arte in genere sono in grado di rappresentare il mistero della natura umana grazie alla loro valenza catartica e per così dire magica. Voglio citare il grande Van Gogh, uno dei maggiori pittori dell’ottocento con questa sua frase che secondo me sintetizza egregiamente il valore imprescindibile dell’arte per l’essere umano: “E poi, ho la natura e l’arte e la poesia, e se questo non è sufficiente, che cosa posso volere di più?”

Ringraziamo Benedetta Cominardi per averci concesso questa intervista e averci parlato del suo nuovo libro “Crisalide”. Siamo rimasti molto colpiti dalle sue parole e siamo sicuri che questo libro sarà un successo. Buona lettura!

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