Nell’articolo odierno parliamo del libro ἀπόπειραἰ Resti di poesia di Chiara Ortuso, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo. Presentiamo qui un’intervista con l’autrice del libro per evidenziare gli aspetti letterari più originali e le esperienze più importanti che sono condensate in questo testo. Affronteremo anche i temi che maggiormente sono rilevanti per l’autrice e ai quali viene data espressione in modo peculiare.
ἀπόπειραἰ Resti di poesia di Chiara Ortuso, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, è una raccolta di poesie estetiche ed estatiche, volte a celebrare e rendere reali nel medium della parola scritta i fenomeni della vita quotidiana. La scrittura puntuale e spontanea dell’autrice, che non rinuncia alla ricerca di parole rigogliose e di suoni raffinati, permette agli accadimenti quotidiani di diventare momenti di valore, che la poesia può immortalare.
Per saperne di più, ecco l’intervista con l’autrice: buona lettura!
Quali sono i temi decisivi di questa raccolta poetica?
Il tema decisivo della silloge ἀπόπειραἰ Resti di Poesia risulta essere l’inconsistenza della vita, analizzata nelle sue dimensioni più estreme, quegli spazi che si attorcigliano tra gomitoli di fragilità e di sublimità, intersecandosi flebilmente sino a sfociare nella marea dei sentimenti che rendono l’esistenza di ogni individuo umano degna di essere vissuta, tra strappi ed erranza, sortilegi e passione, melodie e miti, in un susseguirsi di ritmicità e bellezza, laddove il cielo ed il mare si incrociano per unirsi in un afflato eterno. Perché muoversi tra le incongruenze del nostro imperversare significa imparare a convivere con termini opposti che danzano tra sensazioni errabonde di nulla e pienezza, di niente e di tutto, di tutto quello che avverrà.
Quali esperienze particolarmente significative nella sua vita trovano espressione nelle poesie?
I ricordi di infanzia si affastellano nella memoria dando origine ad immagini sperimentali, ad ombre evocate da molte liriche della mia raccolta, insieme ai momenti della mia adolescenza e della giovinezza, in un turbinio di emozioni le quali ispirano, come corrente costante e fiera, versi che non vogliono fare altro che raccontare il destino di un’anima perduta tra le sue elucubrazioni, tra i suoi sogni mai realizzati, fra le sue speranze incompiute. E tuttavia quella stessa coscienza è capace di rinascere, nel bel mezzo di un violento temporale di esistenza per trasportare il suo messaggio di amore, di fiducia, di palingenesi. Una fine preannunciata dalla solitudine di un pensiero che si apre su un inizio splendente di luce e fantasia.
Come descriverebbe il suo stile di scrittura? Quali autori del presente e/o del passato prende come modello?
Definirei la mia scrittura come un lampo, un bagliore cadenzato il quale mima, nella sua crudezza, nel suo spesso sagace realismo, le pieghe e le sfaccettature di un reale che, come direbbe uno dei più grandi poeti di sempre, Arthur Rimbaud, per la sottoscritta costante fonte di ispirazione insieme ad altri autori francesi quali Baudelaire e Verlaine, ma anche con gli straordinari poeti nostrani Quasimodo e Ungaretti, spalanca all’uomo una letale dose di rugosità in grado di schiudere gli spettri dell’assurdità, della caducità dell’essere. Una scrittura, la mia, che, imitando il moto sinuoso del mare, si esprime per mezzo di figure retoriche, metafore, analogie, assonanze e consonanze, finalizzate a raccontare ciò che si nasconde dietro l’indicibilità della parola.
Cosa vuole comunicare ai lettori?
La mia intenzione di scrittrice, di prosa e poesia, è da sempre quella di comunicare al pubblico dei miei lettori la possibilità di scorgere quel velo di beltà celato nella complessità di un reale che fagocita l’uomo contemporaneo, illudendolo con mendaci promesse e compulsive esperienze, per poi abbandonarlo alla deriva di spiagge deserte, di lidi spauriti, di porti invisibili. Ebbene è proprio mediante il sentimento del dolore, a parer mio, di quel non luogo su cui sarebbe meglio tacere, che ogni individualità può penetrare nella dimensione più profonda della sua essenza, risalendo sulla cima, sulla vetta della sua coscienza arricchito dalla vivacità del suo essere nel mondo, come direbbe il filosofo Martin Heidegger, esserci in tutti i suoi meravigliosi e poliedrici aspetti.
Come è stata la sua esperienza editoriale con il Gruppo Albatros Il Filo? Progetta di scrivere altri libri?
Posso affermare senza alcun dubbio di aver trovato nel Gruppo Albatros quel riferimento, quel porto sicuro che da molto tempo ricercavo nel mondo dell’editoria senza una soddisfacente risposta. La professionalità con la quale sono stata accompagnata durante le diverse fase della pubblicazione del mio testo di poesia, la medesima solerzia con la quale tuttora vengo seguita nelle fasi di promozione e pubblicità del libro, sono, infatti, una decisiva conferma della fiducia da me riposta in questa seria e straordinaria realtà culturale italiana.
La mia attività di scrittura continuerà certamente, proseguendo sulla strada della sperimentazione e della ricerca, originale e mai banale, di un linguaggio sempre teso alla descrizione della verità e della bellezza nel monito costante di Walter Benjamin: “Nulla dies sine linea”, nessun giorno senza un rigo scritto che possa dare sostanza ad ogni mio istante.

Ringraziamo l’autrice per aver risposto alle nostre domande e per averci aiutato ad arrivare al cuore del testo e delle questioni in esso implicate. ἀπόπειραἰ Resti di poesia di Chiara Ortuso, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, è un’opera di eccelsa trasfigurazione della realtà in poesia, così preziosa quanto rara.