L’inganno della vanità – Francesco Paolo Bonasia

L’inganno della vanità”, un gioco di due parole al centro dell’opera che si impernia tra il tentativo di uno psicologo di dare aiuto ad uno scrittore, conosciuto per caso, a definire il personaggio principale del suo libro e quello dello sconosciuto Cristofori di dare indizi allo psicologo da cui partire. Indizi che prendono spunto da richiami danteschi sulla vanità. Lo stesso “personaggio”, ricercato da Cristofori, prende consistenza proprio nell’ultima scena ambientata in un teatro e alla fine di un dialogo con il suo autore chiude il sipario di una scena non costruita ma di cui si cerca la forma da tempo. Vita e finzione, realtà e teatro che non fingono ma nemmeno dicono tutto il vero, ma lasciano al lettore una propria chiave di lettura.

Francesco Paolo Bonasia è nato a Bari nel 1971, laureato in Ingegneria Civile al Politecnico di Bari e in Pianificazione Territoriale alla Università Guglielmo Marconi di Roma. Dal 1996 è Ingegnere libero professionista, attività che svolge tuttora.
Dal 2017 inizia una collaborazione con la Compagnia Teatrale di Bitonto, AttoreMatto, per cui scrive alcuni testi teatrali. Sempre nel 2017 partecipa ad un concorso “FITA Autori” con L’Inganno della Vanità dalla cui giuria cui riceve una menzione.

Oggi parliamo de L’inganno della vanità, un libro di Francesco Paolo Bonasia pubblicato con la nostra casa editrice Gruppo Albatros Il Filo.

Noi del gruppo Albatros il Filo abbiamo avuto il piacere di poter intervistare l’autore Francesco Paolo Bonasia che ci ha raccontato qualcosa in più sul suo libro L’inganno della vanità.

  • Quando nacque la sua passione per la scrittura?

È nata per caso e proprio perché per caso non avevo capito allora, figuriamoci oggi, se era passione o qualcosa di simile. Un giorno d’estate di 5 anni fa, una mia amica, che aveva una compagnia teatrale giovane, mi contattò per farmi leggere qualcosa su cui stavano lavorando. Si trattava di scrivere monologhi su cinque donne artiste, che avevano provato dolore nella loro vita e da quel dolore ne era scaturita la loro arte. Si trattava di Frida Kahlo, Eva Fahidi, Artemisia Gentileschi, Alda Merini e Ippazia. Il caso volle che ad aprile di quell’anno ero stato in Messico da mia sorella ed andai a visitare la casa di Frida, per cui la cosa mi stimolò tantissimo e iniziai a scriverci sopra qualcosa. In quell’opera non ero unico autore. Credo che prima di questo momento non mi sono mai pensato come scrittore.

  • In che momento ha avuto l’idea di scrivere questa storia?

Mi fu proposto a metà del 2016 di partecipare ad un concorso di drammaturgia indetto da FITA (federazione italiana teatro amatori) chiamato Fita Autori. Iniziai ad abbozzare qualcosa che non aveva proprio le sembianze partorite nel testo oggi pubblicato. In realtà partì da un testo non teatrale, più racconto, che dovetti adattare per un palcoscenico. Quello che scrissi ed adattai di getto fu la seconda scena. Feci innumerevoli modifiche, per non parlare di quante volte è stata riscritta la prima scena. Poi giunse il momento di chiudere questo progetto e di spedire il manoscritto. Nel 2017 ricevette una menzione dalla giuria presieduta da un maestro del teatro di Strehler, Luigi Lunari.

  • Cosa si aspetta dall’incontro con il lettore?

Quando si legge, parlo per esperienza personale, credo si ripercorra una strada già battuta da qualcun altro, in primis dall’autore e magari da chiunque altro abbia letto lo stesso libro. Leggere un testo significa non solo dedicarsi un momento di svago, uscire da una routine, distaccarsi da una realtà; può anche significare conoscere. Credo si possa conoscere il carattere di chi ha scritto quel testo, se si vuole, si riesce anche a spingersi a capire il suo modo di pensare e magari di essere, o addirittura intraleggere le aspettative e le speranze dell’autore. Il lettore che riesce a mettersi su quella strada sono convinto che si ritrova anche con tutti gli altri lettori che hanno condiviso la sua stessa esperienza. Leggere può significare anche ritrovarsi, in questo mio caso, non solo su una pagina stampata, magari in un teatro. Forse, l’unica difficoltà o sorpresa che il lettore incontrerà, sarà quella di non aspettarsi un teatro classico, ben definito nelle scene e negli spazi e soprattutto nei personaggi. Pensi che uno dei personaggi si chiama “personaggio”.

  • Com’è stata la sua esperienza editoriale?

La mia esperienza con Albatros il Filo è stata molto positiva. Premettendo di non avere avuto altre esperienze editoriali ed essendomi affidato a loro come prima volta non posso che esserne stato contento. Sono stato seguito dal primo momento e ricordo ancora la prima telefonata fattami con cui mi si esponeva il piacere di aver letto un mio testo e di volerlo pubblicare. Poi devo affermare con indiscutibile fermezza quanto sono stati professionali a partire dal contratto a finire alla pubblicazione, passando per la fase dedicata di promozione. Decisamente non mi sento di dover cercare altrove per i miei prossimi testi.

  • Pensa di scrivere altre opere in futuro?

Scrivere per me significa comunicare qualcosa. In realtà ho già altri testi scritti e ognuno di questi ha un tema che ho trattato teatralmente. Le rispondo: Certamente si. Intanto sarà pubblicato un prossimo testo, sempre teatrale, dal titolo La Donna senza Volto. Questi altri testi scritti vorrei farli visionare all’editore e spero possano essere pubblicati. In ogni caso spero di continuare a scrivere qualcosa e quindi spero di poter avere ancora qualcosa da dire con la mia penna.

A noi del gruppo Albatros il Filo non resta che ringraziare ancora una volta Francesco Paolo Bonasia per averci dedicato del tempo e aver risposto alle nostre domande, a lui va un grandissimo in bocca al lupo per il suo libro L’inganno della vanità e per il futuro, l’augurio più grande che possiamo fargli è che possa trovare altro da dire con la sua penna, affinché i suoi libri si facciano compagnia sugli scaffali di una libreria in attesa che qualche lettore sia pronto a intraprendere questo viaggio di scoperta tra le loro pagine.

A te, caro lettore, buon viaggio e buona lettura, ti raccomando, continua a scoprire, continua ad aver sete di conoscenza, c’è ancora tanto da scoprire, c’è ancora tanto da conoscere!

Ci sentiamo presto.

La vostra redattrice

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