
“Chiunque si dimostrerà degno di arrivare in cima al massiccio potrà ottenere ciò che più desidera in questa vita”.
Questa la profezia che da generazioni accresce il mito della montagna Sacra di Ambsah, una leggenda tramandata tra i guerrieri e gli avventurieri, un territorio mistico, difficile da scovare, un luogo che dopo anni Akihiro è finalmente riuscito a raggiungere e che ora si trova proprio di fronte al suo sguardo. Scorgendo la vetta il guerriero non poteva esimersi dal pensare che i suoi sogni non gli erano mai sembrati così vicini, era completamente ignaro che il suo percorso in realtà fosse appena incominciato. Utilizzando gli stilemi della parabola, Emanuele Lagazzo riflette su alcuni dei più antichi quesiti insiti nella natura umana. Vita, morte, bene e male, amore, ma soprattutto tempo, si intrecciano e si fondono passo dopo passo con l’avventura del protagonista e della natura che lo circonda.
Emanuele Lagazzo nasce nel 1991 in Friuli Venezia Giulia. Affascinato dallo storytelling, cresce coltivando diverse passioni di natura artistica. In particolare i sentimenti maturati per il Cinema e la Narrativa lo indirizzano attraverso un percorso che lo porterà, nel 2018, a laurearsi in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo. In costante evoluzione, alimenta la sua insaziabile necessità di creare spaziando tra vari medium, attualmente si occupa di Fotografia e Filmmaking ma non appena ne ha l’occasione si rintana nella sua casa di montagna per rilassarsi e scrivere.
Oggi parliamo del libro Akihiro, scritto da Emanuele Lagazzo e pubblicato dalla nostra casa editrice gruppo Albatros il Filo.
Noi del gruppo Albatros il Filo abbiamo avuto il piacere di intervistare Emanuele Lagazzo per conoscerlo meglio e scoprire qualcosa in più sul suo libro.
Riportiamo di seguito l’intervista all’autore. Buona lettura.
- C’E’ UN MOMENTO IN PARTICOLARE CHE L’HA PORTATA ALLA STESURA DEL SUO LIBRO?
L’idea era in cantiere già da un qualche tempo e nasce dall’unione di diverse passioni, la narrativa, il cinema Orientale e l’amore per la montagna. Era tempo che volevo raccontare una storia di introspezione, il cammino di un guerriero solitario, come quelli delle pellicole di Akira Kurosawa. Volevo creare una parabola dalla forte componente morale, in grado di mescolare costantemente il terreno “la realtà”, con l’ultraterreno “il soprannaturale”. Se devo pensare ad un momento particolare che ha fortemente influenzato la stesura del racconto, la svolta è sicuramente arrivata in un contesto di riflessione e di riavvicinamento alla natura che il periodo di pandemia mi ha permesso di sviluppare e di riscoprire. Senza dubbio è stato per me, e per tutti un momento di grande avversità, ma non tutte le cose brutte vengono per nuocere, bisogna sempre cercare di trovare il lato positivo. Il lockdown ci ha costretto a fare i conti con noi stessi ma mi ha anche dato il tempo necessario a finire questo racconto.
- QUANDO NACQUE LA SUA PASSIONE PER LA SCRITTURA?
Prima di sviluppare una vera e propria passione per la scrittura ho sempre coltivato una fascinazione per le arti e in generale per qualsiasi forma di narrazione. Sono sempre stato affascinato dalle storie, dai racconti, dai film, dai dipinti e dalla musica che instancabilmente hanno ispirato e motivato la mia insaziabile necessità di creare. Fin da quando ho memoria ricordo infatti delle avventure che mi inventavo passando le giornate a far parlare i miei giocattoli. Un percorso che è dunque cominciato in tenera età e che nel corso degli anni ha preso svariate pieghe passando dalla fotografia ad il filmmaking per approdare infine alla scrittura dove ho trovato la totale libertà creativa che da sempre avevo cercato. Ciò che mi ha sempre intrigato è la possibilità di addentrarmi in mondi completamente nuovi, e di crearne altrettanti, alle volte divertenti e scanzonati altre volte epici, crudi oppure tristemente reali. Da qui la mia passione.
- COSA SI ASPETTA DALL’INCONTRO CON IL LETTORE
Questa è stata una delle dinamiche che più mi ha sorpreso. Per molti versi è ancora tutto nuovo per me, ma posso senz’altro dire che vedere il frutto della propria creatività arrivare nelle mani di altre persone è un’emozione indescrivibile, sentire quello che prova e pensa la gente del tuo racconto, nel bene o nel male, è sempre un motivo di crescita. In fondo i libri li scriviamo per noi stessi ma anche e soprattutto per gli altri.
Per ora ho ricevuto diverse opinioni positive, mi hanno detto che il testo è scorrevole e intrigante, e che invoglia ad essere letto tutto d’un fiato. Tutto questo fa molto piacere. Da un incontro con il lettore comunque mi aspetto sempre di imparare qualcosa, che siano critiche, elogi, nuove chiavi di lettura o sfumature che io stesso non avevo notato, l’importante e che ci sia sempre un dialogo. In fin dei conti la narrativa è fatta anche di questo.
- COSA HA PROVATO NEL VEDERE IL SUO LIBRO PUBBLICATO? È STATO UN SOGNO DIVENTATO REALTA’?
Vedere in primo luogo che il racconto era stato apprezzato dalla casa editrice è già stata di per sé una soddisfazione quando poi è arrivata l’ufficialità della pubblicazione e del relativo contratto è stata per me e per la mia famiglia un’immensa gioia. Se devo essere sincero qualche tempo fa non mi sarei mai immaginato questo scenario, ma sarei sciocco se dicessi che non mi ha cambiato, perché a livello personale ha fatto emergere una parte di me e delle mie capacità che io stesso non conoscevo o che forse ignoravo. Mi ha aperto una porta verso una strada che non avrei mai pensato o sognato di percorrere. Il cammino non è stato di certo privo di ostacoli e il coronamento di questo progetto è anche una bella iniezione di autostima per i lavori futuri. Mi auguro allora che questo primo libro possa essere l’inizio di un percorso più lungo ma che al momento mi sta già lasciando con diverse soddisfazioni.
- COM’E’ STATA LA SUA ESPERIENZA EDITORIALE?
Essendo Akihiro la mia prima pubblicazione è stata prima di tutto un’esperienza formativa, lungo questo iter produttivo e distributivo ho imparato e sto ancora imparando molte dinamiche sul funzionamento della macchina editoriale. Per quanto concerne la mia casa editrice il Gruppo Albatros Il Filo, il rapporto è stato ottimo. Ho avuto la fortuna di trovare sempre dei professionisti esperti e disponibili che mi hanno aiutato, mi hanno spiegato ma che prima di tutto mi hanno ascoltato. Quando si parla di lavori professionali tendo a essere pignolo e perfezionista ma il risultato finale di questo progetto mi lascia pienamente soddisfatto perché è curato in ogni sua parte. Per fare qualche esempio copertina e illustrazioni sono tutte state curate da me, sono contento siano piaciute e che la casa editrice, che ringrazio, abbia deciso di tenere. Sono state ideate ispirandosi alle antiche stampe giapponesi, gli ukiyo-e, e dal mio punto di vista aiutano molto il lettore a calarsi nella narrazione del racconto. Inoltre, i nomi in questa storia hanno tutti un significato simbolico per questo alla fine abbiamo deciso di inserire una piccola appendice dove appunto ne viene spiegato il significato. Questo solo per farvi capire quanto il lavoro sia stato curato.
A noi del Gruppo Albatros il Filo non resta che ringraziare ancora una volta Emanuele Lagazzo per averci dedicato del tempo e aver risposto alle nostre domande. A lui va un grandissimo in bocca al lupo per il suo libro Akihiro e per il futuro. Con la speranza che questo sia il primo di una lunga serie.
A te, caro lettore, auguro una buona lettura, e se ti va facci sapere cosa ne pensi lasciandoci un commento qui sotto… a noi fa sempre piacere.
A presto.
La vostra redattrice.