Movimentato, curioso, passeggero: il nuovo libro di Licia Trapazzo si intitola “Guardare Attraverso” e sta già riscuotendo grandi consensi tra chi ha avuto il piacere di leggerlo. Noi del Gruppo Albatros abbiamo deciso di raccontarvelo ponendo alcune domande direttamente all’autrice, che ringraziamo per averci dedicato qualche ora del suo tempo.
Cosa l’ha spinta a intitolare il libro “Guardare Attraverso” e come questo titolo riflette il tema centrale dell’Opera?
Mi è stato suggerito, un giorno. Avevo deciso di condividere per le strade della città in cui vivo dei racconti anonimi scritti da me sui quali, invece del mio nome, risultasse un unico titolo come filo conduttore. Volevo rendere l’idea del viaggio, della sperimentazione, dell’attraversamento dei nostri momenti di vita, a prescindere da quanto si percepiscano “brutti” o “belli”. Avevo pensato a “semi nella terra”, soltanto che in questo modo si perdeva l’aspetto del movimento, a me caro, dell’andare avanti nonostante le prove e le difficoltà, della trasmutazione di ciò che, prima di quel determinato passaggio, mi frenava o mi teneva incollata a terra, per l’appunto. Ogni racconto, in effetti, porta con sé un incoraggiamento, una stilettata, una carezza, un ammonimento, quelli che davo a me stessa: «Dai Licia, ce l’hai già fatta una, due, tre, molte volte… Lo sai già, lo sai già che c’è altro, guarda ancora… Che altro c’è?” E così, chiedendo consiglio, questa persona mi ha risposto: «E se lo chiamassi Guardare Attraverso?» «Sì, vero: guardare attraverso, sapendo che c’è altro, sempre. Mi piace!»
Qual è stata la sua fonte di ispirazione per creare racconti così preziosi e intensi, che riflettono sul vero scopo del nostro passaggio terreno e sulla scelta animica di condurre l’esistenza?
La fonte di ispirazione? Le esperienze di vita. La mia. Quelle vissute da bambina cocciuta, sognante e malinconica, da adolescente rabbiosa e dolorante, da adulta, prima insoddisfatta, ancora incantata dalla bellezza e per questo desiderosa di un forte cambiamento. Da principio l’ho innescato soltanto grazie a un profondo, incalzante turbamento e a una radicata volontà che mi hanno fatto schiudere la porticina della gabbia e cacciare fuori il naso. Poi mi sono scoperta persino dotata di ironia. Bizzarra la vita. Il libro raccoglie soltanto esperienze, dunque, precisamente quelle attraversate dall’aprile 2021 all’aprile 2022. Insomma, lo stiamo vivendo tutti quanti questo tempo particolarmente denso e ricco, o sbaglio? Le ho scritte in modo metaforico, romanzato e pur sempre autentico e reale. Con pizzichi di memorie e spunti di fantastica immaginazione di ciò che potrà venire, in là. Fondamentalmente, i racconti parlano al presente. Non ieri né domani, cosa c’è adesso? Il percorso personale prima e la formazione poi in Costellazioni Familiari Sistemiche di Bert Hellinger hanno rappresentato il vero trampolino di lancio per la tanto voluta trasformazione. Il fatto che l’abbia reso il mio lavoro ne ha solo consolidato l’ispirazione, che provo a rendere quotidiana. Cosa ho scoperto? Che abbiamo tutti una stanza dentro di noi, un punto piccolissimo, minuscolo, con cui possiamo viaggiare in solida e coraggiosa compagnia per ogni scopo, meta e piccolo obiettivo che ci prefiggiamo: nei nuovi inizi come negli “Arrivederci” (ultimo racconto). In questo modo, è diventato più facile continuare a guardare attraverso le mie esperienze di vita, sceglierle dal mio posto di figlia, compagna, madre, amica… in modo più consapevole, sapendo che c’è la mia stirpe adesso a sostenermi, che fa il tifo per me – ora – che posso scegliere altro rispetto a ciò che hanno scelto loro e che quando ho rispetto di questo flusso e mi lascio prendere da esso diventa improvvisamente chiaro che quest’esistenza mi permette “soltanto” di fare esperienze. Tutto qui? Sì tutto qui, e quando riesco a coglierne la meraviglia sospendendo i pensieri diventa… be’, stupefacente. Come voglio attraversarle, il modo in cui condurle, la maniera in cui ne uscirò dopo e le sue conseguenze, dipendono soltanto da me. Certo gli altri ne possono condizionare l’andamento, la durata e i tempi, eppure il timone della nave l’ho io in mano, libera. Ecco che allora continuo a scegliere dove stare e dove condurmi, da… a… Dove voglio andare? Per dirla con un racconto: “Se non cammini, quali orme lasci a chi viene dopo?” Sono io a decidere, nessuno può farlo al mio posto né intendo delegare. E se non lo faccio io, basta adocchiare la realtà per rendersi conto che c’è già qualcun altro pronto a scegliere per me; chiaro no?
Come ha affrontato il tema della possibilità di vivere più di una vita e dell’importanza del cambiamento e delle scelte?
In modo molto pratico, terreno e materico, che a me i concetti piacciono poco, soprattutto quando non hanno riscontri nella vita di tutti i giorni. Ho 37 anni, quindi abbastanza da aver seminato e raccolto ciò che io stessa ho piantato. Mi è piaciuto ogni volta? No. Avevo almeno due scelte: continuare in quel modo o cambiare qualcosa. Quante possibilità mi sono veramente data in passato? Poche. Posso “rimediare”? Sicuro. Siccome il tempo è prezioso e io vado, certo che quando si hanno una marea di fratelli, una famiglia numerosissima, parecchi aneddoti di feste, litigi, disordini e maree rientrate – proprio come il resto del mondo – quando si viaggia come funamboli, quando si passa da ciò che si crede di volere per sé a ciò che si sa di volere per sé e di poterne addirittura godere liberamente… come si può non pensare di stare vivendo moltissime vite? Per me la possibilità non sta, adesso, solo nel cogliere quello o quell’altro treno (sui quali prima non sarei mai salita: i treni mi passavano sotto il naso, a folle velocità, e non riuscivo neppure a vedere dove fossero i gradini) né propriamente sul cosa scelgo né nel cambiamento in sé o nel quando – la differenza non la fa tanto “il cambiare”, cosa mai significa “cambiare”? Potrei anche decidere di cambiare ridiventando una scimmia, pure quello è un cambiamento. Inoltre, ognuno ha i suoi tempi e i suoi modi, per fortuna: siamo tutti diversi, anche se simili. La possibilità che mi do, piuttosto, e che provo a darmi a ogni colpo di reni sta soprattutto nel se e nel quanto mi sento coerente con me stessa mentre sto facendo quella determinata scelta. Mi piace quello che sto scegliendo, mi interessa? Lo voglio? Fino a che punto e a quali condizioni? Quando il mio obiettivo diventa chiaro, che altro posso fare per raggiungerlo? Per dirla con le parole del libro: “Laddove tutto è possibile dov’è? Mai provato a cercare?” Smettere di rimandare, di rimanere attaccata a certi pregiudizi o a certe forme pensiero della visione di me e del mondo, mi ha alleggerito e reso più flessibile, più adattabile al cambiamento che voglio io, non a quello che gli altri vorrebbero o non vorrebbero per me.

Se potesse descrivere il suo libro con tre aggettivi, quali sarebbero e perché?
Movimentato. Non si sta mai fermi mentre lo si legge, io stavo in un continuo fermento mentre lo scrivevo, come il vino nelle botti, come gli stormi d’uccelli che migrano, come l’acqua che bolle e si raccoglie nell’oceano, alla fine. Davvero: persino dalla pentola per la pasta, alla fine raggiunge l’oceano.
Curioso. Guardare Attraverso ha tutta la curiosità che io non avevo, prima. Un naso appuntito che annusa e che riconosce le beghe ancora prima di vederle e un innato sesto senso per i sentieri più avventurosi. Scriverlo mi ha donato pienezza e ricchezza nel respiro e nelle esperienze a cui, dopo, sono stata disposta ad aprirmi. L’inchiostro nuovo impresso su un foglio prima bianco ha questo potere: ti rendi conto che quel frutto l’hai creato tu e che grazie ad esso una parte di te che non volevi più l’hai lasciata andare e ne stai accogliendo un’altra, più fresca, giovane e gioiosa. Mai provato a danzare sempre più spogli e leggeri? Quel tipo di curiosità lì.
Passeggero. Come ogni esperienza ha la sua temporaneità: inizia e finisce. Poi ricomincia, per poi finire di nuovo. Posso aprire il libro e scoprirmi sorpresa di fronte a certi passaggi ancora attuali per me, ancora capaci di solleticarmi gli occhi per quanto mi emozionano e smuovono, pur se in modo diverso da quando li ho scritti. E posso ugualmente sentirlo come un antico punto di passaggio, qualcosa di ormai andato e sbrogliato che mi ricorda: “Ce l’hai fatta!”. Questo amo di Guardare Attraverso: lui non ha nessun attaccamento a ciò che se ne va, ma si apre continuamente al nuovo.
Quali sono i suoi futuri progetti di scrittura?
Dovrebbe essere chiaro, ormai, che Guardare Attraverso per me non è un semplice libro, ma un movimento di vita. Il mio. Laddove qualcun altro lo voglia considerare simile al proprio, mi fa piacere. Diverso dal proprio? Mi fa piacere. Uno dei racconti si intitola: “Quand’è che la diversità è una ricchezza?” Grazie al nostro flusso non solo ho condiviso ancora di più i primi cinque libri già scritti, illustrati e autopubblicati con l’associazione di cui faccio parte – Aletheia a.p.s. – ma sto anche scrivendo un altro romanzo per adulti, anch’esso colorato e illustrato, e ripreso un magico romanzo per bambini e famiglie concluso anni fa. Un progetto di brevi parabole con un’amica, poi, ci ha accompagnato per un intero anno assieme a un centinaio di lettori. La spinta a tutto ciò me l’ha data la mia voglia di mettermi in gioco, lo riconosco: io non mi sottraggo mai a me stessa (riformulo: non più) e ciò me lo fanno notare ogni giorno le Costellazioni Familiari Sistemiche e i movimenti che noi tutti, con le nostre scelte, creiamo, che ne siamo coscienti o meno. Quest’ultimo salto l’ho fatto soprattutto grazie al piccolo guardare attraverso: che piaccia o meno fuori, una parte fondamentale di me, quella che si ama e che si condivide e che va dritta per la sua strada. E quando mi sembra che non ci siano più mollichine da seguire o da mandare a concime, allora mi fermo, sto. Dopo un po’ la creatività mi bussa da dentro e sospira: “Ci siamo, pronti: per un’altra avventura”. Allora prendo il computer, apro una pagina bianca. E scrivo. E vivo.
È stato un piacere per noi dare la parola alla nostra Licia Trapazzo: speriamo, con le nostre domande, di avervi svelato alcuni dettagli interessanti sul libro “Guardare Attraverso”. Non esitate a commentare, saremo curiosi di leggere le vostre considerazioni. Buona lettura e alla prossima intervista.
